Stefano Lepri per La Stampa
Quando uno Stato interviene per sostenere una banca, compie un investimento per conto dei contribuenti. In teoria, può anche farli guadagnare: non subito, magari tra anni. In altri Paesi è talvolta accaduto. Ma non illudiamoci. Il salvataggio del Monte dei Paschi avviene tra condizionamenti politici - del governo come delle opposizioni - che spingono in diversa direzione.
MONTEPASCHI GRILLI DRAGHI
Se fosse arrivato prima, un soccorso pubblico di sufficiente misura avrebbe più facilmente ristabilito la speranza di profitto che i privati non hanno visto. Negli ultimi mesi di timori e tentativi falliti la banca senese ha sofferto una pesante fuga di depositi che la mette a corto di risorse. Le condizioni per intervenire erano mature già l' estate scorsa. Gli altri Paesi nel sostegno alle banche dopo la crisi del 2007-08 hanno avuto esperienze svariate. Il Tarp degli Stati Uniti si è chiuso grosso modo in pareggio; la critica verte casomai sul non aver chiesto nulla ai banchieri in cambio.
mps
La Gran Bretagna ha recuperato i fondi concessi alla Lloyds, è in perdita del 50% sul costoso salvataggio della Royal Bank of Scotland. Risulta disastroso, al momento, il bilancio dell' intervento del governo di Berlino nella seconda banca tedesca, la Commerzbank: per uscirne pari dovrebbe rivendere a 26 euro azioni che ieri la Borsa quotava 7,6 (perdita virtuale del 70%, circa 3,5 miliardi di euro). Non è stato facile per nessuno rimediare ai guasti.
Per giunta in Italia l' intervento dello Stato ha una storia sconfortante. Fino all' inizio degli anni '90 il sistema creditizio era per oltre tre quarti pubblico; i partiti di governo se ne spartivano le presidenze in riunioni fiume del Comitato interministeriale per il credito; Banco di Napoli e Banco di Sicilia avevano accumulato perdite gravi che dovettero essere sanate.
Bank Of Scotland
Il Monte dei Paschi, a modo suo, era rimasto l' ultima banca pubblica. Ne deteneva fino al 2012 la maggioranza assoluta la Fondazione controllata dagli enti locali senesi in condominio con altri poteri costituiti della città. La sua rovina è stata causata non dalla cupidigia di guadagno su mercati deregolati, piuttosto dalla voglia di espandere il proprio potere in Italia.
PADOAN GENTILONI1
Con il senno del poi, si può anche sostenere che l' intervento dello Stato fosse necessario fino dal 2013. Però allora si sarebbe potuto accusare il governo di voler mettere un coperchio sulle malefatte dei senesi, ancora forti nella compagine azionaria. Oggi nessuna parte politica muove obiezioni di fondo: altrimenti Mps dovrebbe chiudere.
Proprio qui sta il rovescio della medaglia. Tutti vogliono conservare l' antica banca senza quale Siena non vive, tutti vogliono indennizzare i piccoli risparmiatori. Lo si faccia, ma senza nascondersi che per rendere l' impresa conveniente ai contribuenti - o presto cedibile a privati - occorrerebbe inoltre coraggio, nell' innovare come nel ridimensionare. Per procurarsi i fondi, lo Stato italiano potrà finanziarsi a un costo molto basso: al momento il Tesoro colloca i titoli a 5 anni a un interesse inferiore all' 1%.
Ponendosi in una prospettiva di qualche anno, non sarebbe arduo sperare in un profitto.
juncker merkel
Per evitare che la politica ricada in vecchie tentazioni, sarebbe tuttavia meglio progettare di rivendere in tempi brevi. Magari potessimo avere un chiaro resoconto di costi e ricavi, come fa il National Audit Office britannico per gli aiuti alle banche della City.
L' aggravio sui conti dello Stato sarà notevole. L' Europa ce lo permetterà al prezzo di un esame più severo del bilancio 2017. Dovremo correggerlo strada facendo, si spera depurandolo da certe intemperanze renziane e non con nuove tasse.