1 - SCOPPIA IL CASO ETRURIA: L' IRA DEI RISPARMIATORI SI ABBATTE SU RENZI E PD
Laura Cesaretti per “il Giornale”
RENZI BOSCHI fb
Di fronte alla disperazione e alle proteste di chi - dopo aver incautamente investito nelle «bad bank» - ora rischia di perdere ogni risparmio, il governo cerca di correre ai ripari.
Matteo Renzi difende l'operato dell' esecutivo, e ricorda che senza il suo decreto le quattro banche nell' occhio del ciclone sarebbero fallite, con tanti saluti ai correntisti: «È una questione molto delicata, l' atteggiamento del governo ha permesso di salvare quattro banche che altrimenti avrebbero chiuso. Ora stiamo studiando qualche forma di sollievo a un particolare tipo di titolari di obbligazioni ma il punto centrale è che senza il nostro intervento quegli istituti avrebbero chiuso».
renzi a cernobbio con la boschi ni
Sta di fatto però che l'infelice geografia politica delle banche in questione (tutte nelle regioni rosse), il caso Boschi (il padre della più celebre ministra renziana è stato vicepresidente della Banca Etruria) e la martellante campagna di accuse dei grillini e del centrodestra hanno messo il Pd sul banco degli imputati in mezza Italia, accusati in pratica - secondo lo slogan propagandistico «il Pd salva le banche, noi i risparmiatori» varato dall'ex comico genovese che capeggia i Cinque Stelle - di rubare ai poveri per dare ai ricchi, come crudeli Robin Hood all' incontrario.
BANCA ETRURIA
Per oggi è annunciata una «mobilitazione» dei parlamentari grillini che, con l' aiuto di alcune associazioni dei consumatori, porteranno diversi cittadini coinvolti nel crack a Roma, a protestare davanti a Montecitorio dove è riunita la Commissione Bilancio che esamina la legge di Stabilità, nella quale dovrebbe entrare l' emendamento allo studio della maggioranza, volto proprio a risarcire i piccoli risparmiatori fregati dalle banche.
La pressione sul Pd è forte, anche dal territorio, e crea allarme. Molti parlamentari delle regioni interessate (Toscana, Emilia, Marche e Abruzzo) sono stati fatti oggetto di un vero e proprio mail bombing organizzato da gruppi di pressione vicini ai Cinque stelle, molti hanno ricevuto decine di telefonate, mail, messaggi di protesta. Il renziano Dario Parrini, da segretario del Pd toscano, ha ricevuto nei giorni scorsi una delegazione di risparmiatori infuriati della Banca Etruria: «Ci sentiamo abbandonati soprattutto dallo Stato.
banca marche
Il governo Renzi ci aveva garantito sicurezza e stabilità, ma non è quello che è successo», hanno lamentato.
La protesta rimbalza sui social media e sui quotidiani locali, additando il partito del premier come unico responsabile del guaio, e mettendo in allarme i dirigenti Pd, che non vorrebbero ritrovarsi la patata bollente tra le mani in campagna elettorale. Il governatore della Toscana Enrico Rossi, registrando un malessere cavalcato dal fronte anti Pd che minaccia di dilagare (sono 36mila solo in Toscana i risparmiatori toccati), è sceso in campo criticando il governo e Bankitalia: ha fatto bene Renzi a varare il decreto, «dando soluzione alla crisi», ma si è lasciato passare troppo tempo prima di intervenire, con un ritardo «che ha contribuito ad aggravare la crisi fino a renderla irreversibile». Arezzo, sede della BancaEtruria, è l' epicentro della sollevazione anti banche che si riversa sul Pd. Raccontano che persino i dipendenti dell' istituto siano investiti di minacce.
banca marche
«Se non troviamo una soluzione per chi ha perso soldi, io in città non posso più farmi vedere», ha denunciato il deputato aretino Marco Donati all' ultima riunione del gruppo Pd. E l'aretina Maria Elena Boschi, nella mobilitazione dei banchetti Pd di ieri, ha preferito un tranquillo bagno di folla in quel di Ercolano piuttosto che nella città natia.
