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Michele Bocci per “la Repubblica”
Progettata a Pisa, è fissa e durerà per sempre. Impiantata su una donna in Svezia, è integrata in modo permanente nell' organismo e soprattutto dotata di tatto. Poche settimane fa in Svezia è stata impiantata, anche grazie alla tecnologia italiana, una mano bionica.
L'intervento, su una donna di 45 anni, apre le porte a un cambiamento epocale: il passaggio dalla sperimentazione alla pratica clinica di una tecnica in grado di cambiare la vita di chi ha subito un' amputazione. Non è uno strumento utile soltanto durante le prove di laboratorio, dunque, ma da utilizzare tutti i giorni.
«L' operazione che è stata fatta in Svezia è complesso ma adesso diventa replicabile » , spiega Christian Cipriani dell' Istituto di robotica della Scuola superiore Sant' Anna di Pisa. È lui il responsabile scientifico del progetto Detop ( che sta per " dexterous transradial osseointegrated prosthesis with neural control and sensory feedback"), finanziato dalla Commissione Europea.
È la prima volta al mondo che un impianto bionico di quel tipo viene messo in modo permanente. « Faremo un nuovo intervento simile a Roma, con una collaborazione tra il Campus Biomedico e il Rizzoli di Bologna e anche uno in Svezia » , spiega Cipriani, che ha già avviato anche una collaborazione con il centro protesi dell' Inail a Budrio ( Bologna).
L' intenzione è quella di portare la nuova tecnologia a chi ha bisogno a costi che non siano proibitivi per il sistema sanitario, comunque paragonabili a quelli di altri grandi interventi chirurgici. Cipriani azzarda anche una previsione economica, parlando di circa 40mila euro a paziente.
L' operazione sulla donna svedese si è svolta nel dicembre scorso. « Abbiamo aspettato un po' di tempo a renderla nota perché volevamo essere certi che fosse andata bene - spiega l' ingegnere del Sant' Anna - Ora possiamo dire che è riuscita. La paziente sta facendo la riabilitazione».
L' impianto è transradiale, cioè parte da da sotto il gomito. « Il centro svedese ha inventato una tecnica per innestare la protesi di titanio nelle due ossa dell' avambraccio, radio e ulna, sfruttando la tecnica dell' osteointegrazione combinata alle interfacce muscolari.
Noi abbiamo preparato la mano robotica. Ha dei sensori, soprattutto nella zona dei polpastrelli, che sono connessi ai nervi del braccio e mimano i recettori della mano. Per questo la donna ha recuperato in parte anche il tatto » . L' idea, visto che l' arto è permanente, è quella di fare nel tempo degli "upgrade" teconologici, nel caso la ricerca in questo campo vada avanti. «Si potranno sostituire le parti esterne mantenendo la struttura principale attaccata alle ossa della donna» .
Da anni il Sant' Anna di Pisa è all' avanguardia nella ricerca sulla robotica, anche a scopi medici. « Fino ad ora, anche in Svezia, avevano fatto trattamenti simili per l' avambraccio ma senza interfacciare la protesi con i nervi», spiega sempre Cipriani.
Il nuovo intervento invece, grazie a sedici elettrodi inseriti nei muscoli permetterà mobilità e sensibilità, con evidenti vantaggi nella vita quotidiana, sia dal punto di vista pratico che sociale. La strada per il futuro è tracciata, ora si cercano i pazienti da arruolare per i nuovi interventi.
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