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PAROLA AI NEONATI – I BAMBINI "PARLANO" ATTRAVERSO IL PIANTO IN PIÙ LINGUE A SECONDA DI DOVE SONO NATI. MA SIAMO SICURI DI CAPIRLI? UN TEAM DI RICERCATORI STA LAVORANDO A UN’APP CHE PERMETTERÀ DI "TRADURRE" I GORGHEGGI: SERVIRA' PER COMPRENDERE LE ESIGENZE DEI BIMBI E RILEVARE LA PRESENZA DI EVENTUALI PATOLOGIE - ATTRAVERSO LE ANOMALIE NEL PIANTO SI POSSONO DIAGNOSTICARE SORDITÀ, INFEZIONI, INSUFFICIENZA RESPIRATORIA E…

Estratto dell'articolo di Margherita De Bac per il “Corriere della Sera”

 

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I neonati parlano attraverso il pianto, in più lingue, a seconda di dove sono nati. E noi, siamo così sicuri di capirli? La mamma sì, quattro volte su dieci sa intuire che «c’è qualcosa di diverso, di strano» prima che il medico confermi con una diagnosi strumentale.

 

Ora si sta lavorando per arrivare ad una applicazione, possibilmente gratuita, che permetterà di tradurre i gorgheggi lamentosi. Non solo dei bebé patologici, da ricoverare in ospedale, ma anche di quelli in perfetta salute. Che magari vogliono esprimere un normale bisogno fisiologico, un pannolino asciutto, un po’ di fresco, coccole, carezze sul pancino dolente.

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Un team di medici e ricercatori del Centro Nina per la formazione neonatale, Università di Pisa (diretto da Armando Cuttaro col supporto dell’ingegner Serena Bardelli), assieme all’istituto di Scienza e tecnologie dell’informazione del Cnr, coordinato dal fisico Gianpaolo Coro, ha realizzato un sistema di intelligenza artificiale che spalanca le porte al dialogo col bambino.

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[…] La voce dei primi mesi di vita è come uno scrigno pieno di tesori. I neonati parlano la propria lingua, il pianto italiano è diverso dal francese e dall’inglese per intonazione, ritmo e durata. […]

Gli algoritmi di intelligenza artificiale assistono i pediatri moderni nella diagnosi precoce di patologie segnalando le anomalie del pianto. La maggior parte riguardano sordità, asfissia, ipotiroidismo, infezioni, insufficienza respiratoria.

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Il problema è che questi sistemi non riescono a coprire l’ampia variabilità del pianto. La costruzione di un database è infatti complessa e dispendiosa in termini di tempo richiesti al personale e di investimenti. Ecco perché non esistono oggi banche di dati condivisi tra centri di Paesi diversi. Solo gli ospedali con ampia disponibilità economica possono permettersene una, limitata.

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