Marco Bonarrigo per corriere.it - Estratti
sara fantini
L’unico oro azzurro della giornata, quello che nessuno si aspettava, si materializza sul prato dell’Olimpico alle 22 e 47 nel momento in cui la polacca Anita Wlodarczyk — figura leggendaria dell’atletica leggera mondiale — vede il suo martello atterrare poco sopra i 71 metri e alza le braccia in segno di resa: Sara Fantini è regina d’Europa nella specialità più tecnica e tosta dei lanci, quella dove tra le donne non avevamo mai vinto nulla.
A 27 anni, Sara che ha spiegato al Corriere come «per dedicarsi al martello come faccio io ci vuole autostima, grande autostima perché la gente ti guarda strano, perché non sarai mai una taglia 40 e perché i canoni di bellezza nello sport e nella vita sono ben altri, ma io me ne frego» conquista il primo titolo importante di una carriera lunga e piena di crisi e ripensamenti. Passata in testa al secondo lancio, superata al terzo, di nuovo davanti al quarto, sparando a 74 metri e 18 e non lontano dal primato nazionale, Sara ha messo al tappeto con freddezza assoluta Wlodarczyk, una che ha vinto tre Olimpiadi e quattro mondiali e ne riceve l’abbraccio.
sara fantini
È stata una gara meravigliosa — spiega Fantini — e frutto di un lavoro durissimo con mille problemi tecnici da risolvere in allenamento: il mio problema era tenere costante il livello per tutti i sei lanci ed esserci riuscita è un successo personale enorme. Sono fiera di me».
Passano solo undici minuti e l’oro che tutti avevamo pronosticato, quello dei 200, sfuma a 50 metri dal traguardo quando Filippo Tortu si irrigidisce e si lascia passare nella corsia esterna dal 21enne svizzero Timothé Mumenthaler, 1200esimo al mondo nel ranking della disciplina, con personale di 20”35 che qui abbassa a 20”28, stupefatto del risultato.
filippo tortu
Quello di Tortu è argento, ma un argento dal sapore amarissimo. Il vento era a favore, la concorrenza non trascendentale e il 20''41 di Pippo (che aveva corso facile facile in 20''14 il giorno prima) è davvero difficile da spiegare. Lui, bianco in volto, ci prova con la solita crudele onestà: «La semifinale non contava nulla, la finale era mia e dovevo solo prendermela: non sono stato in grado di farlo e il dispiacere è davvero enorme. I perché non li so: sono partito male e arrivato peggio e mi sembrava di zoppicare». L’argento di Tortu è il migliore risultato in carriera in un grande campionato ma per Pippo questo conta poco o nulla.
Tra la gioia contenuta di Jacobs e il dramma di Tortu, quello di formare la 4x100 che debutta oggi a pranzo diventa un lavoro complicato dall'abbondanza di talenti tra i non titolari e i problemini degli eroi di Tokyo. Filippo Di Mulo, l’artefice dell’oro giapponese, il professore capace di computare sui suoi quadernetti i mille possibili modi per combinare gli otto azzurri iscritti alla gara con le quattro frazioni previste scioglierà solo all’ultimo momento i dubbi per le batterie e la quasi scontata finale di domani. Unico elemento certo, unico titolare sicuro Marcell Jacobs che ha una voglia matta di prendersi la sua seconda frazione in entrambi i turni, certo di aver superato i crampi che l’hanno aggredito dopo la finale di sabato e affamato di competizioni.
filippo tortu
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