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    PER CAPIRE IL RAPPORTO TRA I GIOVANI E IL LAVORO NON BASTANO LE SENTENZE “SONO BAMBOCCIONI”, “SONO CHOOSY” - SANTANCHÉ E BRIATORE SENTONO ARIA DI CAMBIAMENTO ANTROPOLOGICO: “PER I GIOVANI LAVORARE IL SABATO O LA DOMENICA È FATICOSO, SONO PIÙ ATTENTI ALLA QUALITÀ DELLA VITA E AL TEMPO LIBERO”, “QUESTI RAGAZZI HANNO UNO STILE DI VITA DIVERSO. ACCETTANO DI CAMPARE CON POCO MA NON DI FARE LAVORI IMPEGNATIVI, MOLTE ORE AL GIORNO. VOGLIONO ALTRO” - IL “CORRIERE”: “È QUESTO ‘ALTRO’ CHE VA INDAGATO. FORSE SI SCOPRIRÀ CHE NON È VOGLIA DI STARE SUL DIVANO IN ATTESA DI BENEFIT ASSISTENZIALI, MA UN ALTRO SENSO DELLE PRIORITÀ E DEI BISOGNI…”


     
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    Estratto dell’articolo di Gianluca Mercuri per www.corriere.it

     

    TOMMASO PADOA SCHIOPPA TOMMASO PADOA SCHIOPPA

    Dal celebre «bamboccioni» di Tommaso Padoa-Schioppa sono passati 16 anni, una generazione. Eppure, il compianto economista sarà sempre ricordato (anche) per la battuta pronunciata nell’ottobre 2007, mentre, da ministro dell’Economia del governo Prodi II, presentava la Finanziaria: «La manovra contiene misure come l’aiuto di mille euro l’anno previsto per i ventenni-trentenni che prendono casa in affitto: mandiamo i bamboccioni fuori casa».

     

    La frase non piacque a nessuno, nemmeno alla sua maggioranza, e quella parola servì per qualche anno a definire il distacco tra la classe dirigente e la realtà di una gioventù alle prese col bivio tra emigrazione di ogni tipo (anche molto intellettuale, secondo l’altro abusato cliché della fuga dei cervelli) e l’abisso del neet (né studio, né lavoro, né formazione: la paralisi sociale che brucia la vita).

     

    LE LACRIME DI ELSA FORNERO LE LACRIME DI ELSA FORNERO

    GIOVANI CHOOSY

    Sei anni dopo, toccò a Elsa Fornero aggiornare il vocabolario tecnocratico della condizione giovanile […] invitò i giovani a «non essere troppo choosy, all’inglese, e prendere le prime offerte e poi da dentro guardarsi intorno», perché «non si può più aspettare il posto ideale». […] choosy sta per schizzinoso, esigente, pignolo, incontentabile, alla fine viziatello […]

     

    FUGA DI CERVELLI, GUAIO ITALIANO

    […] il governo attuale […] dello stop alla fuga dei cervelli ha fatto un tratto dirimente del proprio mandato, con l’intento di arrestare la presunta sostituzione in corso tra italiani che se ne vanno in cerca di lavoro […] e stranieri che arrivano per fare i lavori che gli italiani non vogliono più fare.

     

    GIORGIA MELONI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA ILLUSTRAZIONE DEL FATTO QUOTIDIANO GIORGIA MELONI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA ILLUSTRAZIONE DEL FATTO QUOTIDIANO

    IL CASO LOLLOBRIGIDA

    Il più esplicito nell’assunto è il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida, che al Vinitaly ha ripetuto che «nelle campagne c’è bisogno di manodopera e i giovani italiani devono sapere che non è svilente andare a lavorare in agricoltura. Anzi, quello che non è un modello di civiltà è non andare a lavorare, stare sul divano e gravare sulle spalle altrui col reddito di cittadinanza». […]

     

    IL DECRETO FLUSSI

    Il punto è capire se questa vocazione, se questo «ritorno ai poderi del nonno» come dice Matteo Salvini, basti a soddisfare il reale bisogno di manodopera del settore. Le stesse associazioni di categoria dicono di no, che i 44 mila ingressi autorizzati dall’ultimo decreto flussi andrebbero come minimo triplicati. E qui va considerato l’approccio del governo all’intera questione, ribadito da Lollobrigida.

     

    NEET NEET

    Che da una parte ha ipotizzato un nuovo decreto da 500 mila nuovi ingressi […] dall’altra però precisa che «sui flussi c’è la volontà di organizzarli seriamente, contrastando l’immigrazione illegale, e facendo formazione nei Paesi di provenienza dei migranti. Ma prima di fare questo dobbiamo mettere tutti gli italiani che sono in condizione di lavorare di farlo». Un richiamo all’obbligo, per i datori di lavoro, di verificare la disponibilità di un italiano prima di assumere uno straniero, giudicato dalle categorie un intralcio burocratico in contrasto con la realtà, che porta ad assumere addetti già conosciuti, e per lo più stranieri […]

     

    NEET NEET

    L’entusiasmo agrario del governo, insomma, è in sé condivisibile […] Il problema sarà riuscire davvero a convincere sempre più giovani italiani a fare i lavori agricoli ora coperti da stranieri, e soprattutto convincere i datori di lavoro italiani a dare paghe più alte (come i giovani italiani si aspetterebbero) di fronte a un’offerta di lavoro maggiore (il che non è previsto dai manuali di economia, a meno che non si riduca l’offerta «incentivando» gli stranieri a tornare nei loro Paesi). Vedremo insomma, in questi anni meloniani, quanto i ragazzi italiani siano choosy nell’impatto con le zolle o quanto sia velleitaria l’idea di arruolarli in massa.

     

    IL TURISMO

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    Se si guarda ad altri settori, per esempio il turismo, gli addetti si fanno meno illusioni, sulla base dei dati. A cominciare dalla ministra Santanché, che fa notare che «nel Turismo c’è una grande possibilità di occupazione ma per i giovani lavorare il sabato o la domenica è faticoso, sono più attenti alla qualità della vita e al tempo libero»; […] L’aspetto interessante delle parole della ministra è però quello antropologico-generazionale, il fatto che Santanché abbia colto il mood prevalente, in base al quale i giovani ora «sono più attenti alla qualità della vita e al tempo libero».

     

    BRIATORE SUI GIOVANI: «STRANI, ACCETTANO DI CAMPARE CON POCO»

    Non è certo un caso che la stessa sensazione ce l’abbia il suo collega e socio Flavio Briatore, che non sarà un sociologo ma sul «fare» un certo fiuto ce l’ha, innegabilmente. Alla domanda di Antonello Caporale per il Fatto Quotidiano — «Adesso come va con i camerieri? Accettano le sue proposte?» — la risposta è netta: «Macché, questi ragazzi hanno uno stile di vita strano, distante, diverso. Accettano di campare con poco (onestamente campano di merda, diciamocelo) ma non di fare lavori impegnativi, molte ore al giorno e avere un gruzzoletto rispettabile. Vogliono altro».

     

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    Ecco, è questo «altro» che va indagato […] forse si scoprirà che non è voglia di stare sul divano in attesa di benefit assistenziali, ma qualcosa di diverso: un altro senso delle priorità e dei bisogni, per esempio, una declinazione pragmatica della precarietà per spogliarla del suo aspetto più alienante. «Campare con poco», ma restando almeno liberi (anzitutto di scegliere).

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