Ivan Zazzaroni per il Corriere dello Sport
renzi fiorentina
Scusa il ritardo, sto chiudendo il mio meraviglioso libro. L’avevo già terminato,
ma per ragioni che puoi facilmente intuire ho dovuto rivedere un paio di capitoli. Ho fatto tutto da solo, anche quand’ero a Palazzo Chigi i discorsi li scrivevo
io. Partiamo?».
Partiamo, in fondo l’arbitro è lei.
«Se non sai giocare a calcio fai l’arbitro, se non sai fare l’arbitro
fai politica».
Il postulato di Renzi.
«Solo una battuta che circolava in sezione, solo una battuta. Come calciatore non ero male, ma parliamo di Allievi provinciali della Rignanese, titolare senza discussioni. A sedici anni ho tentato la strada dell’arbitraggio, un’esperienza
gigantesca di carattere».
Provi a convincermi.
«Ragazzino, vai ad arbitrare nei paesi e la prima cosa che cerchi
matteo renzi a cartabianca
è il campo sportivo, i vecchi ti insegnano che si riconosce dai lampioni più alti. Ti senti terribilmente e meravigliosamente solo. Quell’esperienza, dal 1991 al ’95, è stata una delle più formative della mia vita».
Le ha mai buscate? Non dica bugie.
«Menato, mai. Le persone civili ci sono sempre state. Qualche insulto rivolto alla mamma, alla fidanzata, alla sorella lo si metteva in conto. Bisognava “segnarsi” in particolare quando si andava ad arbitrare in Garfagnana, in Maremma o in alcune zone dell’Aretino. Facevo parte della sezione Poderini, poi Zoli. Con noi c’era un giovane arbitro, di due anni più vecchio e di un’altra categoria, già allora il più bravo di tutti, Gianluca Rocchi. Della stessa covata era Pierpaoli. Nicola ha diretto cinque, sei partite in A, è quello della sfuriata di Cassano».
Poi la politica ha preso il sopravvento.
«L’esperienza arbitrale insegna a prendere delle decisioni in un attimo, a quei tempi non c’era il Var, non c’erano nemmeno i guardalinee e quando ti ritrovavi in seconda categoria a dirigere gente di 36, 37 anni che aveva giocato nelle serie superiori, tu, diciassettenne, dovevi partire dal “fischio tosto” col tuo Fox 40 e non potevi sbagliare la prima ammonizione. Il primo giallo è fondamentale, può condizionare l’intera direzione… In quel periodo arrivarono in sezione le prime ragazze arbitro, avevamo una ragione in più per allenarci. Certo, ci sono voluti quasi trent’anni e un Mondiale da protagoniste per vedere una donna arbitrare una partita di livello internazionale, la Frappart, una francese, in Supercoppa l’estate scorsa».
matteo renzi a quarta repubblica
Renzi, in queste settimane sembrava dilagare la demonizzazione
del calcio.
«Al calcio arrivo subito. La cosa che mi preoccupa maggiormente è un pensiero che sta prendendo sempre più piede ed quello che lo sport sia nemico della salute. Lo trovo aberrante. Per anni abbiamo abbinato il concetto di wellness all’attività sportiva, alla fisicità, e ora, improvvisamente, neghiamo l’importanza dello sport che perdippiù allenta la tensione e ci aiuta a vivere meglio. Sport anche come momento di crescita sociale, non più come – lasciamelo dire – “avanzatempo”. La nostra società è tenuta in piedi da milioni di volontari, lo sport ne allinea almeno 3, 4 milioni. Sono i genitori che portano i figli in palestra, è il piccolo imprenditore che paga le tute e le borse alla squadra del paese, o chi gestisce il circolo del tennis. Una ricchezza che non possiamo permetterci di disperdere. Bisogna far ripartire in fretta la macchina, il lockdown era giustifi cato a inizio marzo, ma le cose sono cambiate. Chiarisco subito».
Chiarisca.
