1. MES: GENTILONI, FIDUCIOSO SU RATIFICA ANCHE DA ITALIA
giorgia meloni paolo gentiloni
(ANSA) - Il commissario Ue all'Economia Paolo Gentiloni si è detto "fiducioso" che tutti i Paesi aderenti al Meccanismo europeo di stabilità (Mes) ratificheranno la revisione del suo regolamento. E' utile "la ratifica da parte anche dell'Italia di un statuto rivisto che serve all'insieme dei Paesi a prescindere dal chi lo utilizzerà e chi invece deciderà di non utilizzarlo". "E' utile per l'esistenza in vita di questo strumento" poi si "può decidere se utilizzare o non utilizzare alcune facilities che il Mes mette a disposizione". "La decisione" sulla ratifica "spetta al governo italiano e vedremo in che termini in che tempi verrà presa".
meccanismo europeo di stabilita'
"L'Italia è stata tra i Paesi che circa due anni fa hanno deciso questo emendamento allo statuto del Mes e questo emendamento è utile - ha sottolineato Gentiloni -. Una volta che tutti i Paesi lo avranno ratificato, e sono fiducioso che tutti i Paesi lo faranno, darà strumenti ulteriori al Mes per affrontare eventuali crisi". "La ratifica di un emendamento allo statuto di uno strumento comune, che il Governo italiano ha condiviso già più di due anni fa, è utile in sé".
PASCHAL DONOHOE - GIANCARLO GIORGETTI - PAOLO GENTILONI
2. L'ITALIA HA SOLO DUE MESI PER CAMBIARE IL PNRR E SUL PIATTO METTE IL MES
Estratto dell’articolo di Claudio Tito per “la Repubblica”
Due mesi per cambiare il Pnrr. Entro marzo la partita dovrà essere chiusa. Ma non sarà l'unica. Perché, almeno per quanto riguarda l'Italia, c'è un altro "game" da giocare. Che a questo punto corre parallelo al Piano di Riforme e resilienza: la ratifica del Mes. Anzi, sta diventando una vera e propria moneta di scambio. Il "sì" al Meccanismo di Stabilita contro il "sì" alle modifiche del Pnrr.
URSULA VON DER LEYEN GIORGIA MELONI
Anche se ufficiosamente i giochi sono già iniziati, ufficialmente bisognerà aspettare i primi giorni di febbraio. Quando cioè il RepowerEu, il fondo dedicato agli aiuti sull'energia, verrà definitivamente approvato dal Parlamento europeo e dal Consiglio. A quel punto il "countdown" scatterà. Perché tutti i 27 dovranno comunicare se e come utilizzare i soldi del Repower (finanziato con i soldi non utilizzati del Recovery fund). Al nostro Paese potrebbero essere destinati circa 9 miliardi di euro. E tutto dovrà essere reso compatibile con i Pnnr. Le correzioni saranno dunque inevitabili. Per tutti.
giorgia meloni con paolo gentiloni
È questo il "grimaldello" che l'Italia - ma anche altri partner europei - utilizzeranno per presentare le nuove proposte. […] L'Italia ha già avviato i contatti con la Commissione Ue per verificare se e come "limare" il Piano presentato da Mario Draghi. Anche nell'ultimo incontro a Roma tra Ursula Von Der Leyen e Giorgia Meloni, la presidente della Commissione ha sottolineato che saranno accettate solo alcune limitate modifiche. Perché riformulare tutti i progetti significherebbe compromettere le riforme e gli obiettivi sin qui raggiunti. Un avvertimento che non è stato gradito a Palazzo Chigi, ma che alla fine è stato comunque accolto.
[…] Insomma si tratta di un negoziato in salita. Di cui il gabinetto di Roma non conosce l'esito. Ed è per questo che tatticamente la squadra meloniana sta di fatto inserendo sul tavolo della trattativa la ratifica del Mes. […] Ma si tratterà di due vicende che correranno inevitabilmente sue due binari paralleli. Pronti a congiungersi. E ognuno condizionerà l'altro.
3. L'ORA DEL MES
Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo per “La Stampa”
meccanismo europeo di stabilita' 3
Non ci saranno correzioni e l'Europa non modificherà più nulla, lo sa benissimo Giorgia Meloni. La riforma del Mes passerà così com' è, tanto che il governo sta già lavorando per confezionare il testo con il quale avverrà la ratifica in Parlamento.
Il formato scelto dovrebbe essere il disegno di legge governativo, che impegnerà l'esecutivo e Palazzo Chigi, e che stanno ideando tra il ministero dell'Economia e quello degli Esteri.
GIORGIA MELONI URSULA VON DER LEYEN
Essendo il Meccanismo europeo di stabilità - noto anche come fondo salva-Stati- uno strumento europeo di finanza comune regolato da un trattato internazionale, la ratifica, formalmente, fa capo a chi guida la Farnesina, e cioè ad Antonio Tajani. Una volta pronto, il testo sarà depositato alla commissione Affari esteri. A quel punto partirà il rodeo parlamentare. In tutto, si prevede un mese o poco più, anche per far decongestionare le Camere imbottite di decreti da riconvertire.
La principale preoccupazione di Meloni sarà affrontare quel passaggio senza troppi traumi. Sulla carta, la maggioranza è composta da due partiti, Lega e Fratelli d'Italia che considerano il Mes poco meno che un parto del demonio.
matteo salvini claudio borghi
La premier però è consapevole che la strada è segnata. In tre mesi ha già capito le grandi differenze che passano tra sedere ai banchi dell'opposizione e governare l'Italia, rispettare gli accordi europei, non alienarsi il sostegno dei partner (Francia a parte). Meloni non parla più di amore per la coerenza, sopra tutto e tutti, ma di compromessi, di sacrifici, di «ciò che è giusto per l'Italia».
Ma ha bisogno ancora di un po' di tempo per far passare, di fronte all'opinione pubblica, l'ultima retromarcia come una scelta obbligata. E vuole che il testo che darà il via libera alla riforma del fondo salva-Stati sia accompagnata dalla garanzia che l'Italia, «finché sarà governata da noi», non chiederà mai l'utilizzo del Mes.
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[…] Lo strumento non sarà riadattato da Bruxelles: Meloni lo ha chiesto più che altro per placare le reazioni degli irriducibili. Come Claudio Borghi, economista della Lega: «Prenderò la parola e spiegherò perché la riforma è pericolosa» ha twittato e ritwittato il deputato, certo che il segretario del Carroccio Matteo Salvini sia sulla stessa linea.
[…] A Roma intanto si stanno già ingegnando per trovare il modo di minimizzare il più possibile lo psicodramma di dover rimangiarsi anni di battaglie e di polemiche. Il testo sarà accompagnato da una risoluzione di maggioranza che chiarirà come non ci sarà alcun automatismo, e che non si farà ricorso allo strumento, nemmeno per la linea di credito (36 miliardi per l'Italia) dedicata alle spese sanitarie.
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Una soluzione che non convince i contrari: perché è poco più che una postilla, nulla di vincolante da un punto di vista giuridico. Per il resto, si dirà che sono cambiate le condizioni economiche, e che dopotutto anche il Recovery fund prevedeva precise condizionalità. Ai sovranisti italiani, l'Europa non apparirà più così cattiva.
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