DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…
Claudia Voltattorni per il “Corriere della Sera”
Da un lato, il reddito di cittadinanza grillino. Dall'altro la flat tax leghista. In mezzo una manovra economica da presentare al Parlamento entro il 20 ottobre e prima ancora, tra 10 giorni, la pubblicazione della nota al Documento di economia e Finanza (Def) che mette le basi per la prima legge di Bilancio giallo-verde.
Oggi a Palazzo Chigi il vertice tra il premier Giuseppe Conte, i suoi due vice Luigi Di Maio e Matteo Salvini, e il ministro dell' Economia Giovanni Tria. È l'incontro per «mettere i primi numeri nelle tabelline» per dirla con le parole di Salvini, si tratta cioè di stabilire con quante risorse finanziare ogni singola misura.
E ieri i due alleati di governo hanno messo in chiaro le rispettive priorità. Il reddito di cittadinanza è, per il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Di Maio «la prima misura della legge di Bilancio, insieme alle infrastrutture», però «non significa dare i soldi alle persone per stare sul divano», ma è «dare alle persone l'opportunità di reinserirsi nel mondo del lavoro».
E su questo, con gli alleati, dice, «non ci sono tensioni, ma un dibattito franco sul fatto che o si mantengono le promesse o è inutile che ci stiamo: il nostro obiettivo è di portare a casa un risultato coraggioso che tenga in ordine i conti e su questo siamo compatti». E già nel pomeriggio un post sul blog dei Cinque Stelle ribadiva che il «reddito di cittadinanza è il presupposto indispensabile della prossima legge di Bilancio e condizione essenziali per le nostre politiche attive del Lavoro».
Va bene per il collega vicepremier e ministro dell'Interno Salvini, «è nel contratto, io rispetto i miei impegni e si farà», ma, avverte, «l'importante è che non sia un reddito per stare a casa a guardare la televisione». Però nella manovra finanziaria bisogna trovare posto anche per la flat tax, cavallo di battaglia della Lega. Rimandata al 2020 l'aliquota unica per le persone fisiche, quella per le piccole imprese va invece fatta subito, dice Salvini: «L'obiettivo è che le piccole partite Iva che fatturano 65-70-80 mila euro già dal prossimo anno paghino il 15% di tasse e non di più».
E così sembra rispondere a distanza all'alleato grillino che promette di votare l' aliquota ridotta a patto che «non aiuti i ricchi ma la classe media e le persone più disagiate che pagano le tasse da una vita, serve per dare una nuova possibilità di rilancio a tutta una fascia di piccoli risparmiatori: questa - dice Di Maio - è la condizione che abbiamo posto alla Lega».
Sul tavolo oggi saranno da definire le risorse per finanziare anche altre misure come la riforma delle pensioni e l'abolizione della legge Fornero, la pace fiscale, il mancato aumento dell'Iva, il tutto per una cifra che oscilla tra i 25 e i 30 miliardi di euro, di cui 8 a disposizione di ciascuno alleato.
E già boccia la manovra la leader Cgil Susanna Camusso: «C'è una discussione improvvisata, fatta di slogan della campagna elettorale ricollocati nel contratto di governo e annunci che si inseguono e contraddicono, ma con provvedimenti profondamente ingiusti, dalla pace fiscale, gigantesco condono di massa, alla flat tax che abbassa le tasse a chi ha di più».
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