«Premesso che il rischio zero non esiste, noi avevamo 4.500 posti
in terapia intensiva, tremila dei quali occupati. La preoccupazione
MATTEO RENZI PALLAVOLO NEL GIARDINO DI CASA
più seria derivava dal fatto che avremmo potuto non essere in
grado di curare anche gli extra Covid-19, l’infartuato, la vittima
di un incidente stradale, la persona colpita da ictus. Ora i posti
sono 9.000, 2.000 quelli impegnati. Il numero dei contagiati è
in calo. Bisogna fare i conti con una realtà che ci impone di riaprire
l’Italia, sempre in sicurezza e con le restrizioni che si sono
rese necessarie».
Il calcio ha più funzioni.
«Il calcio è indice di normalità e io non voglio vivere nell’eccezionalità fino al vaccino. Estendo il concetto alle scuole, all’università, come saprai sono da tempo a favore della riapertura. A febbraio, ricordo, fu commesso un errore gravissimo, il giovedì chiusero
le scuole ma lasciarono aperte le piste di sci dove i contagi si moltiplicarono… Il calcio, dici, il calcio è elemento di valore per l’Italia, deve riaprire con le giuste modalità. Chi si sta opponendo alla ripartenza del campionato lo fa per un’urgenza di visibilità,
non per altro. Il calcio garantisce tanta luce».
In federcalcio sono convinti che quello del riavvio o del blocco definitivo non sia più un problema collegato alla tutela della salute: si tratterebbe di un disegno
che porta ad affossare il sistema.
«Sono apertamente dalla parte di Gravina, la sua è una battaglia giusta di sopravvivenza, il calcio ha un valore sociale ed è anche business, certo, i diritti tv non sono un’invenzione italiana, mantengono il calcio di tutto il mondo. Il blocco mette a rischio
bersani renzi
l’intero sistema, ci sono società che potrebbero non riuscire a iscriversi al prossimo campionato.
Il protagonismo del ministro Spadafora non è più tollerabile, io non l’ho apprezzato quando ha sospeso improvvisamente Parma-Spal, era l’8 marzo, se non sbaglio. Un’ora e un quarto di ritardo quando poco prima il premier Conte aveva deciso che si poteva giocare. Mettersi di traverso, bloccare i giocatori negli spogliatoi è stata una mossa incomprensibile, assurda. Oggi ci sono tutte le condizioni per ricominciare fi dandosi della comunità scientifica, si parla di test sierologici,
di tamponi, di rischio 0,5. Sono certo che Vlaovic e Cutrone, che dal contagio sono passati, vogliano tornare a segnare per la mia Fiorentina».
Il cui presidente, Commisso, vuole costruire lo stadio e ha invitato il governo a ristrutturare la burocrazia, a snellirla.
«Quando parla così Rocco, che è nato in Calabria, è molto americano.
la quarantena di matteo renzi
L’ho incontrato, gli ho spiegato le difficoltà e come mi comportavo
da sindaco di Firenze e da premier. Oggi dico che ha ragione.
È giunto il tempo in cui la burocrazia deve essere non dico
azzerata ma quasi. Stiamo perdendo l’11% di Pil, viviamo in
uno stato di totale emergenza, milioni di italiani sono alla disperazione,
bisogna sbloccare gradualmente, ma con una certa rapidità
cantieri e fondi per le imprese agevolando anche l’iniziativa
privata.
Da due mesi ci sono 60 milioni di persone agli arresti
domiciliari, gli italiani sono stati bravissimi, sempre da due mesi
abbiamo bloccato anche la Costituzione, ora però sono intervenute
tutte le condizioni necessarie per autorizzare l’allentamento
Spadafora
della morsa. Penso a come si sta procedendo per il ponte di Genova,
che presto sarà finito, e a cosa si fece quand’ero premier
per Expo Milano e Scavi di Pompei.
Firenze, che vive di turismo, è stata devastata dal virus. Gli americani, gli stranieri torneranno
probabilmente nel 2022 per un nuovo boom, spero, ma adesso servono operazioni di rilancio e lo stadio rientra nelle operazioni. Rocco mette soldi suoi».
spadafora malagò matteo renzi al senato