DESIGN MUSEUM
Antonio Riello per Dagospia
Londra è principalmente città di commerci ed enormi traffici ma dotata da sempre di un occhio comunque attento (ed interessato) anche alle arti. Solo il Design sembrava esserle rimasto in qualche modo estraneo ed indifferente, lasciato tradizionalmente a Milano, Parigi e Berlino. Ma recentemente gli insaziabili appetiti dello spietato business londinese hanno evidentemente trovato anche in questo settore della umana creatività un sostanzioso e promettente interesse.
E infatti il 24 Novembre ha inaugurato con grande sfarzo il Design Museum di Londra. Personalità della cultura, socialites, aristocratici e mondani di vario lignaggio, giornalisti - insomma tutta la creme de la creme londinese - non si sono fatti scappare l'evento. In realtà il museo già esisteva da tempo nella sua piccola sede precedente in BankSide (a Sud del Tamigi, vicinissimo allo Shard, il grattacielo progettato da Renzo Piano), in una situazione relativamente modesta, quasi invisibile, e comunque temporanea sempre in attesa di un sospirato trasloco definitivo.
La nuova sede si trova in posizione centralissima a Kensington, ai margini meridionali di Holland Park, dove il museo ha preso possesso di un brutto edificio preesistente: il decrepito Commonwealth Building. Il guscio esterno dell'immobile è stato rimesso a nuovo, con un sofisticato restauro tecnologico sia strutturale che estetico, dallo studio MOA di Rotterdam (quello di Rem Koolhaas, per intenderci) mentre gli interni sono stati ideati e ridisegnati dall'architetto John Powson, una delle star del cosiddetto minimalismo inglese (anche Claudio Silvestrin, tra diversi altri, ha lavorato con lui).
FEAR AND LOVE LONDRA DESIGN MUSEUM
Il costo del museo, abbastanza notevole, si è aggirato sugli 85 milioni di sterline, dei quali ben 18 donati di tasca propria da Sir Terence Conran, il grande guru del design britannico nel dopoguerra e fondatore della catena di negozi Habitat. Il resto della spesa è stata sostenuta da una ventina di altri importanti donors.
I direttori del museo sono Alice Black e Deyan Sudjic, quest'ultimo è noto internazionalmente per i suoi testi su Norman Foster e Ettore Sotsass ma anche e soprattutto per il fondamentale libro "The Edifice Complex: How the Rich and Powerful--and Their Architects--Shape the World" (uscito in italiano come "Architettura e Potere").
Il nuovo museo è stato un po' maltrattato dalla stampa locale che ha sostanzialmente accusato Powson di aver sprecato moltissimo spazio per avere lasciato alle aree espositive solo una piccola frazione del volume totale ed avere invece privilegiato le grandi scalinate e un gigantesco foyer.
FEAR AND LOVE DESIGN MUSEUM LONDRA 1
In termini strettamente architettonici: di aver fatto prevalere gli "spazi serventi" sugli "spazi serviti". Altri hanno difeso la scelta di Powson in termini di "spazi sociali" ovvero luoghi di ritrovo ed incontro. Sono personalmente abbastanza d'accordo con questa seconda posizione: quando si entra l'impatto è molto piacevole e tutto sembra effettivamente essere molto naturale e per niente magniloquente o pomposo.
Una architettura in definitiva molto equilibrata, funzionale e a misura d'uomo. Non certo una delle tante celebrazioni autoreferenziali da archistar, spesso tanto bizzarre quanto inutili, che infestano le città europee. Un affollato (e caro) caffè, un fornitissimo bookshop molto cool e un austero e minimale ristorante completano degnamente la scena.
All'ultimo piano è ospitata una bella collezione permanente di Design Industriale dal titolo DESIGNER, MAKER, USER.
Un lungo percorso di tutto rispetto con un allestimento davvero ricco e una lettura didattica finalmente facile ed accattivante. Difficile passarci dentro meno di una bella oretta, che passa molto in fretta. Memorabile la breve sezione dedicata al fucile d'assalto Kalashnikov come emblematico esempio di "Design Cattivo" (attenzione: non di "Cattivo Design").
FEAR AND LOVE DESIGN MUSEUM LONDRA 7
La nostra temporanea principale, FEAR AND LOVE - REACTIONS TO A COMPLEX WORLD, curata da Justin McGuirk, è al piano terra. Tante belle idee e della grafiche impeccabili. Ricorda in verità molto da vicino una mostra di Arte Contemporanea, con il suo lato "concettuale" ed emozionale molto sviluppato. Si capisce bene come il termine Design ormai sia poco più una convenzione linguistica piuttosto che un qualcosa di realmente definibile in termini di funzionalità ed uso.
Comunque molto interessante e da vedere. La grande Ger (la tradizionale capanna dei nomadi della Mongolia) di CITY OF NOMADS, opera del gruppo Rural Urban Framework, tutta fatta in spesso feltro grigio è davvero magnetica e conturbante. Assolutamente indimenticabile anche FIBRE MARKET una installazione fatta di tante montagnole di lane colorate frutto di una macchina per riciclare i vecchi abiti in lana che nel contempo seleziona e separa i colori della lana recuperata, l'autore è una geniale designer olandese che risponde al nome di Christien Meindertsma. Elegantissimo e affascinante infine il progetto STAPLES del giapponese Kenya Hara, tutto basato sui vari tipi di cereali che sono usati nell'alimentazione e sulla loro ulteriore trasformazione.
ANDREA DE CHIRICO
L'altra mostra, BEAZLEY DESIGN OF THE YEAR, è piazzata invece nell'ampio piano interrato. Qui le cose si fanno un po' confuse e la mostra, in pratica composta da realizzazioni ed invenzioni selezionate da una giuria, è spaventosamente affollata. Le proposte inoltre non sono sempre tutte interessanti come ci si aspetterebbe. Il lato commerciale è piuttosto evidente e si spinge quasi al limite alla pubblicità aziendale, molti oggetti sono infatti di normale produzione industriale. Insomma difficile distinguere qualcosa di notevole e memorabile in quello che è un vero e proprio guazzabuglio.
KALASHNIKOV DESIGN MUSEUM
Una piccola sezione di magnifiche opere fotografiche in bianco e nero del giapponese Kolo Bolofo, esposta su un lungo corridoio al piano superiore ben documenta le varie fasi del recupero della struttura.
ANTONIO RIELLO
Infine una sezione chiamata DESIGNER IN RESIDENCE (prodotta questa con l'aiuto organizzativo e finanziario del British Council) mostra alcune "fresche" proposte di design contemporaneo britannico realizzate per e con il museo stesso. Ospite in questa occasione, tra gli altri, anche un italiano di talento che vive a Londra, Andrea De Chirico. Il nostro connazionale ha sviluppato il curioso e brillante concetto di "Design a Kilometro Zero": cioè tutta una serie di oggetti (ad esempio degli asciugacapelli) realizzati con materiale locale di recupero e con l'impiego di maestranze che rigorosamente vivono nel quartiere dove vive il designer. Italians do it better ? Questa volta la risposta è Sì.
DESIGN MUSEUM
224-238 Kensington High St,
Kensington, London W8 6AG
5 mostre
FEAR AND LOVE curata da Justin McGuirk
BEAZLEY DESIGN OF THE YEAR
DESIGNER MAKER USER Collezione permanente
DESIGN MUSEUM
DESIGNERS IN RESIDENCE
KOLO BOLOFO MAKING THE MUSEUM