Giorgio Bernardini per corriere.it
DON FRANCESCO SPAGNESI
«All’inizio si faceva chiamare Luca. Non avevo capito che era un parroco, non è certo la prima cosa che vai a pensare. Lui e il suo compagno mi hanno iniziato alla ‘droga dello stupro’. L’ho provata le prime volte nel loro appartamento dopo che avevamo fumato il crack in compagnia. Era un periodo della mia vita molto difficile, da cui sono uscito grazie ad una persona che mi vuole bene, che mi ha letteralmente tirato fuori dalle dipendenze».
Otto volte in due anni, tra il 2018 e il 2019, questa persona è stata invitata nell’appartamento di Figline di Prato in cui si svolgevano i festini con don Francesco Spagnesi, il prete arrestato lo scorso 14 settembre e accusato di spaccio, traffico internazionale di droga, appropriazione indebita, truffa e tentate lesioni gravi. Franco – nome di fantasia - ha 40 anni ed è pratese. «La prima volta mi hanno contattato su grindr», l’app di incontri e chat della comunità gay.
Chi, esattamente, l’ha contattata? Con quale profilo, con che modalità?
«È stato il compagno del prete, mi ha chiesto gentilmente se ci potevamo vedere una sera».
Quindi il parroco non lo sapeva?
DON FRANCESCO SPAGNESI
«Certo che lo sapeva. Loro due condividevano tutto e volevano che io andassi da loro, nell’appartamento. La dinamica era chiara: piacevo al suo compagno, che voleva condividere comunque questa fantasia con il parroco, che si presentò come ‘Luca’ ».
Cosa ha pensato la prima volta che ha incontrato questa coppia, cosa succedeva nell’appartamento?
«Loro volevano che si arrivasse sempre dopo l’una di notte: offrivano la droga, il resto dipendeva dalla volontà di chi partecipava a questi incontri. Non feci sesso con nessuno di loro. Anche le volte seguenti, quando sono andato lì, eravamo sempre e solo noi tre. Arrivavo che erano già su di giri, mi dicevano che avevano appena iniziato a fumare la coca, ma si vedeva che non era così. Si andava avanti nella notte».
Lei era abituato a questi festini?
«Assolutamente no. La cocaina l’avevo solo e sempre tirata (inalata, ndr), mai fumata: è tutto diverso. Mi ero appena lasciato dal mio fidanzato, era un periodo molto buio. Volevo solo buttarmi via e loro lo sapevano. Ma sono sempre stati gentili. Anche se una volta, la seconda o la terza che andavo nell’appartamento, mi sono arrabbiato e ho smesso di frequentarli per un po’ ».
Come mai?
DON FRANCESCO SPAGNESI
«Perché sono stato male. Mi hanno dato la gbl, che chiamano droga dello stupro, senza che io me ne accorgessi. Ho avuto delle ore di black out, mi sono spaventato molto. Non so cosa sia successo in quei momenti ma escludo che abbiano abusato di me. Mi sono risentito. Però poi…».
Cosa l’ha riavvicinata a loro?
«La droga. Quella sensazione che ti rimane sempre in testa quando fumi il crack, quel sapore che ti rimane in mente per giorni. E persino la Gbl, che ho ripreso dopo quella volta in alcune discoteche e a casa loro ogni volta che sono tornato».
Ma non si era sentito male?
«Fa parte del gioco, abbassa la tensione, non ci sente sempre male. Anche Francesco (il prete, ndr) correva questo rischio e si sentiva male spesso. Non la gestiva, al contrario del suo compagno che era in qualche modo sempre vigile: lui era l’unico che non crollava mai».
Quand’è che Francesco le ha detto di essere un parroco?
«Mai. L’ho scoperto da solo, ho fatto due più due su alcune situazioni che mi parevano evidenti. Poi lui sapeva che io sapevo, perché gli facevo certe battute. Gli dicevo che la Bibbia era un libro fantascientifico e lui rideva, pareva essere d’accordo con me...».
Quindi lei pensa che don Spagnesi non credesse davvero in Dio.
DON FRANCESCO SPAGNESI
«Non mi pareva una persona con una doppia personalità. Mi sembrava solo un tossico che ogni tanto metteva la tonaca, soprattutto per motivi economici. Una persona debole, molto attaccata al suo compagno».
Poco fa lei spiegava che ai festini il prete “si sentiva male spesso”. In che modo lo manifestava?
«Durante queste serate cominciava a essere sempre più agitato. A un certo punto cominciava sempre a graffiarsi da solo, soprattutto sul petto, spesso sino a far uscire il sangue. A volte perdeva completamente il controllo; un’altra volta è completamente svenuto: l’ho messo io sotto la doccia e gli ho infilato un limone in bocca per farlo riprendere».
Come mai ha smesso di andare ai festini?
«Mi sono fidanzato con un uomo che mi vuole bene e che mi ha tirato fuori da questo tipo di vita. Loro, il prete e il suo compagno, mi hanno ricontattato molte volte, anche quest’estate. Ma io declinavo».
Sapeva di altri frequentatori dell’appartamento?
«Sì, erano loro stessi che me ne avevano parlato. Ricordo confusamente che si vantavano di aver immortalato un uomo eterosessuale nudo in bagno in un momento di svenimento, il prete mi fece vedere anche lo scatto in questione sul suo telefonino».
Quando ha saputo che questa vicenda era divenuta oggetto di un’indagine si è spaventato?
«Per nulla. Mi sono spaventato quando ho sentito della sieropositività di Francesco».
Non lo sapeva? Lui non l’aveva avvisata?
«Non lo sapeva nemmeno sua madre, credo. Detto questo, io, con lui, non ho mai avuto rapporti sessuali. Però mi sono fatto subito il test, grazie al cielo sono negativo».