DAGOREPORT – MATTEO FA IL MATTO E GIORGIA INCATENA LA SANTANCHÈ ALLA POLTRONA: SALVINI, ASSOLTO AL…
Francesco Bonazzi per Dagospia
1. ALFANAYEV - Il Banana non gli ha lasciato fare le primarie e a febbraio si è anche candidato al suo posto. Lui si è sentito tradito, ma dovrebbe fargli un monumento perché senza il Cavaliere il Pdl si sarebbe fermato al 15%. Adesso che ha lasciato "la casa del Padre" e ha salvato il governino di Mezze intese, per il suo Nuovo centrodestra si accontenterebbe anche solo del 10%.
Passerà il 2014 a pregare che non si voti e il resto della vita a sperare di non fare la fine di Gianmenefrego Fini. La sua indimenticabile prestazione sul caso Ablyazov, con il Viminale ridotto a una dependance dell'ambasciata kazaka a Roma, resterà nella storia della decadenza italica. Alla fine, bisogna ammettere che in quell'occasione il ministro degli Interni Alfano è stato salvato dal vicepremier Alfano e dal segretario del Pdl, Alfano. Tra tutti e tre, voto: 4,5.
2. ASPENIO LETTA - Inflessibile con Giuseppa Idem, straordinariamente comprensivo con gli altri ministri, specie se protetti da Re Giorgio (Cancellieri) o Drago Draghi (Saccomanni). Ha incassato la prima fiducia garantendo che il suo sarebbe stato un semplice governo di servizio, ma dopo un paio di mesi si era già prenotato per l'intera legislatura.
Ha dato sicurezza e coraggio a un altro frutto del vivaio democristiano come Angelino Jolie Alfano, impegnato nel periglioso distacco da Papi. Distribuisce un po' a tutti e un po' a nessuno. Se può, rinvia volentieri. Dove non sa che fare, come su Telecom e Alitalia, fa finta di niente e passa oltre. Indossa speciali occhialoni che gli fanno vedere, unico in Italia, la ripresa economica.
Protetto e guidato da Re Giorgio in ogni suo passo, affronta Renzie con le armi del sorriso e della pazienza e intanto coltiva con discrezione i suoi storici rapporti con il mondo dell'economia e i circoli internazionali. Il confronto con i vari Monti, Berlusconi e D'Alema gli vale mezzo punto in più per educazione, gentilezza e assoluta mancanza della caratteristica che gli italiani non sopportano più in un politico: l'arroganza. Voto: 6,5.
3. ASTERIX MARONI - Dopo aver guidato con mano ferma le epurazioni nella Lega Nord, alle elezioni politiche di febbraio ha conquistato un misero 4 per cento. In compenso, si è installato al Pirellone per i prossimi cinque anni grazie ai voti di Berlusconi e da lì dirà la sua sull'unica vera grande partita dove lo Stato può ancora far girare dei soldi: l'Expo del 2015. E lasciando il posto di segretario a Matteo Salvini, da lui spacciato come "il Renzi della Lega", il presidente della Lombardia fa capire che per sé immagina un futuro senza più il Carroccio-catorcio. Voto: 5.
4. BOLDRINMEIER - Candidata indipendente con un piccolo partito come Sel, ma a Laura Boldrini quando ricapita di essere eletta presidente di qualcosa? Lei lo sa e giustamente si guarda bene dal voler piacere a chicchessia. Infatti non piace a nessuno. La sua espressività , mentre presiede le sedute di Montecitorio, ricorda quella di certe sculture lignee della tradizione religiosa valdostana. Non sfigurerebbe appesa tra san Grato e sant'Orso, ma lei ama muoversi. Di preferenza con il compagno, com'è avvenuto in occasione dei funerali di Mandela.
