RITIRO FINTO O REALE?
Paolo Valentino per corriere.it
JOE BIDEN VLADIMIR PUTIN MEME
Le grandi manovre russe sono iniziate. Ma non quelle dell’invasione dell’Ucraina, destinata per fortuna a rimanere l’avatar di una guerra mediatica tra Mosca e Washington. Bensì quelle di una parziale de-escalation militare e politica, che Vladimir Putin si prepara a orchestrare dopo aver raggiunto alcuni obiettivi importanti, sia pure scontando conseguenze non desiderate. È ancora presto per parlare di fine della crisi ucraina, che ormai da settimane tiene in sospeso la comunità internazionale. Ma ci sono segnali significativi che il picco della più grave confrontazione Est-Ovest dai tempi della Guerra Fredda sia stato raggiunto e superato.
VLADIMIR PUTIN OLAF SCHOLZ
Ieri il ministero della Difesa russo ha fatto sapere che una parte delle truppe spiegate nelle regioni frontaliere dell’Ucraina ha iniziato a far ritorno nelle basi, dopo aver terminato le esercitazioni. L’agenzia Interfax ha precisato che anche i soldati schierati in Crimea hanno cominciato a far rientro nelle caserme. Le manovre, tuttavia, continuano nel resto delle zone di confine. L’annuncio si aggiunge alle indicazioni fornite lunedì da Sergei Shoigu, il ministro della Difesa, secondo il quale anche le simulazioni in Bielorussia «stanno per concludersi».
TENSIONE RUSSIA UCRAINA
È stato il primo, concreto segnale distensivo sul piano militare venuto da Mosca, in sintonia con il cambio di tono inaugurato lunedì dal ministro degli Esteri Sergej Lavrov. In una messa in scena chiaramente preparata, alla presenza di Putin che osservava annuendo, Lavrov si era dichiarato favorevole a proseguire gli sforzi diplomatici per disinnescarla. Ieri anche la sfinge del Cremlino ha parlato, dichiarandosi pronto al «dialogo con l’Occidente».
VLADIMIR PUTIN OLAF SCHOLZ
La prima reazione ucraina all’annuncio della fine delle manovre è stata scettica. Il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba ha detto che Kiev crederà alla de-escalation quando vedrà un ritiro vero e completo. Scettici sono anche gli americani, secondo cui la Russia rimane in ogni caso in grado di sferrare un’offensiva in qualunque momento. E scettico è il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, secondo cui altre volte i russi hanno finto un ritiro, lasciando però in loco sistemi d’arma pesanti pronti a essere usati più tardi.
tensione russia ucraina
Cosa sarà necessario allora perché le apparenti intenzioni distensive del Cremlino siano credibili e vengano prese sul serio? E ancora: in che modo è concretamente possibile uscire dalla crisi, una volta smentito lo scenario dell’invasione?
La soluzione dovrà necessariamente procedere sul doppio binario militare e diplomatico. Vladimir Putin non vuole né può permettersi di tenere in piedi il costoso e pericoloso giocattolo che ha messo in campo, tanto più che gli è già servito a ottenere un serie di risultati non trascurabili:
olaf scholz volodymir zelensky
«Si è piazzato al centro della politica estera americana e della conversazione internazionale e ha ottenuto il sostegno della Cina, nel senso che non deve preoccuparsi di alcun problema alla frontiera con Pechino», spiega Fiona Hill, esperta di Russia della Brookings Institution, ex membro del Consiglio per la Sicurezza nazionale nell’Amministrazione Trump. Ma per smontarlo progressivamente ha bisogno di poter vantare un bonus al tavolo della diplomazia.
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Certo Putin non aveva calcolato la forte reazione americana e l’effetto di collante che i suoi giochi di guerra hanno avuto sulla Nato: «Senza volerlo Putin è diventato il secondo padre dell’Alleanza», dice l’ex ministro degli Esteri tedesco, Joschka Fischer. Per questo ora deve trovare una via d’uscita che gli consenta di salvare la faccia. Il leader del Cremlino sa benissimo che le richieste formulate agli Stati Uniti, prima fra tutte quella di chiudere per sempre la porta della Nato all’Ucraina, sono irricevibili. Ma sa anche che non c’è alcuna possibilità concreta per Kiev di aderire all’Alleanza nei prossimi dieci o vent’anni.
