Da fanpage.it
"Non posso lamentarmi. Sono stato molto amato e molto odiato. Il mio perdono a tutti meno tre". Roberto Renga è morto oggi ma aveva lasciato da tempo in custodia ai suoi cari il tweet da pubblicare nel giorno del suo decesso. Una sorta di epitaffio social pensato un anno fa e messo nel cassetto, pronto per quando quel momento sarebbe arrivato. Lottava da tempo con un brutto male che se l'è portato via a 76 anni.
roberto renga
Tre frasi semplici, dirette, per raccogliere una vita e una carriera. Inviato per ben sette mondiali, altrettante edizioni degli Europei, due Coppe d’Africa, una Coppa America, i Giochi Olimpici in Australia. Poche parole per sintetizzare tutta una vita che trovano conferma e spiegazione in un altro post del figlio, Francesco. "Papà ci ha lasciati nel pomeriggio di oggi. Il suo ultimo tweet è postumo, pensato un anno fa. Data e luogo dei funerali saranno comunicati nella giornata di domani".
Giornalista, appassionato di sport e di calcio. Volto popolare della TV, voce che in radio ha alimentato dibattiti alla sua maniera, in punta di penna e di (lingua) polemica mai fine a se stessa. Le colonne de Il Messaggero sono state la sua tribuna scoperta, il luogo dove parlare/ragionare/riflettere con dovizia di particolari. Le pagine dei libri hanno alimentato la fantasia, l'abilità e l'originalità dello scrittore. Tra questi il ricordo va in particolare a ‘Una storia nazionale. Quattro stelle, qualche flop. Un secolo d'Italia in azzurro' e ‘La partita del diavolo' editato insieme a Chiara Bottini. Un titolo che diceva (e dice) tutto e introduceva la narrazione della tragedia dell'Heysel.
roberto renga
Toccante il ricordo di Antonello Valentini, ex capo ufficio stampa della Nazionale e poi direttore generale della FIGC: "L’ho sentito fino a qualche giorno fa, la notizia della sua scomparsa mi travolge e mi emoziona molto.
In un giornalismo sempre più codino e compiacente, mancheranno il suo rigore professionale, la caccia alla notizia, la difesa delle proprie idee, la capacità di confrontarsi senza scorciatoie e convenienze. E senza riserve mentali. Ciao Roberto, con te se ne va anche un pezzo della storia della Nazionale italiana e quindi della storia professionale che abbiamo condiviso per qualche decennio".