Da gazzetta.it
harry maguire
Solo ieri hanno finito di spendere oltre un miliardo e 400 milioni di sterline per acquistare nuovi giocatori, ai quali corrispondono stipendi faraonici. Ma agli addetti a servizi come sicurezza, pulizia e ristorazione pagano salari a malapena sufficienti per sopravvivere. È questa l’accusa rivolta ai club di Premier League da Citizens Uk, ente benefico britannico. “Le società di calcio”, sostiene l’organizzazione, “hanno perso il contatto con le vite e le battaglie dei lavoratori”, e vedere gli impiegati “ridotti sul lastrico" è "ingiusto, viste le cifre che le squadre stanno sprecando per i calciatori”.
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Durante l’ultima sessione di mercato, che in Inghilterra si è conclusa ieri, i club hanno fatto acquisti per 1,41 miliardi di sterline (1,53 miliardi di euro, al cambio): appena al di sotto del record di 1,43, risalente al 2017. Citizens Uk è un’associazione di community organising molto popolare in patria (nel 2010, a tre giorni dalle elezioni per il Parlamento, ospitò addirittura un dibattito fra i leader dei principali partiti politici). Ecco perché l’attacco fa notizia nel Regno Unito. Nel 2001, l’ente lanciò la Living Wage Foundation, organizzazione che punta a convincere i datori di lavoro a riconoscere ai dipendenti un salario minimo di sussistenza basato sul reale costo della vita: 9 sterline l’ora, 10,55 a Londra. Cifre più alte del minimo previsto dalla legge britannica (8,21). Citizens Uk sottolinea come solo 4 club di Premier League (Everton, Liverpool, West Ham e Chelsea) abbiano finora aderito all’iniziativa.
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LA TESTIMONIANZA
L’accusa è sostenuta anche da una testimonianza raccolta dalla Bbc. “Fatico a mettere il cibo in tavola per la mia famiglia”, ha raccontato un addetto alle pulizie di Old Trafford, lo stadio del Manchester United. “Considerando la quantità di denaro che circola nel calcio, sarebbe bello vedere che i club pagano a tutto il personale uno stipendio equo e dignitoso”.
PREMIER DA RECORD
Marco Iaria per gazzetta.it
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E’ il campionato più glamour, più ricco, più seguito del pianeta. E da anni ormai fa da traino alla movimentazione dei calciatori, ponendo l’asticella delle spese sempre più in alto. Stasera riparte la Premier League, che ieri ha chiuso un’altra sessione di mercato con numeri da capogiro. Deloitte ha quantificato 1,41 miliardi di sterline di acquisti complessivi, che al cambio attuale fanno 1,53 miliardi di euro. Livelli di poco inferiori all’estate 2017, che segnò il record di 1,43 miliardi di sterline (al cambio dell’epoca 1,6 miliardi di euro, prima della svalutazione della moneta britannica).
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Questo è stato il mercato di Harry Maguire, il difensore più costoso del mondo, pagato dal Manchester United 87 milioni di euro, ma anche di Nicolas Pépé, per il quale l’Arsenal ha sborsato 78 milioni. Se a inizio agosto Premier e Liga, grazie soprattutto al ricco shopping del Real, erano appaiate a circa 1,2 miliardi di spese ciascuna e lasciavano prefigurare un testa a testa in nome della più ampia rivalità economica tra le due leghe, negli ultimi giorni di contrattazione i club d’Oltremanica si sono scatenati arrivando a spendere oltre 180 milioni soltanto ieri.
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Occhio, però, perché gli altri grandi campionati tengono aperta la finestra degli acquisti fino al 2 settembre. La Liga può ancora dire la sua, mentre la Serie A con il botto Lukaku ha appena toccato quota 1 miliardo di spese. In ogni caso, il benessere della Premier è generalizzato: basti pensare ai 140 milioni spesi dal neopromosso Aston Villa, sulla scia di quanto fece il Fulham la scorsa stagione. “Il fatturato complessivo della Premier League supera i 5 miliardi di sterline (oltre 5,4 miliardi di euro, ndr), quindi la spesa di questa sessione rappresenta circa il 20% delle entrate, percentuale che rappresenta una costante negli ultimi 15 anni”, spiega Dan Jones di Deloitte.
A fare da contraltare la storia del Norwich, altra neopromossa, che a differenza di Aston Villa e Sheffield United non si è fatto solleticare dai ricchi proventi televisivi (un club di massima divisione percepisce come minimo 100 milioni di euro). Bene, il Norwich ha speso soltanto 1 milione di sterline in acquisti più una serie di prestiti onerosi. “Noi non compriamo le stelle, ce le costruiamo in casa”, ha rivendicato con orgoglio il direttore sportivo Stuart Webber.
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