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È in questa faglia di ambiguità che si può forgiare il compromesso. Ciò è apparso chiaro nell’incontro tra il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy, entrambi pronti a dire che il re è nudo: l’ingresso dell’Ucraina nella Nato non è all’ordine del giorno. Il problema è trovare il modo di affermarlo, senza metterne in dubbio il principio cardine: la politica delle «porte aperte» in base a cui ogni Paese sovrano ha diritto di chiedere l’adesione al Patto atlantico.
olaf scholz gerard schroder
Si tratta insomma di dire un’ovvietà, ma dandole una qualche veste formale. Il negoziato diplomatico ruoterà intorno a questo esercizio verbale (che è anche sostanziale) più una serie di tavoli collaterali ma non meno importanti, che sono quelli del disarmo e della sicurezza: eliminazione dei missili nucleari intermedi, nuovo trattato per la limitazione di quelli strategici, misure di fiducia reciproca come un nuovo regime di ispezioni.
Naturalmente, il maligno si cela nei dettagli. E fino a quando la possibilità tecnica di un’azione militare russa sarà in campo, ci sono poche possibilità che anche la diplomazia faccia progressi. Le due cose stanno o cadono insieme.
BIDEN
tensione alle stelle tra russia ucraina
Quello di un'invasione russa dell'Ucraina resta "un pericolo concreto": in un atteso discorso dalla Casa Bianca, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha detto di non poter confermare le notizie di un parziale ritiro dei militari russi dal confine con l'Ucraina e ha voluto avvertire il presidente Vladimir Putin sulle conseguenze irreversibili di un'invasione. "Se la Russia invaderà nei prossimi giorni o settimane, sarà immenso il costo di vite umane per l'Ucraina e saranno immensi i costi strategici per la Russia". Se ci sarà un'invasione, ha aggiunto, "il mondo non dimenticherà che la Russia ha scelto morti inutili e distruzione".
putin
Rimasto deluso chi si aspettava che stasera Biden annunciasse una possibile soluzione di pace con Mosca. "Arrivano notizie su un possibile ritiro russo - ha spiegato Biden - sarebbe bello ma è una notizia non ancora confermata". La Russia, ha aggiunto, resta ancora una "minaccia" e una "invasione resta possibile".
BIDEN
La dichiarazione del presidente Putin sul ritiro non verificabile è coerente con quella fatta dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che aveva escluso la "presenza di segnali di de-escalation". Parlando dalla East Room della Casa Bianca, Biden ha però voluto offrire un'altra chance alle negoziazioni, ma anche promesso di non essere disposto a "sacrificare i principi basilari" come l'autodeterminazione delle nazioni e il diritto a proteggere i propri confini. Il riferimento è all'Ucraina, ma è un messaggio rivolto a tutti gli alleati Nato, che si sentono da settimane sotto pressione. "Noi - ha promesso Biden - proteggeremo ogni centimetro del territorio Nato e lo faremo con tutta la forza della potenza americana".
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Ma la diplomazia, era stata la premessa del presidente, resta la prima opzione e su questo ha detto qualcosa di più: "Il governo russo ha parlato di volere continuare a seguire il dialogo ai massimi livelli e io concordo. Abbiamo portato sul tavolo proposte concrete come più trasparenza e un maggiore controllo sulle armi". Il presidente si è rivolto direttamente ai russi per rassicurarli: gli Stati Uniti e la Nato, ha detto, non devono essere considerati una minaccia per loro, e "non vogliono destabilizzare la Russia". Ma, ha ricordato, siamo "pronti a rispondere" a un eventuale attacco informatico da parte degli hacker russi, mentre le sanzioni, in caso di invasione, saranno gravi e "mineranno la capacita' economica" della federazione.
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