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    QUALCOSA NON TORNA NELLA VERSIONE DI LUCIANO BENETTON – IL FONDATORE DEL GRUPPO HA PUNTATO IL DITO CONTRO L'ORMAI EX AD, MASSIMO RENON, ACCUSATO DI AVERE NASCOSTO “UN BUCO DI 100 MILIONI DI EURO”. IN REALTÀ IL ROSSO CERTIFICATO DAL CDA È DI 230 MILIONI. UN DATO CHE NON SI PUÒ GIUSTIFICARE SOLO CON LA “SVALUTAZIONE DEL MAGAZZINO”, COME FATTO DALL'AZIENDA – GIÀ NEL 2017 E NEL 2019, LUCIANO BENETTON AVEVA ATTACCATO VIA STAMPA IL MANAGEMENT: “LA GESTIONE È STATA MALAVITOSA”. MA COME MAI SI È ACCORTO DEI GUAI SEMPRE E SOLO A COSE FATTE? – LA CONFUSIONE SULLE CARICHE E I NUMERI SUI BILANCI DATI COL CONTAGOCCE…


     
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    Estratto dell’articolo di Franco Bechis per www.open.online

     

    luciano benetton luciano benetton

    Un buco nei conti che dall’annuncio di sabato scorso di Luciano Benetton con una intervista al Corriere della Sera doveva essere di 100 milioni di euro e invece pochi giorni dopo è diventato di 230 milioni di euro dopo avere fatto svalutazioni per 150 milioni di euro.

     

    Cifre un po’ ballerine, il dito puntato contro i manager e non poca confusione stanno rendendo un giallo quello che è accaduto ancora una volta dentro il gruppo Benetton. Perché non tutto torna di quel che è emerso fino ad oggi su agenzie e giornali.

     

    massimo renon - ad di benetton massimo renon - ad di benetton

    Nella intervista concessa a Daniele Manca il capostipite della famiglia, Luciano, ha spiegato: «Mi sono fidato e ho sbagliato. Sono stato tradito nel vero senso della parola». E ha puntato senza mezzi termini il dito contro l’amministratore delegato del gruppo, Massimo Renon, che ha accusato di avere nascosto le perdite della società fino a quando non era più possibile farlo.

     

    Al giornalista che ne chiedeva l’ammontare Luciano ha risposto: «Saremo attorno ai 100 milioni». Martedì 28 maggio il Benetton group ha approvato un bilancio 2023 che è risultato in perdita di 230 milioni di euro, e la differenza non è poca, tanto più in una società il cui fatturato ufficiale del 2022 (ultimo bilancio noto nel dettaglio) ammontava a 741 milioni di euro.

     

    alessandro e luciano benetton alessandro e luciano benetton

    Il giorno dopo si è scritto che la perdita derivava anche da una svalutazione del magazzino per 150 milioni di euro, ma questo è impossibile anche avendo tutta carta straccia, perché il valore del magazzino era inferiore a quella somma avendolo già svalutato di 40 milioni di euro l’anno precedente.

     

    Fatto sta che Luciano Benetton ha emesso la sentenza su Renon e la sua squadra: «O sono impreparati al punto da non saper comprendere i fondamentali dell’azienda; quindi, in buona fede ma gravemente inadeguati agli incarichi che hanno ricoperto, oppure hanno deciso volontariamente di tenere nascosta la realtà dei fatti quindi omettendo informazioni preziose, fino al punto in cui non hanno più potuto nascondere la verità».

     

    luciano benetton luciano benetton

    Non è la prima volta che un giudizio di questo tipo va in scena. In un’intervista che sembra la fotocopia di quella di questi giorni il capostipite dei Benetton il 30 novembre 2017 spiegava a Francesco Merlo su Repubblica il suo ritorno al comando della azienda in questo modo: «La gestione è stata malavitosa, ma non in senso criminale. Il bilancio è in rosso e gli errori sono incomprensibili. Come se chi governava l’azienda l’avesse fatto apposta».

     

    massimo renon - ad di benetton massimo renon - ad di benetton

    Luciano elencò anche gli errori scoperti sembrava solo quel giorno prima di tagliare la testa ai manager dell’epoca: «Mentre gli altri ci imitavano, la United Colors spegneva i suoi colori. Ci siamo sconfitti da soli. I negozi, che erano pozzi di luce, sono diventati bui e tristi come quelli della Polonia comunista. E parlo di Milano, Roma, Parigi… Abbiamo chiuso in Sudamerica e negli Usa». […]  

    Lo stesso identico schema (l’intervista) si è ripetuto due anni dopo, nel 2019, per segnare un confine fra l’irresponsabilità della famiglia ignara sempre di tutto e quella del management, allora guidato da Giovanni Castellucci, un anno dopo la terribile tragedia del ponte Morandi.

     

    La sede del gruppo Benetton a Ponzano Veneto - Treviso La sede del gruppo Benetton a Ponzano Veneto - Treviso

    In entrambi i casi un pizzico di scetticismo ha accompagnato le rivelazioni di Luciano Benetton che si accorgeva dei guai sempre e solo a cose fatte. Serpeggia anche in questo ultimo caso, dove le informazioni reali sono scarse quanto mai. Il gruppo Benetton non è più quotato in borsa e quindi non deve più rendere conto (per fortuna visti i numeri) a piccoli e grandi risparmiatori.

     

    Quindi notizie e numeri sono state veicolate ai media con particolari ogni tanto diversi dalla struttura di comunicazione del gruppo di Ponzano Veneto. È così accaduto che Luciano Benetton secondo le cronache avrebbe partecipato al cda del Benetton group alla fine dimettendosi.

     

    Cosa impossibile perché lì non aveva alcun incarico e nessun titolo per parteciparvi. Luciano era invece presidente di Benetton srl, che è una holding di partecipazioni che controlla il 100% del Benetton group.

     

    Christian Coco direttore degli investimenti di Edizione Christian Coco direttore degli investimenti di Edizione

    […]

     

    […] era piuttosto sorprendente che fino alla fine del 2017 Luciano Benetton non si fosse accorto che i maglioni in vendita con il suo marchio non fossero più multicolor, qualche scetticismo c’è anche sulla scoperta solo in questi giorni dei conti malandati di Benetton group.

     

    Alla presidenza di questa società non c’era appunto Luciano, contrariamente a quanto scritto, ma sedeva comunque uno dei manager di sua assoluta fiducia: Christian Coco, che dal 2015 è il direttore degli investimenti della holding dei Benetton, Edizione, e siede pure nei cda di molte società del gruppo fra cui Mundys, Telepass, Benetton srl e Cellnex Telecom.

     

    Il buco nei conti dovrebbe essere stato nascosto non solo al proprietario, ma anche al presidente della società in cui c’è massima fiducia, tanto è che verrà riconfermato anche dopo la fine del rapporto con Renon.

     

     

     

     

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