DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
IL PDF DELLA DEPOSIZIONE DI NAPOLITANO PUBBLICATO INTEGRALMENTE DA "REPUBBLICA"
http://download.repubblica.it/pdf/2014/locali/palermo/udienza_napolitano.pdf?ref=HREA-1
1.STATO-MAFIA, NAPOLITANO: MASSIMO CONTRIBUTO PER LA VERITÀ
(LaPresse) - "Vorrei pregare la Corte e voi tutti di comprendere che da un lato sono tenuto e fermamente convinto che si debbano rispettare le prerogative del capo dello Stato così come sono sancite dalla Costituzione repubblicana. Dall'altra mi sforzo, faccio il massimo sforzo per dare nello stesso tempo il massimo di trasparenza al mio operato e il massimo contributo anche all'amministrazione della giustizia". E' quanto sottolineato dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel corso della sua deposizione al processo sulla presunta trattativa tra Stato e mafia.
GIORGIO NAPOLITANO E LORIS D'AMBROSIO
2.STRAGE VIA D'AMELIO ACCELERÒ APPROVAZIONE 41BIS
(LaPresse) - "Sono convinto che quella tragedia di Via D'Amelio rappresentò un colpo di acceleratore decisivo, perché come diceva prima il dottor Teresi si era arrivati quasi al limite dei sessanta giorni per la conversione in legge del decreto (...) e credo che nessuno allora pensò che in una situazione così drammatica si potesse lasciar decadere il decreto alla scadenza dei sessanta giorni per poi rinnovarlo. Ci fu la convinzione che si dovesse assolutamente dare questo segno all'avversario, al nemico mafioso".
Lo ha detto il presidente della Repubblica nel corso della sua deposizione di martedì, al Quirinale, al processo sulla presunta trattativa Stato-mafia rispondendo a una domanda del pm Antonino Di Matteo in merito alla conversione in legge de decreto che conteneva l'istituzione del penitenziario speciale del 41 bis.
Nel corso delle domande poste dal pm Teresi, Napolitano ha specificato: "Sono, come dire, certe volte proprio su una linea sottile, quello che non debbo dire non perchè abbia qualcosa da nascondere, ma perchè la Costituzione prevede che non lo dica, e quello che intendo dire per facilitare il più possibile un processo di chiarificazione". La precisazione è arrivata dopo una domanda del pm Vittorio Teresi sui suoi rapporti con l'ex consigliere giuridico Loris D'Ambrosio.
BOMBA ALLACCADEMIA DEI GEORGOFILI MAGGIO jpeg
3.D'AMBROSIO NON MI PARLÒ DEI SUOI TIMORI
(LaPresse) - Loris D'Ambrosio non parlò mai con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dei suoi timori di essere stato considerato uno strumento "per indicibili accordi" legati agli anni tra il 1989 e il 1993, paure che poi espresse in una lettera indirizzata al capo dello Stato. E' quanto affermato da Napolitano nel corso della sua deposizione al processo sulla presunta trattativa Stato-mafia. A una domande del pm Vittorio Teresi che ha chiesto al capo dello Stato se D'Ambrosio gli parlò mai di quei suoi "tormenti" e delle cause dei suoi timori, la risposta del presidente della Repubblica è stata netta: "Assolutamente mai".
4.D'AMBROSIO AVREBBE DENUNCIATO ELEMENTI DI REATO
(LaPresse) - "Loris D'Ambrosio era un Magistrato di tale qualità, di tale sapienza giuridica e di tale lealtà istituzionale, che se lui avesse avuto in mano degli elementi che non fossero solo ipotesi, lui sapeva benissimo quale era il suo dovere, andare all'Autorità Giudiziaria competente e fornire notizie di reato o elementi utili a fini processuali".
Così il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha risposto, secondo la trascrizione della deposizione resa il 28 ottobre scorso, a una domanda del difensore di parte civile, Airò Farulla, tornata sulla lettera che il consigliere giuridico aveva inviato allo stesso Napolitano. Il capo dello Stato, ha poi sottolineato che "evidentemente queste cose non le aveva, tanto meno le disse a me. Abbiamo discusso di come lui dovesse ritrovare serenità e fiducia restando al mio fianco come Consigliere per gli Affari di Giustizia".
LETTERA DI LORIS D AMBROSIO A NAPOLITANO
5.DIFFICILISSIMO INTERPRETARE FRASI D'AMBROSIO
LETTERA DI D'AMBROSIO A NAPOLITANO
(LaPresse) - "E' difficilissimo dare una interpretazione" delle frasi scritte da Loris D'Ambrosio nella sua lettera inviata al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, nel giugno del 2012 in cui manifestava il timore di essere stato allora considerato solo "un ingenuo e utile scriba" per "indicibili accordi" legati agli anni dal 1989 al 1993. E' quanto sottolineato dal presidente della Repubblica nel corso della sua deposizione al processo sulla presunta trattativa Stato-mafia. Napolitano, parlando della lettera inviatagli dal suo ex consigliere giuridico, ha poi aggiunto: "Ritengo che alcune di queste espressioni così drammatiche, così dure, siano lo specchio di uno stato d'animo veramente esasperato".
6.CONSAPEVOLI CHE STRAGI ERANO AUT-AUT A POLITICA
LaPresse) - "C'era molta vigilanza, molta sensibilità e molta consapevolezza della gravità di questi fatti". E' quanto sottolineato martedì 28 ottobre dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel corso della sua deposizione al processo sulla presunta trattativa tra Stato e mafia in merito agli attentati che si verificarono nel '93 a Roma, Firenze e Milano.
LETTERA DI D'AMBROSIO A NAPOLITANO
"La valutazione comune - ha aggiunto Napolitano - alle autorità istituzionali in generale e di governo in particolare fu che si trattava di nuovi sussulti di una strategia stragista dell'ala più aggressiva della mafia, si parlava allora in modo particolare dei corleonesi, e in realtà quegli attentati, che poi colpirono edifici di particolare valore religioso, artistico e così via, si susseguirono secondo una logica che apparve unica e incalzante, per mettere i pubblici poteri di fronte a degli aut-aut, perché questi aut-aut potessero avere per sbocco una richiesta di alleggerimento delle misure soprattutto di custodia in carcere dei mafiosi o potessero avere per sbocco la destabilizzazione politico-istituzionale del Paese e naturalmente era ed è materia opinabile".
7.STATO-MAFIA, NAPOLITANO: STRAGI RICATTO PER DESTABILIZZARE SISTEMA
febbraio novantadue Occhetto Napolitano Petruccioli e Rodot
(LaPresse) - Gli attentati del '93 furono "un ricatto o addirittura pressione a scopo destabilizzante di tutto il sistema" "probabilmente presumendo che ci fossero reazioni di sbandamento delle Autorità dello Stato". Sono le parole espresse dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel corso della sua deposizione di martedì, al Quirinale, al processo sulla presunta trattativa Stato-mafia.
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