DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
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NEL LABIRINTO DI CONTI E DEBITI...
L'annus horribilis di Rupert Keith Murdoch comincia nel febbraio del 1990 e si conclude nel febbraio del 1991. Alla Casa Bianca c'è George Bush sr., a Downing Street la Thatcher passa il testimone a John Major. à senza dubbio il periodo più nero di tutta la vita del nostro tycoon, il cuore del suo nono settennato di vita: la fase cruciale in cui la sua radiosa immagine di Paperon de' Paperoni trasmuta in quella di Paperino.
à un anno in cui il Padrone dei media si arrocca nel labirinto dei suoi conti, all'interno del castello di carta dei suoi bilanci annuali, mentre alle porte lo assediano i creditori: 150 tra banche e società d'assicurazioni. Povero Murdoch ! Le prime rughe, sul suo volto di cinquantanovenne ben tenuto, appaiono alla vista dei bilanci di Sky Tv.
Il bouquet di canali, guanto di sfida gettato alla televisione analogica terrestre nel Regno Unito, chiude il secondo semestre del 1989 con un deficit di 150 miliardi di vecchie lire. «Se le perdite dovessero continuare a questo ritmo la situazione diventerebbe presto insostenibile», gli dicono i suoi direttori delle finanze. E Murdoch annuisce. Lo sa bene.
La primavera e gli inizi dell'estate, nelle varie sedi della News Corp. sparse nel mondo, passano tra tumultuose comunicazioni e batticuori. I nuovi apparati telefax aiutano, ma non più di tanto. In agosto non ci sono più dubbi: il rapporto tra indebitamento totale e valore complessivo del capitale di Murdoch è 110/100, il massimo consentito dagli accordi con i creditori.
Suona l'allarme rosso. In quel periodo sono già saltati per aria alcuni grandissimi genii del debito: gli Houdini, che erano stati in grado di districarsi da qualsiasi stretto groviglio di impegni a pagare, cominciano ad affogare nel fiume di cifre in cui si erano spettacolarmente gettati. Tra questi figurano alcuni "principi del vivere in rosso": Alan Bond, Robert Campeau e Donald Trump. Potrebbe accadere anche a Murdoch ? Perche' no?
IL MERCATO DEI DEBITI
I decenni Settanta e Ottanta avevano generato una quantità di cambiamenti fondamentali - sia nella finanza sia nel settore degli investimenti - maggiori di qualsiasi altro periodo, inclusa la Grande Depressione. Tali mutamenti avevano introdotto riforme strutturali nell'economia e nelle Borse. La deregulation, la revisione del sistema fiscale, la globalizzazione dei mercati e, soprattutto, il largo uso dei computer e delle tecnologie di comunicazione, avevano alterato il mondo del denaro in modi che coinvolgevano chiunque.
Con la simultaneità delle trattative si generava sia maggiore semplicità sia maggiore complessità nell'universo finanziario e ciò aveva reso possibili forme di transazione e metodi di rischio senza precedenti. Il cosidetto «May Day» del mercato azionistico (1 maggio 1975) e il Depository Institutions Deregulation and Monetary Control Act (1980), avevano iniziato un'era di deregulation e diversificazione per le industrie bancarie e del brokeraggio che era sfociata nella grande offerta di nuovi prestiti e strumenti finanziari.
Quattro tappe fondamentali - il Tax Reform Act (1976), l'Economic Recovery Tax Act (1981), il Tax Equity and Fiscal Responsibility Act (1982) e il nuovo Tax Reform Act (1984) - avevano sostanzialmente modificato il modo in cui sia gli individui che le società gestivano le loro risorse finanziarie. Su scala mondiale, dopo gli eventi traumatici dell'aumento del prezzo del petrolio e dell'inflazione a due cifre, l'economia mondiale si era scoperta più interdipendente che mai.
Il risultato era stato una vasta opportunità di investimenti creata dalle società che agivano nel mercato del debito e delle azioni ordinarie. Si era inoltre costruito un mercato molto «creativo» costituito dagli acquisti e fusioni delle corporations, nel quale si rinvenivano veloci e facili guadagni.
Tutti gli Houdini del debito/investimento avevano vissuto gli anni Ottanta come gli anni della cornucopia finanziaria. La locomotiva economica occidentale, mossa dall'instancabile tandem Reagan-Thatcher, sbuffava ma tirava. Le banche concedevano prestiti in allegria, era il loro lavoro. I grandi alfieri del libero mercato utilizzavano il denaro altrui per acquisizioni e spericolati investimenti, era il loro lavoro.
