Estratto dell’articolo di Nello Del Gatto per "la Stampa"
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Erano originari di due villaggi nei pressi di Betlemme i tre palestinesi che ieri hanno ucciso un israeliano e feriti altri undici ad un checkpoint poco fuori Gerusalemme. I fratelli Muhammad e Kathem Zawahra, di 26 e 31 anni, dal villaggio di Ta'amra, e Ahmed Al-Wahsh, 31 anni di Za'atara, erano armati di tutto punto, con granate, fucili d'assalto, armi automatiche e «Carlo», le armi create e assemblate nei Territori, i cui pezzi vengono contrabbandati dai Paesi vicini.
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Approfittando del traffico di coloro che vanno verso Gerusalemme per lavoro e che restano imbottigliati nell'ultimo tratto della strada in salita che dal Mar Morto risale verso la Città Santa, anche a causa del rallentamento necessario per attraversare il checkpoint di az-Za'ayyem, i tre hanno cominciato a sparare all'impazzata. Un ragazzo di ventisei anni è stato freddato in auto. Prima che agenti e un civile uccidessero i due fratelli, questi e il complice hanno fatto fuoco sulle altre auto in fila. Molti hanno lasciato le vetture e sono scappati a piedi.
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Tra i cinque feriti più gravi, una donna incinta che è stata operata e il cui decorso è incerto, così come il destino del feto. Al-Wahsh è stato prima ferito e poi arrestato dagli agenti, mentre militari qualche ora dopo hanno arrestato il padre dei fratelli Zawahra e sono entrati con veicoli militari nei due villaggi nei pressi di Betlemme. Kathem era già stato arrestato per essere entrato illegalmente in Israele.
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In un comunicato, Hamas ha scritto che l'attacco è una «risposta naturale ai massacri e ai crimini dell'occupazione nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania».
L'attentato di ieri è avvenuto non lontano da uno dei più grandi insediamenti, oramai una città vera e propria, Ma'ale Adumim, e ha spinto i ministri estremisti del governo Netanyahu a ribadire la correttezza delle loro posizioni antipalestinesi. Sul posto, il titolare della Sicurezza Nazionale Ben Gvir ha annunciato altri piani di vendita di armi ai civili israeliani; il responsabile delle Finanze Smotrich ha detto che sono necessari più insediamenti, mentre la ministra degli insediamenti Orit Strock ha detto che l'attentato è frutto della politica del libero movimento per i palestinesi.
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Spiragli, seppur piccoli, si aprono sul fronte diplomatico. Mousa Abu Marzouk, il vice del leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, parlando alla Tv egiziana Al Ghad, ha detto che nel prossimo futuro potrebbero esserci dei passi avanti nei negoziati sugli ostaggi. Ma ha anche ribadito le richieste del gruppo che controlla Gaza circa il ritiro delle truppe e la possibilità per i gazawi di tornare nelle loro case al Nord, oltre al rilascio dalle carceri israeliane di 500 prigionieri per ogni ostaggio liberato da Gaza.
BENJAMIN NETANYAHU
Tra i prigionieri, ci sono anche oltre cento pluriergastolani accusati di terrorismo anche se, citando fonti egiziane, il WSJ riferisce che Hamas potrebbe «accontentarsi» della liberazione di 3 mila prigionieri.
Sempre per il giornale americano, un cessate il fuoco potrebbe cominciare dopo sei settimane di tregua. […]
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