GIORDANIA ATTACCO AMABASCIATA ISRAELE 3
da corriere.it
Tensione all’ambasciata israeliana ad Amman, in Giordania: secondo il ministero degli Esteri israeliano l’incidente è avvenuto in un appartamento vicino all’ambasciata, dove veniva sostituito il mobilio alla presenza del suo proprietario. Uno dei manovali ha colpito alla schiena con un cacciavite un agente israeliano di sicurezza il quale, rimasto ferito in modo non grave, ha subito reagito in autodifesa.
Il manovale è stato ucciso, mentre il proprietario dell’appartamento è rimasto ferito ed è morto in un secondo tempo. Secondo il ministero degli Esteri l’agente beneficia di immunità diplomatica. Rimangono informazioni molto confuse in Israele sulla sorte del personale diplomatico dell’ambasciata di Amman.
GIORDANIA ATTACCO AMBASCIATA ISRAELE 2
Un attacco dopo le giornate di tensioni vissute in Medioriente: i servizi segreti israeliani e l’esercito hanno arrestato nel corso di un blitz in Cisgiordania 29 membri di Hamas, tra i quali funzionari del movimento islamista al potere nella Striscia di Gaza. Lo riferiscono i media israeliani mentre resta alta la tensione dopo i gravi incidenti avvenuti a Gerusalemme dopo le restrizioni imposte da Israele agli ingressi alla Spianata delle moschee e l’uccisione di tre coloni a Halamish.
Secondo il quotidiano Israel Hayom, tra gli arrestati - secondo fonti palestinesi, ci sarebbe anche un deputato ed ex ministro delle Finanze palestinese nel 2006, Omar Abd Al-Razak (notizia non confermata dall’esercito), Salfit e un altro parlamentare, Shaker Omar di Ariha, oltre ad altri esponenti di spicco del gruppo islamico come Nidal abu Ramila di Nablus, Sheikh Nidal Abu Sanina e Youne Kawazba di Hebron, oltre a 5 miliziani di Hamas liberati anni fa da Israele nel contesto di uno scambio di prigionieri.
Nella giornata di sabato sono state altre due le vittime palestinesi in Cisgiordania, mentre la polizia di Gerusalemme è rimasta mobilitata per impedire il ripetersi di manifestazioni di protesta: al numero delle vittime si è poi aggiunto un quinto palestinese, un 17enne morto in seguito alle ferite riportate per l’esplosione di una bottiglia molotov negli scontri con i soldati israeliani, nella giornata di sabato, a nord-ovest di Nablus.
GIORDANIA ATTACCO AMBASCIATA ISRAELE
La giornata è trascorsa in una calma relativa, con strade deserte per uno sciopero generale del commercio proclamato da al-Fatah. In serata però sono ripresi gli scontri a Gerusalemme est: si contano anche una cinquantina di feriti, inclusi i contusi e gli intossicati da gas lacrimogeni. Le preghiere islamiche non si sono svolte nella Spianata delle Moschee ma nelle strade adiacenti, in ossequio agli ordini del Muftì di Gerusalemme che ha vietato ai fedeli di entrare nel luogo sacro finché agli accessi resteranno i metal detector.
A Gerusalemme e in Cisgiordania si notano ingenti dispiegamenti di forze di sicurezza: Israele ha installato nuove telecamere di sorveglianza all’ingresso della Spianata delle moschee a Gerusalemme, mentre il consiglio dei ministri discute se ritirare i metal detector contro i quali sono scoppiate violente proteste («Resteranno. Gli assassini non ci diranno mai come perquisire gli assassini» ha affermato Tzachi Hanegbi, ministro per la Cooperazione regionale e membro del partito Likud). La caccia serrata agli attentatori potenziali corre anche sul web. «Si muovevano su Facebook» i tre diciottenni colpiti ieri a morte dalla polizia a Gerusalemme. Così come il diciannovenne Omar al-Abed, che in nottata ha massacrato una famiglia di coloni israeliani nella loro casa nell’insediamento di Halamish (Ramallah).
Prima di passare all’azione ha pubblicato un esplicito messaggio di addio alla famiglia che avrebbe dovuto allarmare le cyber-unità dell’esercito. Ma in questi giorni, è stato spiegato, la mole di messaggi è tale che il testo non è stato intercettato. Sessanta minuti dopo, il terrorista era nell’appartamento di Halamish, dove avrebbe pugnalato a morte tre adulti, prima di essere ferito da un soldato di passaggio. Svezia, Francia ed Egitto hanno chiesto la convocazione di una riunione urgente del Consiglio di sicurezza dell’Onu.
PAPA FRANCESCO BERGOGLIO