FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Federico Rampini per “la Repubblica”
È l'ultimo sviluppo del Russia-gate, il più clamoroso e potenzialmente destabilizzante. Stavolta l'accusato è Donald Trump in persona. Avrebbe "trasmesso informazioni top secret al ministro degli Esteri russo e al suo ambasciatore". Non in campagna elettorale.
Qui si parla di un incontro avvenuto la settimana scorsa, alla Casa Bianca.
Quindi l'accusa investe il presidente in carica, non il candidato come molte altre storie relative alla Putin-connection. La notizia- bomba è l'apertura del sito del Washington Post. Il quotidiano della capitale cita come sue fonti "funzionari attuali e precedenti", cioè sia dell' Amministrazione Trump che del governo Obama.
Sempre secondo il Washington Post, i segreti in questione - "highly classified", cioè la categoria più elevata per livello di riservatezza - riguarderebbero lo Stato Islamico o Isis. Quelle informazioni sarebbero state fornite all' Amministrazione Usa da un partner straniero, un governo alleato, che non ha dato agli americani il permesso di divulgarle a terzi. Passando le notizie segrete ai russi, Trump avrebbe quindi "messo in pericolo una fonte d'intelligence cruciale".
L'accusa pesantissima s'inserisce nel clima già rovente a Washington dopo il licenziamento in tronco dell'ex capo dell' Fbi James Comey, inviso a Trump proprio perché guidava le indagini sul Russia-gate. Naturalmente sorge il sospetto che anche quest'accusa faccia parte della guerra intestina all' Amministrazione, dove pezzi interi dell'intelligence e ovviamente dell' Fbi sono in aperto contrasto con questo presidente.
Il lungo articolo sul sito del Washington Post descrive come, nel corso del lungo e amichevole colloquio della scorsa settimana fra Trump, il ministro russo Sergei Lavrov, e l'ambasciatore Sergey Kislyak, il presidente americano si sia "discostato dalla traccia che doveva seguire" e abbia cominciato a rivelare dettagli su una minaccia di attentati dell' Isis attraverso computer portatili sugli aerei.
La minaccia in questione è quella che ha portato gli Stati Uniti a vietare laptop e tablet in cabina su tutti i voli in provenienza da 10 aeroporti del Medio Oriente. Vantandosi con Lavrov "delle grandi notizie che ricevo dall' intelligence", Trump avrebbe rivelato dettagli top secret. Di fronte all' accusa del Washington Post, però, la Casa Bianca già corre ai ripari. Interviene in persona il generale McMaster, capo del National Security Council a spiegare che il presidente ha l' autorità per "de-secretare" qualsiasi informazione.
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