La formula era per tutti la stessa: rivalutare i propri assetts dopo abili make-up di bilancio, darli in garanzia, ottenere denaro e linee di credito per nuovi acquisti, pompare investimenti nei nuovi progetti e soprattutto tralasciare di aumentare i dividendi nelle vecchie imprese. Gli affari andavano bene, la bandiera dei profitti garriva al vento della Storia, i debitori restituivano più o meno puntualmente, le banche erano soddisfatte e tutto filava per il meglio. Ma ora l'incertezza è alle porte e si fanno i conti in tasca a tutti.
Per Murdoch l'appuntamento con la verità è il 23 agosto 1990. In quella data annuncia i risultati dell'anno (conclusosi il 30 giugno): gli utili dopo le tasse sono la metà di quello precedente e il debito totale è aumentato di 1 miliardo di dollari australiani, fino a raggiungere i 10,4 (equivalenti a circa 10.000 miliardi di vecchie lire). Una situazione paragonabile all'indebitamento di una nazione come l'Ecuador, peggiore se si considera che i debiti «a breve», cioè in scadenza nei futuri dodici mesi, sono aumentati di quasi sei volte e ammontano a circa 3 miliardi di dollari australiani.
Un tremito corre lungo la spina dorsale dei banchieri di tutto il mondo. Già nel giugno del 1989, la News Corp. doveva 5,8 miliardi di dollari australiani alle banche, 1,8 ai detentori di bond e un altro 1,8 ai detentori di azioni privilegiate. In tutto 9,4 miliardi di dollari australiani. Da quel momento Murdoch ha cercato di correre ai ripari: ha venduto circa 1,2 miliardi di dollari australiani di assett, ma l'incasso è andato a sanare un debito equivalente contratto dalla sua casa editrice HarperCollins. Tutta colpa della «cultura», si dira'.
Gli analisti della Anz McCaughan - che impastano e rimpastano i bilanci della News Corp. - rammentano che la Corporation ha generato più di 1,5 miliardi di dollari australiani nel periodo giugno 1989-giugno 1990, ma dopo aver pagato banche, tasse, dividendi, e aver investito in innovazioni tecnologiche nei giornali australiani e inglesi, è risultato un rosso di 450 milioni di dollari australiani. Quindi, alla fine, controvoglia, si ammette : il debito netto totale è di 10,4 miliardi di dollari australiani, vale a dire 9,4 miliardi di dollari americani. Tale debito sarà fatale se risulterà maggiore dell'assett totale della News Corp. o se genererà interessi tali da eroderlo in breve tempo.
La prima ipotesi comunque non è verosimile e la seconda appare attualmente improbabile: «Niente è impossibile , pero'», dicono gli analisti delle maggiori piazze d'affari, «visto lo sterminato puzzle di conti che riguardano la News Corp. e le sue consociate e possedute». Inoltre, a causa del fatto che la News Corp. è quotata in diverse Borse, si individua un contrasto latente tra le competenti Autorità americane e australiane: le prime sono più dure, mentre le seconde, che seguono le regole del Commonwealth, lo sono molto meno. Fortunatamente per Murdoch le convenzioni che regolano i suoi debiti fanno riferimento alle regole australiane.
18/ Continua...
APOCALYPSE MURDOCH - PRIMA PUNTATA
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APOCALYPSE MURDOCH - SECONDA PUNTATA
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APOCALYPSE MURDOCH - TERZA PUNTATA
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APOCALYPSE MURDOCH - QUARTA PUNTATA
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APOCALYPSE MURDOCH - QUINTA PUNTATA
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APOCALYPSE MURDOCH - SESTA PUNTATA
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APOCALYPSE MURDOCH - SETTIMA PUNTATA
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APOCALYPSE MURDOCH - OTTAVA PUNTATA
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APOCALYPSE MURDOCH - NONA PUNTATA
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APOCALYPSE MURDOCH - DECIMA PUNTATA
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APOCALYPSE MURDOCH - UNDICESIMA PUNTATA
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APOCALYPSE MURDOCH - DODICESIMA PUNTATA
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APOCALYPSE MURDOCH - TREDICESIMA PUNTATA
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APOCALYPSE MURDOCH - QUATTORDICESIMA PUNTATA
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APOCALYPSE MURDOCH - DICIASSETTESIMA PUNTATA
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RUPERT MURDOCH CON IL SUN A TRENTATRE ANNI DI DISTANZARUPERT MURDOCH RUPERT E WENDI DENG MURDOCHRUPERT E WENDI MURDOCH CON LE FIGLIE RUPERT MURDOCHrupert murdoch 50rupert murdochRupert Murdoch
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