Lettera di Enzo Ghinazzi (in arte Pupo) a Dagospia
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Stasera farò un concerto ad Augusta, in Sicilia, ma non è stato facile arrivare fin qui. Siamo appena atterrati all'aeroporto di Catania, ma non ci consentono di scendere dall'aereo. Qui c'è il caos. L'assistente di bordo ci avverte che, prima di noi, devono scendere i nostri bagagli in stiva. Le valige prima dei passeggeri, una cosa mai vista.
Queste ultime saranno sistemate sotto l'aeroplano e noi, passeggeri, dovremo riconoscerle e, di conseguenza, ritirarle. È passata più di mezz'ora e siamo ancora in aereo. Qualcuno comincia ad innervosirsi. La hostess ITA è gentilissima, ma fa fatica a far digerire, in particolare ai tanti turisti stranieri presenti, le conseguenze del disagio (sarebbe meglio dire disastro) che in questo periodo ha colpito lo scalo siciliano di Fontana Rossa.
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Io sto mantenendo la calma e, addirittura, sarei tentato di prendere il microfono di bordo e fare una sorta di anteprima del concerto di stasera, magari cantando ironicamente "Su di noi, nemmeno una nuvola". Provo ad accennare una nota ma, un signore francese che mi siede accanto e che non sa chi cazzo sono, mi fulmina con uno sguardo minaccioso ed io mi blocco. Meglio così. Avrei potuto rischiare il linciaggio. Benvenuti in Sicilia. Benvenuti in Italia.
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