Estratto dell’articolo di Marcello Sorgi per “la Stampa”
agnelli kissinger
[…] Henry Kissinger ha lasciato anche qualche piccolo ricordo italiano, legato alla sua lunga amicizia con Gianni Agnelli, con cui era solito parlare al telefono tutti i giorni. Uno riguarda la nascita del governo D'Alema, dopo la caduta del Prodi I. Si era pochi giorni prima della presentazione del governo alla Camera, fissata per il 21 ottobre 1998, e l'Avvocato, che aveva tra le sue curiosità quella di una conoscenza diretta del mondo "comunista", come continuava a chiamarlo, malgrado il cambio di nome, voleva incontrare il primo presidente del consiglio incaricato proveniente da quell'esperienza.
massimo d'ALEMA rondolino VELARDI
Tra l'altro D'Alema era l'ultimo ad aver avuto una formazione classica, nella scuola di partito, e una carriera altrettanto tradizionale, al centro e alla periferia. L'appuntamento fu fissato nella casa romana di Agnelli, di fronte al Quirinale. E Kissinger fu invitato a partecipare, cosa che certo a D'Alema non dispiacque, perché poteva considerarla come una legittimazione.
Dopo più di un'ora, un tempo insolitamente lungo per il ritmo vitale dell'Avvocato, si salutarono. Agnelli, con una delle sue battute, commentò con Kissinger: «Hai visto, non sembra quasi un comunista, sulle maggiori questioni internazionali mi è sembrato allineato. Se solo si tagliasse quei baffi…». E Kissinger: «Sarà, ma coi baffi o senza baffi, per me resta uno di quelli!». […]
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