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    "RICORDATI CHE FRA I RISI E I GASSMAN HANNO SEMPRE VINTO I GASSMAN” – MARCO RISI RACCONTA LA COMPETIZIONE TRA IL MATTATORE E IL PADRE DINO IN FATTO DI DONNE. "QUANDO LA MIA EX-MOGLIE FRANCESCA D'ALOJA LASCIÒ SUO FIGLIO ALESSANDRO PER METTERSI CON ME, VITTORIO GASSMAN LA CONVOCÒ PRETENDENDO UNA SPIEGAZIONE SUL "MISFATTO" E, AL MOMENTO DEL SALUTO, CON UNA CERTA ENFASI, LE DISSE…"


     
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    Franco Montini per “la Repubblica - Edizione Roma”

     

    marco dino risi marco dino risi

    «Mio padre Dino, milanese doc, diceva che Roma lo divertiva, lo faceva ridere e per questo, piuttosto che per ragioni di lavoro, decise di trasferirsi nella capitale. Oggi, invece - prosegue Marco Risi - complice la pandemia, le parole più attuali mi sembrano quelle pronunciate da Gore Vidal in una celebre scena del film "Roma" di Federico Fellini: "Non c' è posto migliore di questa città, morta e rinata tante volte, per vedere se arriva la fine del mondo"».

     

    A suo avviso, c' è davvero da temere il peggio per il futuro della città?

    vittorio alessandro gassman vittorio alessandro gassman

    «Non saprei: mi limito ad osservare che, se per qualche tempo, i romani sono stati ligi alle regole, ordinati, disciplinati, gentili, disponibili, molto rapidamente tutto è stato dimenticato. Le persone per strada sono tornate a guardarsi in cagnesco, gli automobilisti a suonare ai semafori e a parcheggiare in terza fila, ma soprattutto non si sono mantenuti i doverosi comportamenti sociali che raccomandavano attenzione e distanziamenti. L' impressione è che i romani non riescano a credere che le cose temute possano accadere realmente».

     

    Insomma, ben venga lockdown?

    vittorio gassman trintignant - il sorpasso vittorio gassman trintignant - il sorpasso

    «Per carità non voglio dire questo: in primavera durante la reclusione ho sofferto per l' impossibilità di andare al cinema e ora trovo irragionevole la chiusura di questi luoghi che sono i più sicuri e protetti della vita sociale. Durante il lockdown, ho cercato di resistere all' isolamento, continuando a fare le cose di sempre: leggere, scrivere, ideare progetti, sentire gli amici, ma senza provare alcun senso di colpa per le cose che avrei dovuto fare e non facevo, giustificato, per una volta, dalle inevitabili limitazioni imposte dalla pandemia».

     

    FRANCESCA D'ALOJA, ALESSANDRO GASSMAN FRANCESCA D'ALOJA, ALESSANDRO GASSMAN

    Questa capacità di sapersi adattare anche alle situazioni difficili e complicate è considerata una caratteristica tipicamente romana.

    «Non so se derivi da un innato cinismo o sia frutto di un Dna che affonda le radici nella storia, per cui i romani, me compreso, hanno l' impressione di sapere tutto, di essere sempre un passo avanti, anche se in realtà sappiamo pochissimo e vivacchiamo sulle ceneri di Giulio Cesare».

     

    Le sarebbe piaciuto vivere nella Roma dei Cesari?

    «La vita delle classi più abbienti e dei patrizi era certamente bellissima: libagioni, avventure, servitù a non finire. Lo spettacolo dei gladiatori al Colosseo era certamente più emozionante e coinvolgente del calcio allo stadio Olimpico. Ma se eri figlio del popolo o, peggio ancora, schiavo, la fatica e il dolore erano esperienze quotidiane. In ogni caso, l' antica Roma mi affascina molto».

    vittorio gassman marco e dino risi gianni minà vittorio gassman marco e dino risi gianni minà

     

    Tuttavia, non si è mai cimentato nel cinema peplum e nella sua filmografia i film romani, a prescindere dai generi, sono un' esigua minoranza.

    «Innanzi tutto perché girare a Roma è complicatissimo per questione di permessi e di traffico. E poi le persone detestano le invasioni di quelli che chiamano i cinematografari. Oggi, quando i camion delle troupe arrivano ed occupano i posti auto sotto casa, fioccano le proteste.

     

    Anni fa, per il film "L' ultimo capodanno", per qualche giorno, in orario notturno, bloccammo, benché solo in un senso, il traffico sul ponte delle Aquile: la seconda sera nella corsia opposta un automobilista rallentò, quasi fermandosi. Pensavo volesse curiosare e salutare qualcuno: invece, quando scoprì che si stava girando un film, ripartì a tutta velocità apostrofandoci con un generoso "andatevelò a piglia'"».

     

    marco risi Francesca D' Aloja marco risi Francesca D' Aloja

    Invece, in passato, i rapporti fra Roma e il cinema era idilliaci.

