RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
1. FATE PACE COL CERVELLO: GLI INDICI INTERNAZIONALI SONO IL METRO PER GIUDICARE GLI SCIENZIATI, OPPURE UN'IMMAGINE ARTEFATTA DELLA REALTÀ?
DAGONOTA - In queste settimane si è molto parlato del virologo campano Giulio Tarro, già in prima linea contro varie epidemie all'ospedale Cotugno di Napoli, un'eccellenza nel settore, riconosciuta da tutti. Per farla breve, un articolo scritto dall'associazione ''Biologi per la Scienza'' sostiene che alcuni dei suoi titoli sono discutibili, che il suo riconoscimento presso la comunità scientifica internazionale è scarso perché ha pubblicato poco e su riviste altrettanto discutibili.
Sorvolando il fatto che si sta parlando di uno scienziato del Novecento al quale vengono applicati i criteri odierni di valutazione (il tremendo sistema del peer review che può distorcere parecchio la realtà), o che tutti i medici ricevono targhe e riconoscimenti di ogni tipo, anche discutibile, si è verificato un simpatico fenomeno. Ovvero che Franco Bechis sul ''Tempo'' ha dedicato lo stesso trattamento ai virologi-star che occupano le nostre tv in questo periodo, scatenando una difesa d'ufficio (giustissima!) dei colleghi, che in questo caso hanno sottolineato come gli indici e le classifiche internazionali non corrispondono sempre al reale talento, preparazione o professionalità del singolo medico. Anzi! Spesso chi più scrive, meno lavora nel mondo reale.
Questa risposta all'articolo di Bechis è illuminante, e veritiera:
Marco Honesty Io invece sono un medico, e faccio sia clinica che ricerca. E so benissimo come funziona il mondo delle pubblicazioni in medicina. C'è chi sta chiuso in un laboratorio e lavora solo per produrre articoli, chi lavora sul campo e non ha tanto tempo per scrivere. C'è anche chi lavora molto a procurarsi amici che gli mettono il nome in tutto quello che pubblicano, chi quando è revisore di un lavoro "suggerisce" all'autore di citare i suoi articoli (che magari non c'entrano con l'argomento), chi riesce a dare la scalata a qualche società scientifica e poi infila il suo nome in tutte le linee-guida e "position papers" della società (articoli che ricevono per anni moltissime citazioni)... Comunque, questo è quello che pensa l'ideatore dell' H-index (abbreviazione i Hirsh index):
Insieme a questa:
Che schifezza di articolo. L'H-index da un idea della rilevanza nel campo, non un fantomatico "giudizio" degli altri scienziati. Ma soprattutto non e' che avere un alto H-index ti rende titolato a suggerire migliori strategie ad un governo. Per esempio, una persona che ha lasciato l'accademia e non pubblica, ma ha speso 20 anni a gestire epidemie in giro per il mondo, mi sembra titolato a consigliare un governo. Ma perche' favorite queste visione semplicistica buoni vs cattivi su tutto? Che delusione.
Morale? Il mondo delle pubblicazioni spesso è una mafietta, i grandi scienziati le opere le fanno scrivere ai collaboratori perché non hanno tempo da perdere e chi lavora in ospedale spesso esce dal mondo dei convegni e delle riviste scientifiche perché preferisce operare sul campo. Ma questo ricordatevelo sempre, non solo quando dovete smerdare il povero Tarro (che infatti, sui suoi 50 anni da medico sul campo, non ha ricevuto mezza critica neanche dai famigerati ''Biologi per la scienza''…)
2. BURIONI, PREGLIASCO E BRUSAFERRO - GLI ESPERTI PIÙ SCARSI DEL MONDO
Franco Bechis per www.iltempo.it
Sono ultimi in classifica mondiale per la bibbia della scienza- Scopus- i virologi che hanno imposto la chiusura dell'Italia al governo. La sorpresa certo non felice viuene dalla classifica di valutazion e degli esperti che in tutto il mondo stanno affiancando le autorità politiche nella guerra al coronavirus. Scopus valuta con un punteggio- l' H-Index- il prestigio e l'attendibilità di tutti gli scienziati, tenendo conto dei titoli accademici di ciascuno, delle pubblicazioni scientifiche e del numero di citazioni dei loro lavori nel tempo da parte di altre pubblicazioni scientifiche.
Il punteggio più alto al mondo in questa classifica della guerra al coronavirus ce l'ha un professore italo-americano, Anthony Fauci (174), che dovrebbe essere il virologo di riferimento del presidente Usa Donald Trump, che pure spesso lo critica e fa di testa sua. In quel sistema di valutazione una suffiuciente mediocrità si raggiunge sopra i 50 punti, una certa autorevolezza al di sopra degli 80, e così salendo fino alla eccellenza. In Italia ne abbiamo solo tre di cui possiamo essere in qualche modo orgoglioso, ma non sono consulenti del governo e anche in tv si fa ricorso a loro raramente.
Si tratta di Alberto Mantovani dell'Humanitas (167), Giuseppe Remuzzi dell'Istituto Mario Negri (158), e Luciano Gattinoni (84) che lavora però in Germania, all'università di Gottingen. Discreto prestigio hanno anche Paolo Ascierto (63) dell'Istituto nazionale dei tumori, Giuseppe Ippolito (61) direttore scientifico dello Spallanzani, Giovanni Rezza (59) dell'Iss e Massimo Galli (51) del Sacco di Milano. Vicini alla sufficienza il virologo di fiducia della Regione Veneto, Andrea Crisanti (49) e Ilaria Capua (48) che lavora in Florida. In ogni caso ad anni luce di distanza da un Fauci, da un Mantovani e da un Remuzzi. Tutti gli altri giudicati ampiamente insufficienti dalla comunità degli scienziati.
Voti bassini o bassissimi proprio per quelli che vanno per la maggiore nelle trasmissioni televisive come "esperti". Come Walter Ricciardi (39) preso come consulente dal ministero della Salute. O Pier Luigi Lopalco (33) che pure è ospite fisso dei talk show. Bassissimo il giudizio su Roberto Burioni (26), virologo che andò per la maggiore quando si imposero i vaccini a tutti gli italiani e oggi arruolato come ospite fisso da Fabio Fazio nel suo Che tempo fa. In fondo alla classifica Maria Rita Gismondo (22) la virologa che derise le preoccupazioni sul coronavirus ritenendo l'epidemia assai meno distruttiva di una influenza e che non a caso è stata assoldata come "esperta" di riferimento dal Fatto Quotidiano dove scrive Andrea Scanzi che a fine febbraio disse assai di peggio insultando chi aveva paura del virus "che non farà morti" in un video che passerà alla storia come il più clamoroso infortuniuo giornalistico del dopoguerra.
Ad avere voti più bassi di Burioni e della Gismondo ci sono però il presidente dell'Iss, Silvio Brusaferro (21) cui il governo ha di fatto affidato la guida delle decisioni sul coronavirus, Fabrizio Pregliasco (14) e Giulio Tarro (10), disprezzato dalla comunità scientifica, ma non privo di fans, visto che qualcuno di loro ancora insiste per candidarlo al premio Nobel
fabrizio pregliascocrisantianthony faucianthony fauciLUCIANO GATTINONIIMMUNOLOGO ALBERTO MANTOVANI crisantidonald trump e anthony fauci 2IL VIROLOGO PREGLIASCO
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