1. LA SEXY GIULIA LIGRESTI LANCIA BOMBETTE SULLA TESTOLINA DI NAGEL: “HO LA CERTEZZA CHE MEDIOBANCA E UNICREDIT FOSSERO PERFETTAMENTE A CONOSCENZA DELLE CRITICITÀ PATRIMONIALI DI UNIPOL, MAI SANATE”. E PER AGGIUNGERE ALTRO VETRIOLO, LA SEXY SIGNORA INSINUA CHE DENTRO IL BILANCIO DELLA COMPAGNIA BOLOGNESE SI NASCONDA LA VOCE SUI DERIVATI INSERITA NEL BILANCIO IN MANIERA “NON CHIARA” 2. BUM! “LA REALTÀ È CHE FONSAI DOVEVA SALVARE UNIPOL E GLI INTERESSI DELLE BANCHE” 3. LO SMONTEZEMOLATO MICA MOLLA LA NAVICELLA SCASSATA DI ITALIA (SENZA) FUTURA 4. MA QUANTO RODE A BINI SMAGHI LA NOMIMA A MINISTRO DEL SIMPATICO DRAGO-MANNI?

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1. LE BOMBETTE DELLA SEXY GIULIA LIGRESTI SULLE TESTA DI NEGO NAGEL
Ai piani alti di Mediobanca dove una parte dei 119 dirigenti stava leccandosi ancora i baffi per i 44 milioni di bonus elargiti dal vertice, ieri poco dopo le 18, 30 si è sentito un gran puzzo di bruciato.

Nei corridoi felpati al primo piano di Piazzetta Cuccia dove si trova l'ufficio del pallido Alberto Nagel, l'odore era particolarmente acre per colpa di un flash dell'agenzia AdnKronos che ha rilanciato dichiarazioni al vetriolo di Giulia Ligresti, la figlia dell'81enne costruttore di Paternò che con generosità incomprensibile una giuria di 20 giornalisti economici e banchieri nel 2009 ha definito "per la sua eleganza da modella, una delle donne più sexy".

Gli uscieri di Piazzetta Cuccia , che come i manager e i funzionari non osano calpestare la guida rossa davanti agli uffici di Nagel e Pagliaro, sono riusciti a sbirciare le dichiarazioni rilasciate all'agenzia dalla figlia del patron siculo-milanese che per molti anni è stato di casa a Mediobanca. E anche loro sono impalliditi quando hanno letto che la signora , amante delle borsette firmate, ha dichiarato senza mezzi termini: "ho la certezza che Mediobanca e Unicredit fossero perfettamente a conoscenza delle criticità patrimoniali di Unipol, mai sanate".

La bombetta lanciata da Giulia Ligresti è un messaggio indirizzato soprattutto nei confronti del pallido Nagel, il banchiere che più ha avuto a che fare con l'imprenditore di Paternò, ed è un tentativo di mettere una trave nelle ruote in quella fusione tra FondiariaSai e Unipol che dovrebbe concludersi entro la fine dell'anno. Un avvertimento l'aveva già lanciato pochi mesi fa papà Ligresti quando aveva detto che "la vera storia e ricostruzione dei fatti e dei soggetti che hanno danneggiato FondiariaSai deve essere scritta".

Il monito di Totuccio era indirizzato nei confronti di Mediobanca che dopo aver elargito fino al 2008 più di 1,1 miliardi, ha cercato di chiudere la partita con la famiglia del costruttore in modo da accelerare i tempi della fusione con il colosso Unipol, il colosso "rosso" delle assicurazioni al quale la stessa Mediobanca ha erogato nel tempo 400 milioni.

Poi è saltato fuori il famoso "papello" che il pallido Nagel avrebbe firmato per accogliere le richieste avanzate da Salvatore, Jonella, Paolo e Giulia Ligresti, in cui si chiedeva a Mediobanca una buonuscita da 45 milioni di euro comprensivi di consulenze e di particolari attenzioni per il cavallo della figliola Jonella.