2 - MA NELLE REGIONI ROSSE MONTA LA RABBIA PER IL SALVA-BANCHE
Gianluca Paolucci per “la Stampa”
Montepulciano, provincia di Siena, lunedì 23 novembre scorso. In via di Voltaia, pieno centro storico, di prima mattina c' è già un piccolo capannello di persone di fronte alla filiale della Popolare dell' Etruria. Hanno in mano i fogli degli estratti conto e in faccia i segni di chi ha dormito poco e male.
CASSA RISPARMIO FERRARA
La sera prima un decreto del governo ha salvato PopEtruria insieme con Banca Marche, CariFerrara e CariChieti. A pagare il conto sono azionisti e obbligazionisti subordinati. Sommando l' azzeramento dei risparmi arrivato per decreto alla circostanza che da queste parti l' altra banca si chiama Monte dei Paschi di Siena, si ottiene una miscela esplosiva non solo finanziaria ma anche politica. «Mi chiede delle conseguenze negative per il Pd del decreto salvabanche? Certo che ci sono. Le vedo e le sento quando vado al bar o a mettere la benzina. La gente mi ferma e mi chiede cosa accadrà e perché non si può fare qualcosa. Bisogna recepire questa istanza».
A parlare è Rolando Nannicini, ex sindaco di Montevarchi, già parlamentare Pd di provenienza Pci nonché padre di Tommaso, economista molto vicino a Matteo Renzi. La Popolare dell' Etruria non è mai stata «vicina» al partito, tiene a precisare Nannicini. Altra storia, altri gruppi di potere. Il padre della Boschi, Pier Luigi, vicepresidente di PopEtruria prima del commissariamento, arriva da Coldiretti, che col «partito» ha poco a che spartire.
CARICHIETI
Sta di fatto che da lunedì 23 novembre circa 130 mila persone si sentono «derubate» dal decreto del governo. Solo in Toscana sono 36 mila.
Il problema principale sono quelli, forse 10 mila, che avevano sottoscritto i titoli subordinati dei quattro istituti per un controvalore di circa 788 milioni di euro. Poca cosa rispetto ai 14 miliardi di Parmalat, ma vallo a spiegare alla nonna di V. B., che aveva investito lì i soldi per il funerale («Mi raccomando non metta il nome, se lo sa mia nonna mi muore di crepacuore»).
La loro rabbia si sfoga sui social network. E per strada, al bar, nei piccoli paesi dove ciascuna delle quattro banche era «la» banca. Oggi si conteranno di fronte alla Camera, mentre inizia l'iter della manovra. I segretari del Pd di Toscana, Emilia, Marche e Abruzzo si sono affrettati a fare una nota congiunta per dire, mentre era già partito l' attacco al Pd da parte delle altre forze politiche, che «la verità è che il governo ha fatto tutto quello che le norme italiane ed europee consentivano di fare. Non è al governo che si può imputare il fatto che tanti risparmiatori hanno acquistato titoli oggettivamente rischiosi, in buona fede, convinti che rischiosi non fossero».
maria elena boschi (4)
Per questo lo stesso Matteo Renzi, ieri a Rignano sull' Arno, ha tenuto a ribadire che «queste persone, alle quali va tutta la nostra vicinanza, non sono correntisti come tutti gli altri: hanno acquistato obbligazioni particolari e noi cercheremo una soluzione». La strada però è stretta: le regole europee vietano risarcimenti. «Ricordiamoci che l' alternativa era la chiusura», dice Renzi. Intanto il fondo di solidarietà per risarcire almeno in parte i risparmiatori più in difficoltà sembra ancora nella fase delle ipotesi: i 120 milioni di euro di dotazione circolati venerdì sono già stati ridotti a 100 milioni.