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    PECUNIA? OLET DI PETROLIO! – ALTRO CHE NEW GIG O SHARING ECONOMY! È SAUDI ARAMCO L’AZIENDA CHE FA PIÙ PROFITTI AL MONDO: 111 MILIARDI DI DOLLARI, COME APPLE, GOOGLE E EXXON MESSI INSIEME – IL BILANCIO È STATO SVELATO PER LA PRIMA VOLTA IN VISTA DELL’EMISSIONE DI UN BOND INTERNAZIONALE PER FINANZIARE L’ACQUISIZIONE DELLA SOCIETÀ DI RAFFINAZIONE SABIC E PER LA FUTURA (ANCORA IN FORSE) QUOTAZIONE – OGNI GIORNO LA COMPAGNIA SI METTE IN TASCA 300 MILIONI…


     
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    Luca Pagni per www.repubblica.it

     

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    Una società da mille e una notte. Arriva dall'Arabia Saudita l'azienda più ricca del mondo, quella che fa più utili di tutti a livello globale. Ancora più profittvole dei giganti tecnologici della Silicon Valley. Si tratta di Aramco, la compagnia petrolifera di proprietà del governo saudita. Per la prima volta nella sua storia, ha dichiarato i suoi numeri di bilancio: ha dovuto mettersi a nudo, perché si è presentata al mercato per raccogliere fondi. Lo ha fatto attraverso la presentazione di un bond che le è necessario per finanziare l'acquisizione della società di raffinazione Sabic - a sua volta a controllo statale - per 69 miliardi di dollari. In pratica, guadagna più di Apple, Google ed Exxon messe insieme.

     

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    Secondo quanto riporta Bloomberg, che cita un'analisi di Moody's in vista dell'emissione sul mercato del debito, Aramco è stata così la compagnia capace di fare più utili di tutte al mondo, nel 2018. Il conteggio per l'agenzia di rating è esattamente di 111,1 miliardi di dollari. In precedenza, era stata la "sorella" Fitch ad attribuire ad Aramco un margine operativo lordo (ebitda) di 224 miliardi. A furia di pompare petrolio dai pozzi sauditi, pur in una fase in cui il greggio è ben lontano dai picchi di prezzo visti qualche anno fa, la compagnia saudita riesce a generare oltre 300 milioni di profitto ogni giorno: quanto fattura in un intero anno un top club italiano di Serie A come il Milan o l'Inter.

    mohammed bin salman foto luca locatelli per il time mohammed bin salman foto luca locatelli per il time

     

    Tutte le informazioni sono preziose per il mercato, che da tempo si aspetta la quotazione di Aramco: inizialmente prevista per l'anno scorso, è stata rinviata al 2021. In realtà, in molto hanno messo in dubbio che la quotazione di Aramco vedrà mai la luce, perché nei documenti da consegnare al mercato dovrebbero mettere nero su bianco il livello delle riserve petrolifere nel sottosuolo della penisola arabica.

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    Ma anche qusto tabù è caduto. Secondo le indicazioni fornite da Fitch, la produzione totale di idrocarburi della compagnia petrolifera nel 2018 è stata in media di 13,6 milioni di barili di petrolio equivalente al giorno, compresa la produzione di gas naturale. Un dato che la pone davanti ai principali produttori globali e regionali come Abu Dhabi National Oil Company, Shell, Total e Bp. Saudi Aramco stima le sue riserve liquide a 227 miliardi di barili e le sue riserve totali di idrocarburi a 257 miliardi di barili equivalenti.

     

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    Resta poi un ulteriore fattore da considerare, agli occhi degli analisti: la capacità di generare denaro per barile prodotto. Da questo punto di vista, l'efficienza di Aramco è inferiore alle concorrenti, da ExxoMobil a Total, da Shell a Eni. Ma lo si può anche capire: non essendo quotata, non deve ancora rispondere alle logiche di chi devi confrontarsi ogni giorno con fondi che cercano investimenti sicuri, oltre che profittevoli, e fanno le pulci a come vengono gestite le aziende.

     

    MOHAMMED BIN SALMAN MOHAMMED BIN SALMAN

    La quotazione del bond, del resto, era un passo finanziariamente necessario. Rinviando la quotazione e avendo un vasto programma di investimenti e di riorganizzazione economica del regno, il principe Mohammed bin Salman doveva per forze di cose trovare un sistema alternativo di finanziamento delle casse statali. Si capisce, dall'analisi di Moody's, che il legame con il governo saudita è troppo forte per meritare l'eccellenza nel giudizio (alla fine la pagella è da A+), nonostante gli utili a pioggia. Molti dei profitti se ne vanno infatti nelle casse dello Stato, che ha incassato quasi 60 miliardi di dividendo. Aramco paga tasse al 50% del suo profitto, più gira royalty che partono dal 20% per salire, spiega Bloomberg.

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