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    “QUESTI BISOGNA MENARLI”, “SE SEI UOMO DEVI TIRARLE FUORI” - DAI BAGNINI AI POLIZIOTTI, LA BABY GANG DI JESOLO CHE SFIDA GLI ADULTI - 15 IDENTIFICATI DOPO L' ULTIMA AGGRESSIONE - IL QUESTORE: “FOGLIO DI VIA” - VENTI RAID NEL VENEZIANO – AMANO LO SBALLO, VODKA, BIRRA E FUMO. SI MUOVONO IN GRUPPO, HANNO DAI 13 AI 18 ANNI, ASCOLTANO MUSICA TRAP E UNO DEI LORO MITI È… VIDEO


     
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    Andrea Pasqualetto per il “Corriere della sera”

     

    baby gang jesolo baby gang jesolo

    Si muovono in gruppo, hanno dai 13 ai 18 anni, ascoltano musica trap e uno dei loro miti è il Mostro, rapper di «E fumo ancora». Amano lo sballo, vodka, birra e fumo, si chiamano l' un l' altro «fratello» e non disdegnano la rissa, anzi, spesso la cercano con spavalderia per poi vantarsi su Instagram: «Eccoci prima della devastazione», «Questi bisogna menarli».

    Rubano, distruggono, picchiano e sfidano chiunque, anche la polizia.

     

    Anche uomini alti e grossi come Paolo Coppo, 49 anni, gestore e bagnino dello stabilimento Trieste di Jesolo, che domenica scorsa ha vissuto la sua giornata più nera: «Erano in otto, me li sono trovati di mattina sull' arenile, vicino alla torretta. Ho detto "dovete spostarvi". È successo il finimondo, calci, pugni, finché siamo riusciti a portarli fuori.

     

    Sono tornati nel primo pomeriggio e saranno stati una trentina. Mi hanno buttato sulla siepe e giù di nuovo pugni. Non riuscivo a difendermi, erano troppi». In suo aiuto un giovane bagnino dello stabilimento, Mattia, ha cercato di allontanarli prendendole pure lui: «Ho agito d' istinto, mi è venuto da spingerli, mi sono beccato dei colpi in testa». Finito il pestaggio sono fuggiti. Bilancio: due bagnini in ospedale. Paolo che ha avuto 8 giorni di prognosi, e Marco, che li aveva affrontati in mattinata sotto la torretta, 20 giorni con una costola incrinata, un taglio, una mano gonfia.

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    Nella zuffa del mattino è stato colpito anche uno dei ragazzi, ragione per cui i «fratelli» hanno promesso vendetta, che si è consumata dopo poche ore. In ogni caso, per la baby gang un «buon bottino», esibito in Rete con video, foto e commenti: «Anche loro in ospedale». Coppo è rimasto impressionato dalla «cattiveria di ragazzi che potrebbero essere miei figli. Mi chiedo dove stiamo andando, mi chiedo dove siano le famiglie. Oh, questi hanno affrontato naso a naso i poliziotti che sono intervenuti: tu con me non alzi la voce perché io sono minorenne. Roba da matti». La polizia ne ha identificati quindici, molti trevigiani, tutti minorenni tranne due. Sono stati denunciati per rissa, lesioni volontari e interruzione di pubblico servizio.

     

    Vista la situazione, il Prefetto Vittorio Zappalorto vedrà il sindaco di Jesolo, Valerio Zoggia; e il Questore di Venezia, Maurizio Masciopinto, incontrerà venerdì prossimo albergatori, proprietari di discoteche e di locali «perché ritengo indispensabile l' interazione con loro. Per le baby gang vanno prese misure severe, fogli di via e sorveglianza speciale. I maggiorenni coinvolti non potranno più recarsi nella provincia di Venezia».

     

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    Ma questo di Jesolo è solo l' ultimo episodio di violenza di gruppi di adolescenti. Fra Mestre e Venezia sono stati identificati una quarantina di ragazzi che dall' inverno scorso si sono resi protagonisti di una ventina di crimini di vario ordine e grado, pestaggi, aggressioni, danneggiamenti, furti. Quasi ad alzare il livello della sfida con le istituzioni, si sono introdotti in una sede della polizia rubando divise e palette. Alcuni hanno postato foto in cui compaiono distesi sul cofano delle volanti. Si tratta di varie bande, di ragazzi di diversa estrazione sociale, c' è chi arriva da situazioni di disagio ma ci sono anche figli di famiglie benestanti, di tassisti, pure di musicisti.

     

    pontile jesolo pontile jesolo

    Scelgono le loro vittime in modo spesso casuale. A legarli sono soprattutto lo sballo e la Rete, il post, l' immagine della bravata, il video violento. Nei mesi scorsi la Procura ha cercato di arginare il fenomeno con una ventina di provvedimenti restrittivi, fra carcere, domiciliari e comunità per minori.

     

    «Quando sono soli - dice un investigatore - abbassano la testa e diventano agnellini. Quando sono in compagnia e davanti a una tastiera, solidarizzano e ostentano atteggiamenti violenti». Come un giovane giostraio, presente alla «spedizione» punitiva di Jesolo, che su Ask ricorda come lui durante le risse si fermi «solo quando la polizia interrompe la festa». Ma non hai mai paura di prenderle, gli chiede qualcuno? «Se sei un uomo devi tirarle fuori».

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