DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI…
Silvia Turin per il “Corriere della Sera”
«Quello che è importante misurare adesso è l'andamento della curva e, cioè, osservare se la riproduzione del virus è lineare o esponenziale»: non è preoccupato per l'aumento dei contagi giornaliero il professor Giorgio Palù, docente emerito di virologia all'Università di Padova.
Il governatore Luca Zaia ha parlato di «impennata» dei contagi in Veneto sottolineando il peso dei vacanzieri di ritorno. E così?
«A luglio i casi in Veneto erano "di importazione", cioè positività riscontrata nei lavoratori provenienti perlopiù dall'Est, focolai sporadici e abbastanza circoscritti. Adesso confermo che si tratta di contagi "di ritorno" dalle vacanze.
In crescita (+163 in 24 ore, ndr ), ma quasi tutti asintomatici, l'età media è scesa intorno ai trent' anni, in rianimazioni c'è qualche paziente in più, ma la situazione non è certo quella che ricordiamo a marzo-aprile».
Quali caratteristiche hanno i focolai?
«Non mi pare che ci siano novità, ci sono queste oscillazioni giornaliere che dipendono dal numero di test effettuati: ovviamente più tamponi si fanno e più si trovano positivi. La caratteristica principale è che siamo in grado di trovare gli asintomatici, che sono la stragrande maggioranza.
Ricordiamo anche che "positivo" non vuol dire "malato" e non è neanche detto che sia per forza contagioso. Dipende dalla carica virale: sappiamo che ci vogliono intorno a un milione di particelle virali infettanti per contagiare un individuo, quando il contatto sia stato ravvicinato e prolungato».
In Italia nelle ultime settimane siamo quasi sempre oltre i mille positivi in più in un giorno.
«La situazione in Italia è la stessa: un aumento contenuto. Dobbiamo bloccare sul nascere e impedire la crescita esponenziale. Nel nostro Paese per ora i nuovi contagi giornalieri sono numeri molto bassi relativamente all'esordio della pandemia e non si può parlare di secondo ondata. La seconda ondata si ha quando si azzerano i casi e questo c'è stato solo in Cina».
Non avremmo dovuto iniziare la scuola con un numero di nuovi contagi quasi pari a zero?
«La riapertura della scuola desta qualche preoccupazione, non tanto per i bambini (se è vero, come riportano alcuni studi, che si infettano meno, si ammalano meno e sicuramente muoiono di meno), ma perché potrebbero portare il contagio in famiglia, visto che in Italia si vive ancora con i genitori e con i nonni.
Io credo che per la scuola servano altri provvedimenti, oltre a quelli di cui tanto si parla: dividere i plessi in modo da poter fare controlli settimanali su gruppi a campione, con tamponi presi in pool e test sierologici».
In Veneto si usano i tamponi «rapidi», che cosa ne pensa?
«In sette minuti c'è la risposta, non in quattro ore. Sappiamo che sono meno sensibili del test di amplificazione genica, però in alcune situazioni sono sicuramente utili».
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