Però è meglio un presidente della Camera sessista, schierato contro ogni minoranza etnica o religiosa, che odia i poveri di ogni latitudine, che predica la violenza sulle donne e auspica la morte per fame di migliaia di bambini, oppure la Boldrinmeier? Tutto sommato, meglio la Boldrinmeier. Dunque, siamo fortunati ad avere una persona così come terza carica dello Stato. Ed è fortunato anche Nichi Vendola, il quale difficilmente verrà giubilato da una come Notre Dame de Chignon. Voto: 5.
5. BONINA BONINA - Ok, ha ereditato dal predecessore Terzi di San Qualcosa il pasticciaccio dei due marò detenuti in India e sul caso Ablyazov è stata presa in giro dal collega Alfano, che in realtà stava con gli altri. Poi ha rimediato un po' sotto Natale con il ritorno a Roma della madama kazaka, un breve spot che serve solo ad accelerare l'estradizione del marito dalla Francia.
Ovunque vi siano italiani nei guai, dalla Polonia al Congo, Donna Emma non ci fa: ci è. Comunque va bene lo stesso, tanto la politica estera se la fa da sola l'Eni, come al solito. Lei ha compiti di rappresentanza, ma alla Farnesina diffida di tutto e di tutti. Non sia mai che un qualche scivolone ne pregiudichi i sogni quirinalizi. Praticamente condannata al compitino. Voto: 5.
6. CROZZA-BERSANI - Gli cade per botta di fortuna il governo Berlusconi, ma si fa fregare da re Giorgio e anziché andare subito alle elezioni appoggia il governo Monti. Poi finisce la legislatura, si va a votare per forza, e lui fa una campagna così dimessa che regala la vittoria ai grillini. A urne chiuse, di birretta in birretta, si convince di aver vinto.
Meno credibile della propria imitazione, guida con mano sicura il Pd alla disfatta del voto per il Quirinale, si fa nuovamente fregare da Re Giorgio e viene ingabbiato in un secondo governissimo. Alle ultime primarie, il vero terrore di Renzie è stato che Pierluigi Bersani finisse per appoggiarlo. Ma essendo fondamentalmente un brav'uomo, è rimasto fermo come uno stinco di maiale tra le patate, pronto a farsi rottamare da gente come Fassino e De Luca. Voto: 4 (di stima).
7. DRAGO DRAGHI - Media tra la Merkel e Hollande, tiene in mano i cordoni della borsa (monetaria) e soprattutto vigila, vigila, vigila. Specialmente sull'Italia e sul suo spread. Il nostro lord protettore a Francoforte una volta era una riserva della Repubblica. Adesso, è semplicemente quel che resta della Repubblica. Un punto in meno per aver appioppato a Lettanipote il (pappa)gorgeous Saccomanni. Voto: 9.
8. DUDU' - Il barboncino bianco di Silvio e Francesca non soltanto ringhia ogni volta che appare Capezzone (gli italiani invece si difendono con il telecomando), ma secondo alcuni sondaggi riservati registrerebbe già un gradimento superiore a quello di Aigor Gasparri e Renatino Brunetta. In quanto appartenente alla razza canina, nella nuova organizzazione di Forza Italia gli saranno affidati i rapporti con Michela Vittoria Brambilla. Recentemente, Dudù ha giocato anche con lo "zio Vlad" Putin senza che questi lo scuoiasse con il proprio coltello siberiano e questo ne fa, in caso di ritorno del Banana a Palazzo Chigi, un valido strumento di politica estera ed energetica. Voto: 10.
9. GRAN MACELLAIO DENIS - Appesantito è appesantito, anche se quest'anno la magistratura fiorentina lo ha alleggerito di 12 milioni di euro, sequestrati in via preventiva per una presunta truffa sui fondi pubblici all'editoria. E il Gran Macellaio Verdini Denis per ora si è salvato dal rinvio a giudizio nell'inchiesta sulla Loggia P3 solo grazie a uno stralcio, in attesa che Montecitorio si degni di rispondere alla Procura di Roma sull'utilizzabilità di certe sue telefonate.
