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Claudia Morgoglione per “Robinson - la Repubblica”
scorsese presenta Powell e Pressburger
Innamorato cronico della settima arte, Martin Scorsese si sofferma spesso sul perché Vertigo di Alfred Hitchcock (uscito da noi come La donna che visse due volte) è un film adorato da tutti i registi, lui compreso: «È il più voyeuristico», spiega, «un concentrato di puro cinema». E dunque chi ha fatto della macchina da presa la propria ragione di vita non può non ammirarne le atmosfere e i colori saturi, le trovate visive, l’estetica al servizio delle forti emozioni.
Caratteristiche che ritroviamo, al massimo grado, anche nell’intera opera di altri due grandi cineasti novecenteschi: Powell e Pressburger. Componenti di un inossidabile duo regista- sceneggiatore che realizzò capolavori come il bellico Duello a Berlino (1943), l’onirico Scala al paradiso (1946), l’inquietante Narciso nero (1947), il classicissimo Scarpette rosse (1948), l’antinazista e meno noto Gli invasori (1941).
E così non sorprende che proprio Scorsese sia anima, protagonista e produttore esecutivo di un docufilm a loro dedicato, Made in England, diretto da David Hinton e passato al festival di Berlino. Ora esce nelle sale americane, mentre nel nostro Paese è visibile in streaming sulla piattaforma Mubi, con i sottotitoli in italiano.
Campioni del cinema inglese anni Quaranta, Michael Powell ed Emeric Pressburger (di origine ungherese) sono da sempre un’ossessione per il regista di Taxi Driver, così come dei suoi vecchi amici Brian De Palma e Francis Ford Coppola. Con Powell, poi, Scorsese ebbe anche, in gioventù, un rapporto personale, da allievo a mentore. Ma cosa, dei film girati dalla coppia, fa impazzire tanto il Martin cinéphile, e noi con lui?
Vedendo il documentario, ricco di sequenze dalle opere ma anche di rari materiali d’archivio, lui stesso dà la risposta: quelle pellicole erano «grandiose, poetiche, sagge, avventurose, ostinate, estasiate dalla bellezza, profondamente romantiche e del tutto prive di compromessi».
Esempio trionfante: Scarpette rosse, adorato per «il mistero e l’isteria» che lo pervade. E per le invenzioni: come quella in cui un foglio di giornale che svolazza sul palcoscenico si trasforma in un ballerino, pronto a duettare con l’attrice in carne e ossa.
Morale della favola: «Loro mi hanno insegnato tutto ciò che so sul colore, la luce, il movimento e il senso della musica» applicati al cinema. E a chi guarda, alla fine delle due ore, non resta che mettersi a caccia dei film targati P&P. O di rivederli, se si ha la fortuna di averli già in casa.
Powell e Pressburger The-Red-ShoesPowell e PressburgerPowell e PressburgerPowell e PressburgerPowell e Pressburger Powell e PressburgerPowell e PressburgerPowell e Pressburger
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