FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Adolfo Pappalardo per “il Mattino” - Estratti
Per capire come siano tesi gli animi dei dem campani (tra deluchiani, antideluchiani e diversamente deluchiani) ecco un episodio di qualche giorno fa. Eccolo. Mercoledì pomeriggio, interno giorno, terzo piano di palazzo Santa Lucia: il capogruppo Pd Mario Casillo e l'ex deputato Bruno Cesario, capo del cerimoniale, si affrontano tra urla e spintoni davanti al gabbiotto delle guardie giurate (basite) che presidiano le stanze del governatore.
Toni così alti che, ad un certo punto, viene chiamata anche un'autoambulanza che sosterà nel cortile interno di Santa Lucia. Salvo ripartire fortunosamente vuota dopo una mezz'ora. Giusto per far capire il clima di queste ore dove tutti attendono di capire quale sia il punto di caduta per chiudere un accordo tra il Pd e Vincenzo De Luca.
Con quest'ultimo che esibisce fiero, raccontano, la serenità di chi ha raggiunto il karma mentre i consiglieri sono agitatissimi. Chiudere quell'accordo, infatti, significa non buttarsi in una campagna con due candidati di centrosinistra che è una roulette russa.
E sono quindi tutti in attesa degli esiti di una serie di incontri. A Napoli c'è il commissario Misiani e il capogruppo Casillo che hanno visto in diversi bilaterali i vertici dei partiti bonsai della maggioranza deluchiana. I due, a loro volta, ne riportano gli esiti a Igor Taruffi, responsabile organizzativo del Pd nazionale.
A Roma, ancora, è aperto sine die un tavolo in cui ogni settimana si vedono i parlamentari campani fedeli alla Schlein: tutti antideluchiani. Tutti a cercare di capire il punto di caduta e capire come far partire davvero le trattative con De Luca. Che poi prevedono, al netto delle decisioni della Consulta sul terzo mandato, una ritirata onorevole di De Luca. E quindi: riconoscere urbi et orbi il lavoro svolto in dieci anni e prevedere almeno un assessorato di peso per un suo fedelissimo.
Magari il suo attuale vice Fulvio Bonavitacola, uomo di esperienza e cresciuto nel Pci. Non c'entra poi, il suo ritorno, a Salerno come sindaco: De Luca può farlo come e quando vuole senza chiedere il permesso a nessuno, Pd compreso, quanto piuttosto avere garanzie per il figlio Piero, deputato ora alla sua seconda legislatura.
E se corre contro i dem, il primogenito, non avrà più vita facile nel partito. Anzi. Ma il nome del candidato governatore che possa portare a buon fine le trattative? Da settimane non passa inosservato il super attivismo del capogruppo Mario Casillo, uomo da 40mila preferenze, che gioca su più tavoli.
Quello della maggioranza regionale in cui veste i panni del fedele deluchiano (senza proferire verbo all'ultimo vertice) e quello che intavola trattative con i partiti minori in cui, con Misiani, si cerca di capire se un nome grillino possa essere gradito. Comunque tutti «no» sinora. Tanto che oggi in molti si chiedono: «Ma Casillo con chi sta?».
Lui ha sempre ribadito di non volersi ricandidare perché interessato alle prossime politiche ma passano i giorni e nel Pd molti pensano che possa essere il nome su cui chiudere l'accordo («Casillo ipotesi vincente», dice tra l'altro ieri il sindaco renziano di Ercolano Buonajuto).
È gradito, infatti, a De Luca, ed ha ripreso i rapporti con il Pd dopo lo strappo con la Schlein sulla legge del terzo mandato. Ed ha ottimi rapporti con il sindaco Gaetano Manfredi che in queste delicatissime trattative rimane uno dei registi anche se nell'ombra. A chiedergli di lavorarci è stata proprio la Schlein venuta a Napoli, un paio di giorni, durante le vacanze di Natale in forma privata
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