    «Non so se fossero davvero idilliaci, forse, più realisticamente, a Roma negli anni '60 si respirava nell' aria la gioia di vivere e si era tutti più sereni. Di sicuro, c' era un maggiore rispetto nei confronti degli altri. Inoltre poter dire di avere un padre regista incuteva una certa soggezione: oggi, al contrario, il lavoro nel cinema ha perso qualsiasi fascino».

     

    Avere un padre famoso, conoscere i volti più popolari del cinema dell' epoca, le ha consentito di vivere un' infanzia e una giovinezza da privilegiato?

    LUCREZIA LANTE DELLA ROVERE FRANCESCA D'ALOJA, ALESSANDRO GASSMAN LUCREZIA LANTE DELLA ROVERE FRANCESCA D'ALOJA, ALESSANDRO GASSMAN

    «In realtà non più di tanto. È vero che sono cresciuto in un quartiere ricco, in un appartamento di fronte al ristorante Celestina in viale Parioli 103/a, ma nella zona il nostro condominio era chiamato il palazzaccio, perché particolarmente brutto.

     

    Il mio amico d' infanzia, Massimo Borgna, detto "Luna piena" per il suo faccione alla Charlie Brown, era il figlio del garagista sotto casa, con il quale, già frequentando le elementari, eravamo soliti marinare la scuola per andare a nasconderci fra i prati dell' Acqua Acetosa, dove ancora non esistevano i circoli sportivi, che hanno invaso gli argini del Tevere.

     

    marco risi foto di bacco marco risi foto di bacco

    Questa mia infanzia selvaggia finì, quando mia madre mi trasferì dalle scuole pubbliche alla privata San Giuseppe in via Flaminia, dove eravamo più controllati e dove le assenze venivano immediatamente comunicate alla famiglia».

     

    E le frequentazioni con i divi dell' epoca?

    «Molto meno di quanto si possa immaginare: da ragazzo, credo di aver incontrato Tognazzi una sola volta, quando ci venne a trovare al mare, durante una vacanza a Tor San Lorenzo. Gassman l' ho conosciuto al Circeo quando avevo già vent' anni.

    MARCO RISI VITTORIO GASSMAN MARCO RISI VITTORIO GASSMAN

    Tra lui e mio padre c' è sempre stata una sottile competizione in fatto di donne. Così Vittorio, quando la mia ex-moglie Francesca D' Aloja lasciò suo figlio Alessandro per mettersi con me, la convocò pretendendo una spiegazione sul "misfatto" e, al momento del saluto, con una certa enfasi, le disse: "Ricordati che fra i Risi e i Gassman hanno sempre vinto i Gassman"».

     

    Ha coltivato amicizie nel mondo del cinema?

    «Ho avuto, perché purtroppo non c' è più, un amico davvero fraterno: Carlo Vanzina, che era una persona gentile, cortese, coltissima. Per anni siamo stati inseparabili, poi, a complicare il rapporto, sono intervenute le mogli e abbiamo iniziato a vederci meno, pur restando sempre in contatto. Da ragazzi, andavamo al cinema insieme, vedevamo anche due o tre film nella stessa giornata.

    vittorio gassman dino risi vittorio gassman dino risi

     

    Studiavamo poco, ma a scuola Carlo andava benissimo. All' epoca, e oggi la cosa sembra ridicola, si entrava in sala quando capitava, anche a metà del secondo tempo: si vedeva prima la fine del film e poi l' inizio. Una cosa assurda, come iniziare un libro a pagina 95 e successivamente leggere l' incipit. Con Carlo ci rendemmo presto conto di questa cosa assurda e diventammo spettatori rigorosissimi: il film si doveva vedere integralmente dai titoli di testa a quelli di coda. Tuttavia il modo selvaggio di andare al cinema proseguì fino agli anni '80. Carlo riempiva un quadernetto con appunti da critico, una professione che avrebbe voluto fare».

    marco risi foto di bacco marco risi foto di bacco

     

    Quali sono i suoi luoghi romani del cuore?

    «A Roma ci sono strade dove mi sento bene, che mi comunicano una grande carica, altre volte invece mi trasmettono malinconia. In alcuni casi sono tratti diversi di una stessa strada a fornirmi emozioni contrastanti. Amo molto i primi 50 metri di via Settembrini, ma non i successivi. Le strade con i platani, e a Roma ce ne sono tanti, mi mettono sempre un' infinita malinconia.

     

    L' Appia Antica è un luogo che associo ad un' idea di energia esplosiva. E, se per qualche motivo ci capito, non posso non sostare per qualche minuto accanto all' elefantino di piazza Santa Maria sopra Minerva.

     

    Da qualche anno vivo non lontano da Porta Pia e piazza Fiume e improvvisamente ho scoperto la bellezza della vita di quartiere. Dove abito resistono ancora le botteghe, ci sono una quantità di trattorie tradizionali, e molti cinema, Mignon, Savoy, Europa. Ma, soprattutto, mi muovo a piedi: per le mie esigenze, non ho più bisogno di usare la macchina. Una cosa bellissima».

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