Estratto dell’articolo di Roberto Gressi per corriere.it
matteo renzi e carlo calenda si evitano al meeting di renew europe
«Calenda è pazzo, ha sbagliato il dosaggio delle pilloline». «Volgarità gratuite, Matteo pensa di essere il marchese del Grillo, ma ormai la pazienza è finita». Parole forti, nei mesi scorsi, seguite da scontate smentite. Ma finché in una coppia si litiga, soprattutto in una coppia politica, c’è un sentimento che scorre, c’è sempre la possibilità e la speranza che si possa tornare a guardarsi negli occhi e dirsi sì, io ho sbagliato, tu hai sbagliato, ma le ragioni che ci hanno portato a unirci non sono perdute, dai: «Ricominciamo».
Ma quando nemmeno le note della canzone di Adriano Pappalardo ti vengono in soccorso, subentra il silenzio. Carlo Calenda e Matteo Renzi non si parlano più. Vivono nella stessa casa, condividono gli stessi (non tanti) parlamentari, ma restano muti, in attesa, ognuno dei due, che la tortura del silenzio porti l’altro a perdere la brocca.
MALEDETTO IL GIORNO CHE T'HO INCONTRATO - RENZI E CALENDA BY MACONDO
5 luglio, bomboniera del Senato. Daniela Santanché annaspa davanti alla sua maggioranza e al presidente di Palazzo Madama, che non vedono l’ora che suoni la campanella. Calenda vorrebbe tanto parlare e chiederle le dimissioni. Ma non si può, perché Renzi non vuole. Proprio lui, che nel carniere delle dimissioni ha Maurizio Lupi, Ignazio Marino, Annamaria Cancellieri, Nunzia De Girolamo, per fermarsi soltanto a quelli toccati o sfiorati da inchieste giudiziarie. Carlo e Matteo sono seduti nella stessa fila, a quattro scranni di distanza, e non si guardano nemmeno. Eppure tutti e due aspettano senza pregiudizi la riforma della Giustizia di Carlo Nordio, con Renzi che ha addirittura chiesto a Ivan Scalfarotto di lasciargli il posto in Commissione.
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MATTEO RENZI E CARLO CALENDA COME SONIA BRUGANELLI E PAOLO BONOLIS
Carlo è stato tentato di far da solo alla Camera e al Senato, Matteo non aspetta altro che uno strappo per sfilargli la fetta più grossa dei gruppi parlamentari. Calenda non crede a un opposizione pregiudiziale ma non intende fare da stampella al centrodestra. Nemmeno Renzi pensa minimamente di fare da stampella a chicchessia, ma persegue la politica dell’entrismo per poi, nel caso, far scoppiare le contraddizioni, ed è frenato soprattutto dal fatto che Giorgia Meloni non si fida.
Dalle parti di Italia viva la vedono così: sono ai ferri corti, difficile riavvicinarli, gli sherpa che ci provano finiscono bastonati. La vulgata che vuole Calenda in riavvicinamento al centrosinistra la considerano però inesistente: «Carlo ha l’elestaticità politica di un ferro da stiro, non andrà mai con i 5 Stelle e il Pd invece non li mollerà mai». E Renzi? Può andare a sinistra, che trova culturalmente più vicina. O anche a destra, dove però la scommessa sarebbe il cambio di leadership, l’azzoppamento di Giorgia Meloni, ora improponibile, ma il 2027 è lontano e mai dire mai.
MEME SU MATTEO RENZI CARLO CALENDA 3
Aria di sconcerto dalle parti di Azione, vedono Renzi un giorno ai funerali di Forlani, l’altro che sfreccia al timone di un piccolo motoscafo. Lo accusano di intelligenza con il nemico, non sopportano che si sfili quando c’è da infilzare la destra per i suoi scivoloni, e alla domanda se scommetterebbero sulla possibilità di una lista comune alle Europee, rispondono così: «Non abbiamo soldi da buttare». Ma ci sono pur sempre delle liste da fare ed è difficile rinunciare al centro per guardare, magari, a patti con il Pd.
italia morta meme di emiliano carli sul divorzio tra renzi e calenda
Pragmatici quelli di Italia viva: se guardiamo all’umore di Matteo e Carlo le possibilità di una lista comune sono meno di zero. Ma alle elezioni europee chi non prende il 4% è fuori, e non si trovano candidati credibili pronti a infilarsi in una squadra perdente in partenza: «Ma se dobbiamo unirci non possiamo andare oltre novembre, se ci presentassimo con un progetto raffazzonato dell’ultimo minuto gli elettori ci tirerebbero i pomodori».
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