1 - VIA LIBERA AL NUOVO CODICE DEGLI APPALTI
Estratto dell’articolo di Luca Monticelli per “la Stampa”
matteo salvini giorgia meloni
«È l'iniziativa più importante di questi due mesi di governo». Il vicepremier e responsabile del dicastero delle Infrastrutture, Matteo Salvini, definisce così il via libera preliminare del Consiglio dei ministri al nuovo Codice degli appalti. «Questo decreto consente di tagliare la burocrazia e gli sprechi, garantirà trasparenza e permetterà di aprire cantieri in tempi più veloci. Creare lavoro è la miglior battaglia alla corruzione che possa esserci», spiega Salvini nel corso della conferenza stampa.
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Il segretario della Lega respinge le accuse dell'Autorità anticorruzione, che ha acceso un faro sull'allentamento del conflitto di interessi. «Le critiche dell'Anac possono essere rivolte tranquillamente al Consiglio di Stato che ha condiviso le nostre proposte, lascio a loro il dibattito accademico […]» […]
[…] Il Codice doveva essere approvato la settimana scorsa, il rinvio è stato causato anche dalle differenti visioni di Giorgia Meloni e Matteo Salvini sulle modifiche da apportare alla bozza preparata dal Consiglio di Stato. Differenze che sembrano essere state superate.
La nuova legge sugli appalti è «un volano per la crescita - sottolinea la premier - è un provvedimento organico, equilibrato e di visione, frutto di un lavoro qualificato e approfondito, che permetterà di semplificare le procedure e garantire tempi più veloci».
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Nel testo spicca il principio del risultato, inteso come interesse pubblico primario che riguarda l'affidamento del contratto e la sua esecuzione con la massima tempestività e il migliore rapporto tra qualità e prezzo. […] in sostanza, il risultato viene prima di tutto.
Scatta inoltre l'obbligo di prevedere adeguamenti se i rincari dei materiali superano il 5 per cento e arriva l'appalto integrato, prima vietato, che consente di attribuire con una stessa gara il progetto e l'esecuzione dei lavori. In chiave di semplificazione delle procedure, gli attuali tre livelli di progettazione sono ridotti a due: un progetto di fattibilità tecnica ed economica e un progetto esecutivo.
matteo salvini giorgia meloni
[…] Scoppia la polemica sui minori vincoli dei subappalti che possono diventare "a cascata". Secondo la Fillea Cgil si tratta di una misura che «porta le nefandezze che spesso incontriamo nell'edilizia privata nel settore pubblico. Da domani assisteremo ad una frammentazione dei cicli produttivi, al massimo incentivo possibile, al nanismo aziendale, alla nascita di imprese senza dipendenti. Aziende che prenderanno lavori pubblici in subappalto per poi subappaltare ad altre aziende che a loro volta subappalteranno, teoricamente all'infinito. Aumenteranno zone grigie, infortuni, sfruttamento e rischi di infiltrazione criminale», denuncia il sindacato. […]
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2 - ANTIMAFIA L’ALLARME
Estratto dell’articolo di Francesco Grignetti per “la Stampa”
La voglia di fare presto e di semplificare al massimo può essere una cattivissima consigliera. Così ad esempio la vede «Libera», intrepida associazione antimafia: «Rischia di alimentare gli appetiti di organizzazioni criminali, corrotti e corruttori, allarga le maglie ed allenta i controlli, anche depotenziando le funzioni dell'Autorità Anticorruzione. Una beffa natalizia».
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Sono tante le perplessità, i dubbi, le critiche. È un fatto, per dire, che questa riforma permetterà il subappalto a cascata. […] Ecco, le infitrazioni criminali. […] La corsa a mettere le mani sugli appalti pubblici è sempre più difficile da contrastare. […] Questa è la triste cornice in cui ci si muove. E l'Anac, l'Autorità Anticorruzione, trema. Nei giorni scorsi c'è stata una certa interlocuzione con Palazzo Chigi. Alcune cose sono cadute lungo la strada, altre sono da verificare. Di certo, l'Anac è molto perplessa alla prospettiva di vanificare la riforma delle stazioni appaltanti.
Se ne contano ben 36mila con oltre 100mila centri di spesa. Teoricamente, sulla base di una riforma del governo Renzi, e come concordato nell'ambito del Pnrr, sarebbero dovute scendere a 12mila. E invece ecco la retromarcia decisa ieri dal governo. Nella proposta Anac, per poter svolgere appalti superiori ai 150.000 euro, una stazione appaltante avrebbe dovuto dimostrare di avere un certo numero di requisiti, altrimenti occorreva aggregarsi.
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In futuro, invece, appalti fino a 500.000 euro potranno essere fatti anche da stazioni appaltanti piccole, senza capacità di acquisti, e senza garanzia di avere tecnici adeguati. All'Anac, poi, sono stati direttamente sforbiciati i poteri quanto alle verifiche sulle Soa, ovvero le attestazioni che dimostrano i requisiti economici e organizzativi dell'impresa che partecipa alle gare più grosse.
Così come è stato ridotto il suo ruolo in materia di controllo dei conflitti d'interesse, per esempio sui Rup, i Responsabili unici del procedimento all'interno degli appalti, i quali non devono mai essere in conflitto d'interesse. Può sembrare una piccola cosa, ma «ci troviamo tanti casi in cui gli affidamenti vengono fatti a parenti o conoscenti», ha spiegato Giuseppe Busia, il presidente dell'Anac. E ancora.
È stato abolito l'elenco delle società "in house" che permetteva ad Anac di verificare se i servizi affidati da Comuni e Regioni alle loro società non potessero essere svolti meglio con gare aperte sul libero mercato. Nel braccio di ferro hanno vinto gli enti locali che vogliono gestire in proprio i servizi. Ha vinto l'idiosincrasia trasversale di destra, sinistra e centro alle gare.