Di fronte al consiglio di amministrazione di Mediobanca che si è svolto a settembre, un Nagel più pallido del solito aveva ribadito di aver firmato il foglio "mosso da compassione", e di averne semplicemente presa visione. Poi aveva cercato di scaricare sull'ex-presidente Geronzi le responsabilità della montagna di quattrini sganciati ai Ligresti nel corso degli anni, ma il banchiere romano aveva reagito con violenza dicendo che si trattava di un tentativo teso "più che a descrivere la realtà dei fatti a trovare una giustificazione all'operato di Nagel".

Per alcuni mesi i grandi giornali si sono preoccupati di non tornare sull'argomento e di non parlare dell'operazione concepita nel luglio 2012 da Mediobanca e Unipol che, una volta conclusa, porterà un danno enorme ai piccoli azionisti e metterà alla porta 2. 240 dipendenti.

Nei giorni scorsi la vicenda e' tornata alla cronaca perche' nelle mani degli inquirenti di Milano, guidati dal pm Orsi, e' finita una valanga di email che consente di ricostruire 10 anni di rapporti tra la famiglia e i vertici di Mediobanca. Qualcuno dice che la fitta corrispondenza sia stata trovata per caso dalla Guardia di Finanza, ma a questa favoletta credono in pochi, e da quel momento gli esperti di informatica della Procura stanno cercando di decrittare lo scambio di missive tra i piani alti di Mediobanca e i vertici di FonSai.

Con la dichiarazione fulminante di ieri Giulia Ligresti ha aperto un altro squarcio sull'operazione Unipol che secondo i seguaci di Beppe Grillo si è svolta "a tinte cupe" e può aprire un cratere di sorprese. La figlia di Totuccio ha studiato alla Bocconi e al Queen Mary College di Londra dove le famiglie-bene di Milano mandano le loro figlie a studiare le buone maniere. In ciò che ha detto ieri non c'è traccia di bon ton , ma un desiderio di vendetta che rischia di mettere in discussione l'operazione Unipol perché dice testualmente Giulia Ligresti: "la realtà è che FondiariaSai doveva salvare Unipol e gli interessi delle banche".

E per aggiungere altro vetriolo, la signora insinua che dentro il bilancio della Compagnia bolognese si nasconda la voce sui derivati inserita nel bilancio in maniera "non chiara".
Adesso si tratta di capire se oltre a esaminare il famoso "papello" di Nagel, gli alti dirigenti di Piazzetta Cuccia si siano presi cura di leggere bene i bilanci di Unipol per capire se tra le righe sono state nascoste partite esplosive. Questo spiega perché da ieri sera nei corridoi dove Enrico Cuccia era l'unico a calpestare la guida rossa si sente un forte odore di bruciato. E sono in molti a tremare.

L'amarezza per la bombetta dell'inquieta Giula Ligresti si e' un po' attenuata stamane quando l'agenzia Radiocor ha annunciato che i magistrati di Torino, titolari di un'inchiesta sul gruppo di Ligresti, hanno inviato 14 avvisi di garanzia ai membri dell'esecutivo di Fonsai e Milano Assicurazioni. L'accusa e' di aver occultato perdite per oltre 600 milioni nel bilancio 2011.
La guerra continua.


2. LO SMONTEZEMOLATO HA DECISO DI NON MOLLARE LA NAVICELLA SCASSATA DI ITALIA FUTURA

L'idea gli e' venuta dopo la vittoria delle Ferrari a Barcellona e mentre tornava in Italia con un volo privato Luchino di Montezemolo non ha perso tempo. L'euforia per il successo delle rosse di Maranello gli ha risvegliato la voglia di combattere ancora anche nella politica, il terreno dove la sconfitta e' stata piu' grande, e poiche' Luchino non e' uomo che si arrende ha deciso di non mollare la navicella scassata di Italia Futura, l'associazione messa in piedi nel luglio 2009 con i soldini di Dieguito, Passera e Maria Paola Merloni.

