DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ,…
Ugo Magri per "la Stampa"
Tornare alle urne è l'ossessione dei «falchi berlusconiani». Ma la voglia di rimandarci a votare lievita pure dentro il Pd. Per cui il destino della legislatura sarebbe forse segnato, se non fosse per un paio di piccoli particolari. Il primo l'ha ricordato il premier Letta nella direzione del suo partito: se cadesse il governo, si tornerebbe a votare di nuovo con il «Porcellum», con la conseguente «necessità di nuovo delle larghe intese», dunque una fatica inutile.
L'altro dettaglio, per così dire, l'ha messo in luce il ministro Quagliariello: «Non si possono sciogliere le Camere prima che il 3 dicembre la Corte Costituzionale si sia pronunciata sulla legittimità della legge elettorale». Concetto espresso su Radio2 e puntualizzato in una nota il cui succo è: se la Consulta, «come è probabile», dovesse dichiarare incostituzionale il «Porcellum», un eventuale scioglimento delle Camere rischierebbe di farci votare con una legge che verrebbe dichiarata illegittima «ancora prima che il nuovo Parlamento si sia insediato».
La Repubblica piomberebbe nel caos politico e istituzionale. Non a caso Napolitano stavolta davvero pretende che, prima di immaginare qualunque sbocco elettorale, i partiti provvedano ad aggiustare la legge vigente. Piuttosto che sciogliere le Camere in queste condizioni, il Presidente è pronto a dimettersi, e l'ha fatto presente a chi di dovere...
Non è tutto. Nel caso in cui la Corte dovesse bocciare il «Porcellum», pure l'attuale Parlamento verrebbe messo in mora in quanto deputati e senatori (compresi quelli a Cinque Stelle) sono stati tutti quanti eletti con un sistema che verrebbe dichiarato incostituzionale... L'unica maniera per scongiurare tutto ciò, secondo la visione quirinalizia (nonché dello stesso Quagliariello), è sanare la situazione il più presto possibile, comunque prima del 3 dicembre, approvando una nuova legge elettorale a prova di Consulta.
A tal proposito, la giornata di ieri registra una svolta incoraggiante: il Senato si occuperà della questione con procedura di urgenza. La decisione è stata presa all'unanimità dalla Commissione Affari costituzionali, presidente Anna Finocchiaro. à stato anche statuito l'«incardinamento» della riforma nell'Aula di Palazzo Madama, dove dunque si affaccerà dopo le ferie. Già la Camera si era affrettata a fare lo stesso, per cui Grasso e Boldrini saranno costretti a vedersi per decidere chi se ne occuperà in prima battuta, insomma le solite questioni di precedenza.
Nel merito, che riforma va maturando? Tanto nel Pd quanto nel Pdl trova consensi l'ipotesi avanzata nei giorni scorsi da Violante: un sistema proporzionale con soglia di sbarramento al 5 per cento, accompagnato da un «premio» di maggioranza che verrebbe assegnato tramite ballottaggio tra i due candidati premier più votati. Commenta fiducioso il costituzionalista Ceccanti: «à un sistema, forse l'unico, capace di salvarci dal gorgo dell'ingovernabilità ».
Seggio ElettoraleEnrico Letta GIORGIO NAPOLITANO AL TELEFONO Gaetano Quagliariello
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