Schierato tra i falchi di Hardcore, dopo la condanna definitiva del Banana ha perso parecchio potere a corte, trascinato nel cono d'ombra dalla non agevole compagnia della Santadechè. Del Pdl era il potentissimo uomo-macchina, ma in Farsa Italia non è ancora chiaro se avrà un gran ruolo. Per lui il 2013 è stato un anno orribile, ma da questo a darlo per finito ce ne passa. Anche perché al momento di scegliere chi deve trattare con Renzie sulla nuova legge elettorale, il Banana non ha avuto dubbi. Ancora lui, ancora il Grande Macellaio Denis. Voto: 6.
10 - GRASSO CHE RIDE - Il magistrato che piace alla gente che piace non aveva ancora finito di officiare la sua prima seduta da presidente del Senato che era già candidato a presidente della Repubblica. E' andata com'è andata, ma da allora l'ex procuratore Antimafia non ha mai smesso di costruirsi il consenso. Per la prossima volta. Moderato con i moderati, democratico con i democratici, ha una speciale attenzione per le ragioni e i diritti della (maxi) minoranza grillina. Se per qualche ragione Bella Napoli ritenesse di dover concludere in anticipo il suo secondo settennato, Grasso c'è. Nella convinzione che questa volta le truppe di Grillomao giocherebbero la partita e sarebbero decisive. Voto: 7
11. GRILLOMAO - Da zero a venticinque (per cento) in pochi mesi. E già questo basterebbe per chiudere il discorso sulla vera, unica, grande rivelazione politica di questo 2013. L'ex comico genovese, con il suo Movimento Cinque Stelle, ha fatto il super botto al primo colpo. Mediamente, specie se si confrontano le sue truppe con quelle degli altri partiti, Grillomao ha spedito alle Camere un plotone di deputati giovani, colti, dalla faccia pulita e abbastanza secchioni.
Il problema è che fatica a gestirli e l'M5S si è fatto tagliare fuori dalla partita per il Quirinale, finendo per beccarsi il presidente più sgradito. Un errore drammatico e che rischia di pesare sull'intera legislatura e non solo. E alle prossime Europee, nonostante Grillo sia schierato da anni dalla parte che ora ha il vento il poppa (no euro e guerra alla banche), anche un solo punto in meno dell'exploit delle Politiche sarà vissuto come l'inizio di uno s-boom che tutto l'establishment si augura. Voto: 7,5.
12. IL CAINANO - Con degli avvocati normali sarebbe stato assolto dal caso Ruby, non rischierebbe un nuovo processo per la gestione delle Olgettine e avrebbe chiuso per tempo le partite fiscali che invece lo hanno portato alla condanna di quest'estate in Cassazione e alla successiva decadenza. Ma nulla è normale intorno al Banana, costretto dopo vent'anni a ri-fondare Forza Italia con gente che lancerebbe volentieri dalla finestra.
Alle elezioni di febbraio ha sfiorato il 30 per cento con una rimonta personale ai limiti dell'incredibile. Poi, formalmente, è stato tradito. In realtà si è liberato in un colpo solo di Alfanayev, Lupi, Quagliariello, Lorenzin, Cicchitto e Formigoni, non esattamente un "dream team" della politica. Adesso si presenta alle Europee con le mani libere di chi sta all'opposizione, pronto a incassare milioni di voti berciando contro tasse, euro e Germania cattiva. In più, le sue aziende volano in Borsa. Una partita gagliarda, giocata sempre sul filo dell'espulsione, macchiata però da una colossale autorete: la rielezione di Bella Napoli al Quirinale. Voto: 5,5
(1° parte)
FRANCESCO BONAZZIAngelino Alfano BOBO MARONI E ISABELLA VOTINO Laura Boldrini ai funerali di MandelaEmma Bonino crozza bersani il presidente dell eurogruppo juncker a destra in una rara foto con mario draghi e mario monti aspx la pagina di forza dudu DENIS VERDINI PIETRO GRASSO Silvio berlu
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