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    RACOVERY FAST - NUOVA IDEA: SOLDI DA SPENDERE IN FRETTA PER INCALZARE L'ITALIA A PORTARE UN PIANO DI RIFORME. IL NOSTRO PAESE È TRA I PEGGIORI, VISTO CHE NON RIESCE MAI A SPENDERE I FONDI CHE L'UE LE ''ASSEGNA'' - NON È CASUALE LA SCELTA DI UNA DUE-GIORNI, IL 17 E IL 18 LUGLIO, A BRUXELLES: SI TRATTA DI VENERDÌ E SABATO PER CUI ALL'OCCORRENZA SI POTRÀ FACILMENTE AGGIUNGERE LA DOMENICA. L'ACCORDO È LONTANO, MA C'È UNA CERTEZZA: L'OPZIONE DI UN TRACCHEGGIAMENTO PER DECIDERE OLTRE LA PAUSA ESTIVA NON È SUL TAVOLO


     
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    Antonio Pollio Salimbeni per “il Messaggero

     

    Non è casuale la scelta di una due-giorni, il 17 e il 18 luglio, per la prossima riunione dei 27, questa volta tutti a Bruxelles: si tratta di venerdì e sabato per cui all'occorrenza si potrà facilmente aggiungere la domenica. È una corsa contro il tempo la ricerca dell'accordo sul piano anticrisi e sul bilancio 2021-2027. Per ora non ci sono novità nella tessitura della tela alla quale lavorano vari orditori: al lavorìo dell'ex premier belga Michel, presidente Ue e abbastanza impacciato nel ruolo, si affiancano ben altri fermenti politici.

    Merkel, Macron Ursula Merkel, Macron Ursula

     

    Hanno preso direttamente la palla in mano la cancelliera Merkel (molto attenta a sciogliere gli animi contestatori dell'Est) e il presidente francese Macron, ieri in contatto con il premier olandese Rutte, capofila dei «frugali», il gruppetto di cui fanno parte anche Austria, Danimarca e Svezia. Dalle conversazioni franco-tedesche emergono le tracce delle piste che si stanno perseguendo.

     

    IL PIANO

    Dopo un incontro con il collega tedesco Scholz, il ministro delle finanze francesi Le Maire ha indicato come Francia e Germania concordino sul fatto che il Recovery Fund dovrebbe versare agli stati almeno 500 miliardi di euro dal 2020 al 2022. Da un lato è una soluzione che può venire incontro alla necessità di accelerare gli esborsi visto che per il 2020 sono previsti solo 11,5 miliardi di euro: la copertura finanziaria per la megaemissione di obbligazioni comunitarie per 750 miliardi sarà fornita solo quando entrerà in vigore il bilancio Ue.

     

    gualtieri conte patuanelli gualtieri conte patuanelli

    Prima le nuove risorse verranno iniettate nelle economie dei paesi più colpiti prima si creeranno le condizioni per uscire dalla recessione. Dall'altro lato può rafforzare la tesi dei «frugali», che vogliono ridurre al minimo il periodo di esistenza del Recovery Fund, prevedendone la scadenza nel 2022 e non nel 2024 perché «gli aiuti sono legati alla pandemia e non devono servire per risolvere problemi strutturali precedenti», indica il ministro olandese degli esteri Blok (ieri ha incontro i ministri Di Maio e Amendola). Merkel si è pronunciata a favore dell'avvio dei rimborsi dei prestiti sul mercato già nel periodo 2021-2027, non nel 2028-2035.

     

    LA SFIDA

    Meno durerà il Recovery Fund meno margini avranno i governi per predisporre i piani di rilancio nazionali, i progetti per investimenti e riforme, sfida particolarmente dura per l'Italia data la cronica incapacità di utilizzare le risorse assegnate dalla Ue. Spinta dunque al governo italiano pèer fare presto e bene le riforme. Secondo la Commissione a fine 2019 dei 75,13 miliardi di fondi strutturali e di investimento Ue per il periodo 2014-2020, ne erano stati destinati il 73% (54,62 miliardi) e ne era stato speso il 35% (26,36 miliardi).

    macron merkel macron merkel

    Secondo la proposta von der Leyen gli stati dovrebbero impegnare entro il 2022 circa il 60% delle risorse di Next Generation Eu (così si chiama il piano anticrisi al cui centro c'è il fondo per la ripresa e la resilienza da 602,9 miliardi), il resto entro il 2024. Nel dettaglio, gli accordi sui prestiti vanno firmati entro il 2022, le «tranche» spalmate fino al 2025 compreso (quasi 40 miliardi nel 2021, 201 miliardi nel 2022-2024, 27 miliardi nel 2025); gli impegni per i sussidi sono concentrati nei primi due anni, 265,791 miliardi, circa 69,14 miliardi nei due anni successivi. I pagamenti: 19,74 miliardi nel 2021, 53,03 nel 2022, circa 225 nel 2023-2025, il resto nei due anni successivi.

     

    Varie fonti diplomatiche indicano che l'atmosfera nel quale avviene il negoziato per ora frammentato in una congerie di discussioni bilaterali a diversi livelli, resta favorevole a un'intesa nonostante le divergenze siano molte e profonde: sul volume dell'operazione, sull'equilibrio tra sussidi e prestiti, sulle condizioni e la supervisione dell'uso degli aiuti per investimenti e riforme. In ogni caso l'opzione di un traccheggiamento per decidere oltre la pausa estiva semplicemente non c'è.

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