NAPOLITANO D’ARABIA - NON MONTI O TERZI: ALL’ULTIMO MOMENTO è STATO IL PRESIDENTE TUTTOFARE A SPINGERE IL GOVERNO ITALIANO VERSO IL Sì ALLA PALESTINA PER IL VOTO ALLE NAZIONI UNITE - MA I 3.000 NUOVI INSEDIAMENTI ISRAELIANI SCATENANO UNA “CRISETTA” DIPLOMATICA: TERZI CONVOCA L’AMBASCIATORE GILON: “CONTRARI ALLE NUOVE COLONIE” - GELO TRA LA MERKEL E NETANYAHU A BERLINO…

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

1- È STATO NAPOLITANO A DECIDERE IL VOTO PRO-PALESTINA?
DAGOREPORT - In vista del voto all'Onu sul riconoscimento dello status di "Osservatore" alla Palestina, il cambio di strategia (da astensione a voto favorevole) del governo Monti ha sorpreso molti. Quello che non tutti sanno è che Monti e Terzi non hanno avuto un peso determinante nella decisione, ma che questa è stata presa da Napolitano. Il Presidente della Repubblica, garante delle poltrone di Monti e Terzi, avrebbe forzato la mano del governo per schierare l'Italia insieme al fronte europeo del sì, capitanato dalla Francia.


2 - PROCESSATO IL GOVERNO MONTI PER IL VOLTAFACCIA SU ISRAELE...
Marco Gorra per "Libero"

La categoria delle azioni questionabili che il governo italiano compie «perché ce lo chiede l'Europa» compie un decisivo salto di qualità, uscendo dagli angusti confini della politica economica ed entrando in quelli della politica estera. Ieri infatti il ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant'Agata ha convocato alla Farnesina l'ambasciatore israeliano Naor Gilon onde farlo ricevere dal segretario generale Michele Valensise.

Costui ha successivamente significato al diplomatico israeliano «la forte preoccupazione e la contrarietà dell'Italia per le conseguenze negative sul processo di pace delle decisioni del governo israeliano in materia di insediamenti e di interruzione del pagamento degli introiti doganali all'Autorità Palestinese». La convocazione dell'ambasciatore dello Stato ebraico,come detto, è figlia dell'Unione Europea, che ha mandato un invito per i prossimi giorni a Bruxelles al rappresentante diplomatico dello Stato ebraico.

A scatenare la reazione comunitaria sono state le decisioni (segnatamente l'annuncio della costruzione di 3mila nuove case per coloni a Gerusalemme est ed in Cisgiordania) prese da Israele dopo il voto dell'Onu che ha garantito alla Palestina lo status di osservatore. Analoghe iniziative diplomatiche, infatti, sono state prese dagli altri Stati membri dell'Ue (Germania, Spagna e Gran Bretagna hanno fatto da apripista protestando coi rispettivi ambasciatori israeliani già lunedì).

Un'iniziativa, quella dell'Unione europea, che ha contribuito a rendere ancor meno distesa la situazione con Israele. Al termine dell'incontro di ieri, l'ambasciatore Gilon si è detto «deluso» dall'azione unilaterale dei palestinesi e dal «sostegno dato a questa iniziativa dalla comunità internazionale, compresi alcuni Paesi europei ». Non che siano alle viste strappi diplomatici. Gilon ha tenuto a mettere in chiaro che «i rapporti tra Israele e Italia erano e restano eccellenti» e che durante l'incontro alla Farnesina «abbiamo avuto un aperto scambio di opinioni come si fa tra amici».

Che il governo di Mario Monti, schierandosi tanto apertamente dalla parte dei palestinesi, abbia perso gran parte del credito che aveva presso la comunità ebraica italiana ed internazionale è tuttavia un dato di fatto. Per l'esecutivo, però, il fronte interno rischia di farsi più problematico di quello estero. Al centrodestra il modo in cui il governo ha deciso di prendere in maniera così netta le parti dei palestinesi non è andato giù. Se si doveva prendere una posizione che ribalta la politica estera italiana in Medio Oriente, un passaggio parlamentare sarebbe stato doveroso. E invece i tecnici hanno preferito fare da sé e mettere i partiti della maggioranza di fronte al fatto compiuto.

Il modus operandi del governo è stato criticato in Senato da Pdl, Lega e Radicali. Il ministro Terzi, sostengono, aveva preannunciato l'astensione all'Onu da parte dell'Italia, salvo spostarsi poi su una posizione favorevole senza informarne il parlamento. A prendere le parti del governo a quel punto ci prova il Pd, sostenendo la scelta dell'esecutivo essere arrivata «dopo avere discusso a lungo».

