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DAGOANALISI
Ha le palle. Ha carisma. E’ affidabile. Queste tre cose Matteo Renzie vorrebbe poterle dire di qualcuno del Pd, o di qualche ministro del suo governo, e invece le pensa e le dice di uno che sta “dall’altra parte”: Denis Verdini.
Ma Denis Verdini da Fivizzano, sessantatrè primavere e fisico massiccio, dall’altra parte ci sta solo formalmente, anche se non gioca sporco. Cioè, non tradisce l’ex Cavaliere. La partita vera delle riforme che si sta giocando è quella sull’Italicum, perché da che mondo è mondo ai partiti frega principalmente della legge elettorale e poco più. E i termini della partita, con relativi cifre e proiezioni, sono contenuti in una cartellina che Verdini si porta sempre dietro.
Custodisce il Patto del Nazareno, questa cartellina così preziosa? Ovvero il patto siglato il 18 gennaio scorso da Berlusconi e Renzie nella sede del Pd, che sarebbe stato materialmente scritto proprio da Verdini?
Lui con gli amici nega sempre – poco convinto, tocca dire – e preferisce parlare di semplici appunti. Ma intanto, se martedì prossimo Pittibimbo e il Banana sigleranno un nuovo accordo sull’Italicum, magari con soglie per il ballottaggio che si alzano al 40% e le preferenze che fanno un timido capolino (per i posti di terza fila), molto si dovrà al lavoro di mediazione di Verdini.
matteo-renzi-padre-cover
DENIS VERDINI SILVIO BERLUSCONI
Demonizzarlo o trattarlo come un semplice figlio di macellai vuol dire ormai non capire che il personaggio è centrale anche in questo faticoso scorcio di Terza Repubblica. Ok, è stato appena rinviato a giudizio per associazione a delinquere, bancarotta e uso illecito dei fondi per l’editoria nell’ambito dell’inchiesta sul Credito cooperativo di Campi Bisenzio, la “banchina” come la chiamava lui con affetto. Ed è vero che da ragazzo impressionò il padre per la capacità di piazzare all’estero partite di carne di seconda scelta, ma lui oggi è un politico di prima fila. Anzi, uno che non passa mai di moda.
Basta vedere come vanno le cose in Forza Italia. Anche lui ha puntato i piedi contro le ipotesi di partito leggero, ma non ha mai indispettito Berlusconi come un Fitto, non ha mai fatti ricatti, non ha mai detto stupidi “O lui o io”. E alla fine è rimasto sul pezzo, senza entrare in conflitto con il Cerchio magico Rossi-Pascale.Ghedini. Il risultato è che anche nella pallida era del Pupino Toti, Verdini c’è ed è un punto di riferimento.
Ma il fatto è che Verdini è un punto di riferimento anche per Renzie, del quale è amico di famiglia perché ne conosce bene il padre Tiziano (che distribuiva in Toscana vari giornali, tra cui quelli di Verdini). Di lui Matteuccio si fida, anche perché è lui che lo presentò al Berlusca nel lontano 2005. Con lui ragiona e si confronta, oltre a darsi del “tu” da sempre.
BERLUSCONI VERDINI ALFANO INAUGURAZIONE SEDE FORZA ITALIA FOTO LAPRESS
Da lui, caso raro anche nel suo “giglio magico”, ascolta consigli. Far finta che Verdini non ci sia, o sia un semplice passacarte, vuol dire negare la stessa esistenza del Patto del Nazareno. Un patto che, piaccia o non piaccia, ha determinato il cambio di governo e detta l’agenda di tutta la politica italiana.
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