Dall'aereo ancora in volo ha chiamato l'amico Nicola Rossi, il politico ex-PD che e' rimasto uno degli ultimi giapponesi nel think-tank dei "carini'' che hanno creduto in Monti e sono entrati nel governo con un pugno di mosche.

Il dialogo e' stato fruttuoso perche' appena arrivato a casa Montezemolone ha trovato il testo di un appello che appare oggi sul sito dell'Associazione. Non e' una prosa particolarmente eccitante, ma una sorta di timido appello a "riprendere la strada maestra, tornando alla mission iniziale", che aldila' del gergo aziendale, per Luchino significa "promuovere il dibattito civile e politico sul futuro del Paese dando voce a chi non si rassegna a contribuire alla vita pubblica solo il giorno delle elezioni".

E' strano che un uomo cosi' ambizioso e abituato alla luce, prediliga toni cosi' opachi e generici, ma in tempi di magra cultura politica questo e' il massimo che i cervelloni di Italia Futura riescono a partorire. Siamo comunque lontani anni luce dalle analisi e dalle meravigliose promesse annunciate tre anni fa durante la presentazione del Movimento nella Galleria del principe Colonna quando uomini come Enrico Letta, Fini, Riccardi, Abete e Auci rimasero estasiati dal Verbo rutilante del presidente della Ferrari. La Terra promessa sembrava a portata di mano e le fanciulle in sala si inumidirono incantate per il "manifesto" che prometteva speranze ed esaltava il merito.

Oggi nell'appello, firmato a quattro mani con il freddo Nicola Rossi, l'estasi lascia il posto alla volonta' di "innovare i contenuti e le forme della partecipazione che -ecco l'unica novita'- "dovra' essere diretta e aprirsi ai cittadini e ai territori. Il tempo delle elites e' finito, L'aristocrazia dell'intelligenza e delle competenze dei vari Andrea Romano e Carlo Calenda deve lasciare il posto a una politica piu' umile e attenta alla rabbia dei cittadini. Si volta pagina, dice Luchino, anche se in cuor suo sa benissimo che serve a poco.


3. PAOLO BUZZETTI, IL PRESIDENTE DEI COSTRUTTORI ADERENTI ALL' ANCE HA PERSO IL SENSO DELLA MISURA
Avviso ai Naviganti N. 1: "Si avvisano i Signori naviganti che Paolo Buzzetti, il presidente dei costruttori aderenti all' Ance ha perso il senso della misura. Di fronte alle misure ipotizzate dal governo per la casa ha detto che non si possono passare anni a correre dietro all'IMU e all'ICI, poi tra la sorpresa degli imprenditori associati ha dato sfogo al suo impeto keynesiano invocando "un piano Marshall per la ricostruzione del Paese". Qualcuno dovrebbe rinfrescare la memoria dell'ingegnere romano e spiegargli che cosa e' stato esattamente quel Piano annunciato nel giugno del '47 per ricostruire l'Europa e l'Italia dopo la guerra. E con pazienza fargli capire che non esistono i numeri e le condizioni per ripetere un'operazione che porto' all'Italia oltre 20mila miliardi".


4. MA QUANTO RODE A BINI SMAGHI LA NOMIMA A MINISTRA DI DRAGO-MANNI?
Avviso ai naviganti N. 2: " Si avvisano i Signori naviganti che Lorenzo Bini Smaghi non ha alcuna intenzione di tirarsi fuori dal dibattito sulla crisi economica. L'ex. banchiere mediceo della BCE , che dopo aver perso la battaglia da Governatore e' saltato sulla poltrona di Snam e insegna ad Harvard, sta moltiplicando interviste e interventi per dire la sua. L'ultima e' di ieri al canale Class Cnbc in cui suggerisce all'Italia di utilizzare la ricetta spagnola del Fondo Salva-Stati, un'idea che sembra tirata fuori per innervosire il palcido Saccomanni di cui Bini Smaghi invidia profondamente la nomina a ministro".

 

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