Sfortunatamente per il Pd, il senatore Carlo Giovanardi ha l'archivio a portata di mano. E l'archivio dice che «da quello che risulta dal resoconto stenografico dell'audizione del 20 novembre del ministro Terzi alle Commissioni congiunte di Camera e Senato, il governo non solo ha scavalcato il Parlamento, ma lo ha anche ingannato».

«In quella occasione», spiega l'ex ministro pidiellino, «il ministro Terzi disse che era necessario che "l'Unione Europea questa volta faccia di tutto per esprimere una posizione unitaria. Se così non fosse, inevitabilmente, si cadrebbe in una tripartizione degli schieramenti di voto, dando prova di una dichiarata impotenza e irrilevanza nel processo di pace"».

Non solo: «Sempre in quella audizione il responsabile della Farnesina aveva parlato della necessità di "un tentativo di mediazione verso una posizione di compromesso" sottolineando che c'era "una preminente tendenza di andare verso l'astensione, purché si ottenga l'unitarietà di voto da parte dell'Unione"». Conclusione: «Come si vede», accusa Giovanardi, «il voto favorevole non era stato preso in considerazione neppure come ipotesi».


3 - NETANYAHU-MERKEL, GELO A BERLINO...
Alessandro Alviani per "la Stampa"

Si svolgono in un'atmosfera turbolenta le consultazioni bilaterali tra i governi tedesco e israeliano in programma oggi a Berlino. La tradizionale armonia che impronta i colloqui tra i due Paesi sembra destinata stavolta a lasciar spazio, negli incontri a porte chiuse, a toni tesi e critiche dirette. Ieri sera Angela Merkel ha ricevuto in cancelleria il premier Benjamin Netanyahu per una cena che il suo portavoce ha definito alla vigilia «un colloquio aperto tra amici». Tradotto: Merkel non ha intenzione di tacere i malumori tedeschi per l'annuncio di Israele di voler costruire 3.000 nuovi alloggi per i coloni nei territori occupati, una mossa che Berlino vede come un ostacolo al processo di pace e che ieri ha portato l'Unione europea a convocare l'ambasciatore israeliano.

Dal canto suo Netanyahu si è fatto anticipare da un'intervista alla «Welt» in cui si è detto «deluso» da Merkel a causa dell'astensione della Germania al voto all'Onu sul conferimento dello status di Paese osservatore alla Palestina. «Apprezzo il sostegno della cancelliera Angela Merkel e del governo tedesco durante le operazioni a Gaza», ma «non sarei sincero se non dicessi che sono deluso, come molti in Israele, dal voto tedesco all'Onu», ha tuonato. «Credo che Merkel pensasse che questo voto avrebbe fatto avanzare in qualche modo la pace, ma è successo il contrario».

La vigilia delle consultazioni bilaterali sarebbe stata segnata inoltre da un diverbio telefonico tra il consigliere di politica estera di Merkel e il consigliere di Netanyahu per la sicurezza nazionale.

La cancelliera e il premier israeliano incontreranno oggi la stampa intorno alle 12. In una Berlino blindata non ci sarà a sorpresa il ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman, che ha disdetto per motivi di salute e per via di alcuni colloqui nel suo partito. Ieri il suo collega tedesco Guido Westerwelle è tornato a ricordare che «il governo tedesco è molto preoccupato per i progetti di estendere la politica degli insediamenti, che potrebbe diventare un serio ostacolo alla soluzione dei due Stati». Ancora più diretto il presidente della Commissione Esteri del Bundestag, Ruprecht Polenz, per il quale i nuovi piani israeliani renderebbero «impossibile la soluzione dei due Stati, per cui sono opportune forti critiche».

Intanto ieri, mentre Netanyahu si diceva pronto a negoziare coi palestinesi sulle colonie, il comitato di pianificazione dell'amministrazione civile israeliana ha deciso di portare avanti i piani per costruire 3.000 alloggi nell'area E1, tra Gerusalemme e l'insediamento di Maale Adumim. Da ora è possibile presentare obiezioni contro il progetto; dopo che saranno esaminate potrà iniziare la costruzione degli alloggi.

 

GIORGIO NAPOLITANO E MARIO MONTIMARIO MONTI E GIORGIO NAPOLITANOGiulio Terzi MONTI NETANYAHU NETANYAHUsusan rice durante il voto sulla palestina NAPOLITANO E ABU MAZENMERKEL ARRABBIATA jpegFRANCOIS HOLLANDEGERUSALEMME