Francesca Schianchi per la Stampa
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La sfida di Matteo Salvini arriva dal palco della manifestazione contro lo ius soli nel cuore di Roma: «Sono pronto a candidarmi in tutti gli stessi collegi in cui si candiderà Renzi: vita vera contro le bugie». A qualche centinaio di chilometri, in Toscana dove trascorre il weekend in famiglia, il leader Pd legge le agenzie e accetta la scommessa: «Vuole radicalizzare lo scontro su di me? Non è una cattiva idea, lo aspetto».
Siamo agli inizi della campagna elettorale, sono ancora in elaborazione le coalizioni, ma già comincia la sfida dei collegi.
Aveva iniziato Renzi, augurandosi un paio di settimane fa che Berlusconi fosse candidabile per poter correre contro di lui a Milano, e promettendo di contrapporre un giovane ricercatore a Luigi Di Maio.
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Ora rilancia il capo del Carroccio dal palco di Santissimi Apostoli, la piazza romana che fu culla dell' Ulivo, dove la Lega si riunisce per assicurare che la legge sulla cittadinanza «non la faranno grazie a noi», tra fischi e contestazioni dei movimenti di lotta per la casa, che dall' altra parte della piazza sostengono famiglie sgomberate e da mesi ospiti dell' atrio di una basilica.
Pronto a indossare i panni del premier «se gli italiani vorranno questa splendida realtà», e infatti meno incendiario del solito («parlo a bassa voce perché così fanno i presidenti del consiglio»), ingaggia una competizione diretta con il segretario dem, sfidandolo ovunque si presenterà (Renzi opterà per un collegio toscano nel maggioritario e altri cinque nel proporzionale), insieme alla presidente della Camera, altro obiettivo frequente di Salvini, «mi piacerebbe sfidare in un collegio Renzi e nell' altro la Boldrini, così nessuno dei due si offende».
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Lo annuncia in un comizio da cui rigetta l' ipotesi di interferenze russe e di sostegno al suo partito («stimo Putin gratis e non a pagamento» e «gli italiani non votano in base a quello che dicono Putin e Trump: siamo alla follia»), segna i confini dell' alleanza di centrodestra («non siamo l' arca di Noè», risponde a chi gli chiede se saranno accolti i «profughi» di Alfano), sogna una vittoria «per stracciare la legge Fornero, e farla piangere ancora». Ma soprattutto dove si scaglia contro la legge sullo ius soli, in realtà già moribonda al Senato ma su cui pure il Pd vorrebbe tentare un blitz prima della fine della legislatura: «La cittadinanza non si regala, è una scelta di vita e di futuro», predica, anche se, giura, «per me gli italiani non sono quelli che hanno la pelle bianca ma anche gli immigrati regolari e perbene, che portano contributo alla nostra società».
Un elenco di convinzioni e priorità su cui confrontarsi con le altre forze politiche: a partire dal Pd, ha deciso ieri Salvini mettendo al centro lo scontro diretto con Renzi. Che, a metà pomeriggio, risponde: «Le sue idee sono quasi sempre molto distanti dalle nostre: penso innanzitutto all' idea di Europa, su cui ci divide un abisso culturale e politico», scrive su Facebook e Twitter. Il leader del Carroccio si vuole candidare in Toscana, nel collegio in cui lui cercherà l' elezione? «Considero questa scelta utile per chiarire come il nostro centrosinistra e il loro centrodestra hanno due visioni diverse dell' Italia». E si vedrà chi vincerà: stavolta, a sbilanciarsi con una promessa impegnativa è Salvini: «Se non siamo capaci di battere Renzi e Di Maio cambiamo mestiere».
GRILLO SALVINI RENZI BERLUSCONI