Viola Rita per www.wired.it
Michael McCormick
Qual è l’anno peggiore della storia? Non sono gli anni delle due guerre mondiali, non è il 1918, quando una pandemia di influenza uccise dai 50 ai 100 milioni di persone e non è nemmeno il 1347, quando la peste nera si abbatté su mezza Europa, spazzandola via. È il 536 d.C., nell’Alto Medioevo, secondo lo storico medioevale Michael McCormick, che racconta gli straordinari eventi climatici avvenuti in quell’anno. La storia di quel periodo è stata ricostruita da un gruppo internazionale di ricercatori, fra cui McCormick, che ha pubblicato lo studio sulla rivista Antiquity. Ecco perché il 536 fu così drammatico.
Siamo agli inizi del Medioevo, durante il regno di Giustiniano I Il Grande, che ha retto l’Impero romano d’Oriente dal 527 al 565 d.C., considerato uno dei più importanti sovrani dell’epoca (a lui si deve il Corpus Iuris Civilis, una raccolta alla base della legge romana che tuttora rappresenta il fondamento del nostro diritto civile).
Giustiniano I Il Grande
Mentre l’Occidente era già stato occupato dagli invasori barbari e si erano costituiti i regni romano-barbarici. “Il 536 ha individuato l’inizio di uno dei periodi peggiori per vivere, se non l’anno peggiore”, racconta sul sito di Science McCormick, seconda firma del paper. Una folta ed eccezionale nebbia avvolse l’Europa, il Medio Oriente e parte dell’Asia, velando il Sole e facendo piombare nell’oscurità, giorno e notte, per ben 18 mesi.
“Ebbe luogo uno spaventoso portento”, scrisse lo storico bizantino Procopio. “Il Sole ha generato la sua luce non luminosa, come quella la Luna, durante tutto l’anno, e sembrava eccezionalmente simile ad un’eclissi di Sole, perché i raggi diffusi non erano chiari né predisposti per illuminare”. Tanto che la decade 536-545 d.C. fu la più fredda degli ultimi 2000 anni: nel 536 in estate le temperature registrate in parte dell’Europa, Medio-Oriente e Asia erano bassissime e si ebbe la neve in Cina. I erano andati persi e le persone soffrivano la fame e morivano.
coppia medievale
Diversi studi hanno cercato di individuare le basi scientifiche dello straordinario evento climatico dell’anno peggiore della storia, il 536. Secondo alcune evidenze le ragioni sono da attribuire a due cataclismi di vaste proporzioni: si tratta di due potentissime eruzioni vulcaniche avvenute in Islanda all’inizio del 536, con l’emissione nell’alta atmosfera di solfuri e altre sostanze chimiche. Secondo gli autori, queste sostanze hanno creato una sorta di cappello, una velo che riflette i raggi del Sole nello Spazio, bloccando la loro diffusione sulla Terra e raffreddando il nostro pianeta.
Gli scienziati sono andati ancora più a fondo e dall’analisi del nucleo di un ghiacciaio svizzero (al confine fra Svizzera e Italia, presso Colle Gnifetti) hanno individuato indizi per ricostruire cosa sia successo nel 536 d.C. I ghiacciai, infatti, sono una sorgente preziosa di informazioni, un po’ come veri siti archeologici, dato che gli strati di ghiaccio si depositano gradualmente e in maniera permanente: per questo andando in profondità si possono trovare tracce chimiche risalenti a epoche lontane.
Medioevo
Attraverso indagini con i raggi X, i ricercatori hanno trovato particelle di ceneri e tefra (materiale piroclastico prodotto durante un’eruzione vulcanica), già identificate in precedenti ricerche, che sono una prova di un grande evento vulcanico. Queste tracce, spiegano gli autori, somigliano a quelle trovate nei laghi e nelle torbiere in Europa e in profondità dei ghiacci della Groenlandia e sono molto simili ad alcune particelle sulle rocce vulcaniche in Islanda. Tali dati, messi insieme, suggeriscono l’ipotesi di una eruzione in Islanda nel 536.
Medioevo
Ma anche gli anni successivi non furono meglio: nel 540 d.C.ci fu probabilmente una seconda eruzione, con temperature estive molto basse in Europa: il decennio dal 536 al 545, infatti, è ricordato dagli storici come il più freddo degli ultimi 2000 anni. Per non farsi mancare nulla nel 541 la peste bubbonica – la cosiddetta peste di Giustiniano – si abbatté nei territori dell’impero bizantino, uccidendo dal 35 al 55% di tutta la popolazione e mettendo in ginocchio l’impero romano d’Oriente. Queste eruzioni, insieme alla peste, causeranno una fortissima crisi economica, e la situazione si riprenderà soltanto 100 anni dopo, nel 640 d.C.