Claudio Tito per “la Repubblica”
GIORGIA MELONI
Il sovranismo nazionale contro la sovranità europea. Se si scosta un po' la tenda della propaganda diffusa in diversi Paesi e della burocrazia opaca di Bruxelles, si scorge una battaglia che va oltre lo scontro tra destra e sinistra, tra moderati e radicali. È qualcosa che attiene all'esercizio vero e proprio del potere. Nelle ventisette singole capitali e nelle Istituzioni dell'Ue. E segna la differenza tra europeisti convinti e sovranisti indomiti.
roberta metsola nuovo presidente del parlamento europeo 11
La "guerra" politica si gioca su tre parole: «Convenzione» e «Voto all'unanimità». Perché, appunto, la partita più decisiva si sta giocando in questi giorni sul terreno della proposta avanzata a luglio scorso dal Parlamento europeo. Ossia quella di convocare una nuova Convenzione per riformare i Trattati fondamentali dell'Unione. E in particolare il voto all'unanimità. Il più grande intralcio all'efficienza del Sistema Europa.
viktor orban ai funerali di gorbaciov
Come si è visto anche negli ultimi mesi in relazione alla capacità di risposta immediata all'attacco russo contro l'Ucraina. Il tentativo è allora quello di arrivare ad un voto che approvi la proposta degli eurodeputati entro quest' anno. Uno sforzo che però sta silenziosamente accendendo il conflitto. Perché ridimensionare il potere di veto dei singoli Stati membri significa cedere un pezzo di sovranità all'Unione. Sarebbe una sconfitta per i nazionalisti. Che infatti stanno sistematicamente contrapponendo il sovranismo alla sovranità europea. Lo si è visto anche martedì scorso.
ORBAN 1
Nel corso del Consiglio Affari Generali che si è svolto a Bruxelles. Sul tavolo dei ministri spiccava anche il dossier su unanimità e maggioranza qualificata. E, guarda caso, il primo partner a schierarsi contro con una netta intransigenza è stata l'Ungheria di Orbàn. Eppure, la presidenza di turno della Repubblica ceca, una mossa intende farla. Magari circoscrivendo il voto a maggioranza qualificata solo in alcuni settore-chiave: la Difesa, la politica estera, l'energia.
ursula von der leyen volodymyr zelensky 4
La sua idea è di inserire la questione nell'ordine del giorno dei prossimi tre Consigli europei dei leader: a Praga il 6 ottobre e poi nei due summit formali di fine ottobre e dicembre. «Abbiamo intenzione di avere una discussione politica sulla proposta in ottobre - ha insistito il ministro ceco Bek - e in seguito vorremmo avere una votazione formale». L'accelerazione è stata impressa già la scorsa settimana dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che aveva annunciato un passaggio di questo tipo nel suo discorso sullo Stato dell'Unione.
Ma soprattutto è la contingenza a spingere in questa direzione. In primo luogo il prossimo semestre di presidenza spetterà alla Svezia, Paese nel quale sta nascendo un governo conservatore con l'appoggio del partito sovranista di estrema destra.
MARIO DRAGHI URSULA VON DER LEYEN
Difficile pensare che Stoccolma agevolerà il percorso. In secondo luogo le prossime elezioni. Fino a quando sarà Mario Draghi a guidare l'esecutivo italiano, il voto favorevole del nostro Paese è assicurato. Ma se alle elezioni di domenica prossima dovesse prevalere il centrodestra? Da novembre la posizione di Roma non sarà più scontata. Senza contare che poi toccherà alla Spagna tornare alle urne.
È vero che il Consiglio europeo deve approvare a maggioranza semplice la convocazione della Convenzione. Ma senza una intesa ampia, diventerebbe poi estremamente complicato procedere. Anche perché l'eventuale nuovo Trattato dovrebbe comunque essere ratificato dai Parlamenti nazionali.
mario draghi charles michel ursula von der leyen
Il sentiero, quindi, è stretto. E costellato dalle trappole che sono disseminate dalla galassia sovranista dentro l'Ue. E in qualche modo si interseca con la riforma del vetusto Patto di Stabilità su cui la Commissione si accinge a formulare una proposta (a fine ottobre). Il pericolo che si staglia all'orizzonte è che si possano saldare i contrari alla cessione di sovranità con quelli che non vogliono alleggerire i parametri su debito e Pil.
mario draghi beve un caffe al senato
Una tenaglia che, nonostante l'eventuale governo di centrodestra, stritolerebbe il nostro Paese. E che rischia di paralizzare l'Unione per un bel po' di tempo
luigi di maio mario draghi