DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
Riceviamo e pubblichiamo:
Caro Dago, vorrei raccontarti di un’esperienza che mi è capitata ieri pomeriggio, spia dello stato di degrado che ha raggiunto il trasporto pubblico locale tra Marche e Roma.
Un viaggio in pullman di tre ore, cosa sarà mai? Invece, se affidato a un monopolio che non funziona, che non si cura dei clienti (per assenza di concorrenza), si trasforma in un teatro grottesco di aggressività, maleducazione, mancanza totale di sicurezza.
Domenica sera, la guida di un pullman della compagnia Flixbus che, partito da Civitanova, nelle Marche, doveva arrivare a Roma, è stata affidata a un solo autista (tutto regolare?), a dir poco incompetente. Il conducente ha iniziato a dare di matto, intimando ai passeggeri, con aggressività, di riporre le cose (borse, zaini, giacconi) come indicava lui.
Alla fermata di Grottammare, ha iniziato a urlare contro una passeggera, che gli spiegava che non poteva riporre il computer nel portaoggetti superiore, perché da lì, gli oggetti spesso cadono (a volte a terra, a volte sulla testa degli altri passeggeri).
La risposta dell’autista è stata, urlando, che la regola è mettere tutto nel portaoggetti e se il computer si rompe non è sua responsabilità. Per lui la passeggera non era né signora, né signorina, né aveva intenzione di darle del lei, era “quella”.
Con lo stesso atteggiamento si è rivolto ad altri, fino a quando non ha iniziato a parlare al telefono, alla guida, senza cuffie, reggendo il cellulare con una mano e con l’altra il volante, fino a quando non gli è stato fatto notare che non si telefona alla guida, figuriamoci se si guida un pullman con la responsabilità della sicurezza dei passeggeri.
L’autista ha iniziato a urlare che lui poteva fare come voleva, che era l’autista, che era addirittura al telefono con la “ditta”, quindi Flixbus, ed evidentemente nessuno dalla “ditta” gli ha detto che guidare con il telefono in mano è un'infrazione del codice della strada.
Bene così. Non contento, ha ricominciato a urlare, dicendo ai passeggeri che gli avevano chiesto di interrompere la telefonata di “non rompere i coglioni" e chiamando, con gran garbo, una passeggera “pezzo di merda”.
Alla fermata di San Benedetto del Tronto, il gentile autista è sceso, lasciando le chiavi sul cruscotto, alla mercé di chiunque, dicendo che il viaggio non sarebbe proseguito e pretendendo che la signora chiamata “pezzo di merda” scendesse, perché rappresentava una minaccia.
Lei, non lui, che guidava al telefono aggredendo quasi tutti i presenti. Flixbus non ha fatto nulla per risolvere la situazione, è dovuta intervenire la polizia, che ha convinto l’autista a ripartire. Ovviamente con poco senso di sicurezza da parte dei passeggeri e con quasi un’ora di ritardo. Flixbus non pervenuto, nessun call center da chiamare, e neppure la “ditta” che era al telefono con l’autista (così sosteneva) ha fatto qualcosa.
Chissà che versione avrà raccontato l’autista alla “ditta” per salvare il posto di lavoro, ma ora oltre al rimborso, i passeggeri meriterebbero anche delle scuse da una compagnia che evidentemente non fa alcuna selezione sui propri autisti, come se la sicurezza di un centinaio di persone a bordo di un pullman non fosse importante. Ma non ci sono alternative: Flixbus ha ormai il monopolio del trasporto nelle zone del centro Italia non collegate via ferrovia e stabilisce prezzi folli. Per dire, il viaggio di tre ore con ritardo di un’ora e autista pericoloso può costare 50 euro
Una viaggatrice indignata
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