1 - ALL'APPELLO MANCANO 500 MILA POS DAL 2021 SANZIONI A CHI NON LI HA
Luigi Grassia per “la Stampa”
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I numeri sulla diffusione dei Pos in Italia non tornano. O almeno così sembra. In teoria i dispositivi di pagamento dovrebbero già ricoprire tutta la platea di commercianti, artigiani e liberi professionisti, e invece si nota una discrepanza fra il conteggio effettivo e i potenziali fruitori. Attenzione: non è detto che il divario segnali necessariamente che qualcosa non va, e infatti le associazioni di categoria affermano che parecchie esenzioni sono giustificate, e che le cifre possono ingannare. Comunque è il caso di ragionarci sopra.
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In via preliminare va osservato che saranno sanzionati i lavoratori autonomi che non offrono ai clienti la possibilità di pagare col Pos (un po' più di 30 euro per ogni violazione) ma queste multe scatteranno solo nel 2021. In contemporanea verrà realizzata l' operazione di «cashback», cioè la restituzione di una parte dei soldi spesi, per premiare i consumatori che avranno usato i pagamenti elettronici invece del contante. Insomma il 2020 sarà un anno di transizione. A essere cinici, il governo giallorosso entro il 2021 farà in tempo a cadere, e tutto il discorso potrebbe essere azzerato. Ma guardiamo come stanno le cose ora.
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La fotografia più aggiornata dei Pos è del 22 maggio scorso, l' ha scattata la Banca d' Italia ed è il rapporto «Sistema dei pagamenti». Vi si legge che i Pos attivi nel 2018 erano 3 milioni e 100 mila collegati ai circuiti bancari, più 80 mila collegati alle Poste.
Bisognerebbe anche sommare i circuiti indipendenti, ad esempio SumUp, che comunque non cambiano di molto (per adesso) il totale. I 3,2 milioni di Pos complessivi censiti da Bankitalia sono una bella cifra, però non altissima considerando il numero dei lavoratori autonomi. E qui nasce un possibile problema.
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Esenzioni giustificate
Nello stesso anno 2018, secondo l' Osservatorio sui lavoratori autonomi, risultavano iscritti all' Inps 1.657.591 artigiani e 2.199.462 commercianti, cioè nel complesso, arrotondando, 3 milioni e 800 mila. Invece i Pos non arrivano a 3 milioni e 200 mila. La discrepanza aumenta se al totale dei lavoratori autonomi si aggiungono i liberi professionisti, come medici, avvocati eccetera; il numero di costoro non è altissimo (è nell' ordine delle migliaia e non dei milioni), ma siccome nel calderone dei liberi professionisti rientra anche il cosiddetto popolo delle partite Iva, compresi molti lavoratori dipendenti mascherati da autonomi, si sale alla bella cifra di un milione e 100 mila persone, e le proporzioni fra Pos effettivi e potenziali si alterano: a fronte di 3,2 milioni di Pos attivi in Italia abbiamo 4,9 milioni di autonomi che dovrebbero metterli a disposizione. Quindi, a prima vista mancherebbero all' appello addirittura 1,7 milioni di dispositivi elettronici di pagamento.
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Invece le associazioni di categoria dicono che la corsa a installare nuovi Pos non ci sarà, perché i loro iscritti (grosso modo) si sono già adeguati. In particolare, la Cgia di Mestre rileva che a ogni posizione presso l' Inps non corrisponde affatto un lavoratore che deve dotarsi di Pos; l' obbligo è commisurato al numero di aziende o siti di lavoro, e non al numero dei lavoratori autonomi che vi operano. L' obiezione è corretta, ma potrebbe anche essere ribaltata: ci saranno parecchie aziende in cui un solo lavoratore autonomo, il titolare, dovrà dotare di tanti Pos i suoi numerosi dipendenti, per esempio gli elettricisti o i tecnici delle caldaie che vanno in giro ognuno per conto suo.
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Comunque tenendo conto dell' obiezione della Cgia gli artigiani scenderebbero a 1,3 milioni e i commercianti allo stesso numero; facendo la somma coi liberi professionisti si arriva a 3,7 milioni. La differenza con i 3,2 milioni di Pos si riduce così a 500 mila, da cui però, sempre secondo la Cgia di Mestre, andrebbero tolti gli artigiani che non hanno rapporti coi clienti finali o non devono essere pagati «brevi manu», come gli autotrasportatori e chi opera nell' edilizia; alla luce di queste considerazioni il divario fra Pos attivi e potenziali potrebbe quasi annullarsi.
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2 - DA FALCE E MARTELLO A BANCOMAT E POS
Marco Gervasoni per “il Giornale”
Non sappiamo se sia uno scherzo (Halloween si avvicina). Ma certo, a proposito di Halloween, ci pare mostruosa la proposta del governo di multare gli esercenti restii a dotarsi di bancomat o carta di credito. Premetto che in genere circolo con poco contante e che mi irrita quando accade di non potere utilizzare carte in un negozio. Ma è anche vero, come sanno i lettori, che si tratta ormai di casi sporadici. E poi, dopo avere sentito le lamentele dei negozianti per gli esosi canoni applicati dai circuiti bancari alle transizioni, sono diventato più tollerante. Anche perché negli ultimi tempi mi è capitato più spesso all' estero che in Italia di non potere pagare con carta.
MARCO GERVASONI
E allora, perché da parte del governo prendersela con una quantità marginale di commercianti? La motivazione ufficiale è quella, ancora una volta, di colpire l' evasione. Ma qui si colpisce solo il buon senso. In realtà prendere di mira una ridotta porzione di commercio serve al governo (colpirne uno, educarne cento) per mostrare la propria concezione del fisco. Una concezione etica, o per meglio dire, da Stato etico, che considera l' evasione non solo un reato ma un colpa infamante, roba da utilizzare la gogna, ma che dico la gogna, la garrota.
VIRGINIA RAGGI PRESENTA TAP&GO - I PAGAMENTI CONTACTLESS SULLA METRO
Sembra infatti che per il governo tassare non sia concepito come uno scambio tra imposte e servizi ma come un gesto educativo, un atto pedagogico, un modo per migliorare il carattere ricurvo degli italiani. Da qui anche l' insistenza sul carcere agli evasori, che non ha alcun effetto reale sulla prevenzione dei reati.
Con la multa ai negozianti fissati sul contante si arriva però al sublime della multa etica. In genere una multa è una sanzione per un atto che può danneggiare il prossimo (ad esempio l' eccesso di velocità). Ora quali danni può commettere un negoziante privo di bancomat? Al limite saranno i clienti a punirlo, servendosi da altri. E invece no, qui da noi non dev' essere il mercato a regolare ma lo Stato a imporre.
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E poi quale concezione della libertà, e non solo di quella economica, tradisce una decisione come questa? Non sarà libero un commerciante di farsi pagare come vuole, una volta rispettate le norme fiscali? Per il governo evidentemente ogni commerciante è potenzialmente un evasore. E se finirà sul lastrico anche per colpa di misure come queste, poco male, c' è sempre il reddito di cittadinanza: elargito, ovvio, dallo Stato etico.