RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Paolo Valentino per www.corriere.it
Sono bastate poche settimane a trasformare Christian Drosten, 48 anni, da sconosciuto ma stimato virologo della Charité, il più grande policlinico di Berlino, a figura di primo piano della ribalta nazionale. Non più solo accademico chiuso nella torre d’avorio della ricerca, ma consigliere del principe in questioni che riguardano la vita e la morte dei cittadini, divulgatore ascoltato da milioni di persone, ospite conteso da tutti i talkshow, navigatore instancabile dei social media dove viene spesso acclamato come un «eroe».
È il principale effetto collaterale del Coronavirus, la pandemia che lega due sistemi di regola poco connessi: la politica e la scienza. Divise dai tempi e dagli obiettivi — la prima chiamata ad agire e decidere in tempi brevi, la seconda a provare, eventualmente a smentirsi e spiegare — politica e scienza al tempo della crisi vivono costrette come in un esperimento: alle prese con un virus mortale, i policy maker vorrebbero impossibili certezze scientifiche a tempo di record in grado di giustificare le loro scelte su temi esistenziali come la salute, il benessere, la libertà.
Ma le conseguenze possono essere paradossali e drammatiche. E Christian Drosten lo sta sperimentando a sue spese. Considerato un genio nel suo campo, nel 2003 all’Istituto per le Malattie Tropicali Bernhard Nocht di Amburgo ha guidato il team che isolò il virus del Sars-Coronavirus, parente dell’attuale Sars-COV-2, sviluppando anche immediatamente un test diagnostico. Un successo che gli valse a soli 32 anni il Bundesverdienstkreuz, la più alta onorificenza civile della Repubblica federale. Dopo un passaggio alla guida dell’Istituto di Virologia dell’Università di Bonn, dal 2017 dirige quello della prestigiosa Charité berlinese.
Ora Drosten è nella bufera. Ad attaccarlo con durezza e in modo proditorio è stata la Bild Zeitung, che ne ha addirittura messo in dubbio l’integrità accademica, accusandolo di aver servito gli interessi della politica. Secondo il quotidiano popolare, Drosten avrebbe usato metodi e criteri discutibili in uno studio sugli effetti del Covid-19 sui bambini, nel quale si afferma che la loro contagiosità è pari a quella degli adulti. Anche sulle indicazioni di quella ricerca si è basata la decisione del governo e dei Laender tedeschi di tenere chiuse almeno per ora le scuole e gli asili nido anche in questa fase di riaperture. Uno dei punti deboli sarebbe il basso numero di bambini visitati per l’indagine. Citando i dubbi di altri ricercatori, fuori contesto e alcuni senza averli neppure sentiti, la Bild ha bollato lo studio come truffaldino sfidando Drosten a produrre «entro un’ora» argomenti in sua difesa.
«Ho cose più importanti da fare, che rispondere a un articolo tendenzioso della Bild», ha risposto il virologo via Twitter. Nel frattempo, anche gli scienziati citati in appoggio del suo attacco dalla Bild, hanno preso le distanze. Anche perché lo studio non era stato pubblicato ufficialmente, ma messo a disposizione della comunità scientifica perché facesse le sue osservazioni.
La polemica continua. Da eroe, Christian Drosten è diventato capro espiatorio. Anche perché nel frattempo, aizzati da Bild, gli usual suspects della galassia complottista e i seminatori di odio hanno scatenato contro di lui una feroce campagna, accusandolo di ogni nefandezza. Sul tavolo del suo ufficio alla Charité ha perfino trovato la provetta originale di un test da Covid-19 con la scritta«positivo» e un biglietto: «Bevilo, così sarai immune». Della vicenda si sta già occupando la polizia.
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