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    SE NON MI SCOPI, TI MOLLO – UN 37ENNE DI VELLETRI È STATO CONDANNATO A DOVER DARE L'ASSEGNO DI MANTENIMENTO ALLA MOGLIE E A SOSTENERE TUTTE LE SPESE DI LITE DOPO CHE LEI HA DECISO DI SEPARARSI: LA DONNA HA RACCONTATO CHE IL MARITO NON ERA ABBASTANZA AFFETTUOSO, SI RIFIUTAVA DI TROMBARE E FARLE LE COCCOLE, RIFUGIANDOSI IN UNO STATO DI “ISOLAZIONISMO AFFETTIVO” – MA L’UOMO SI È DIFESO DESCRIVENDO LE CONTINUE LITI CHE…


     
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    Estratto dell’articolo di Luca Brugnara, Raffaella Di Claudio per “il Messaggero”

     

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    Matrimonio finito? Tutta colpa del marito che non fa le coccole alla moglie, rifugiandosi in uno stato di «isolazionismo affettivo». Per questa ragione, il collegio dei giudici del Tribunale di Velletri ha condannato un 37enne reatino che oltre a dover erogare l'assegno di mantenimento alla moglie (di qualche anno più grande di lui) dovrà anche a sostenere tutte le spese di lite, quantificate in 7.600.

     

    I coniugi, a detta del marito, litigavano dalla mattina alla sera, rendendo impossibile ogni tipo di esternazione affettuosa o di contatto fisico, ma secondo i giudici «l'atteggiamento inerte del marito che ha preferito isolarsi rispetto alle esigenze di coppia non appare rispettoso dei doveri nascenti dal matrimonio».

     

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    […] Tutto ha avuto inizio nel 2018, quando la donna, alla luce di una perdurante crisi coniugale, aveva deciso di presentare ricorso per chiedere la separazione dal marito, sposato quattro anni prima, nel 2014, e dal quale non aveva avuto figli, volendo addebitare a lui ogni colpa della fine del loro matrimonio. Secondo la versione della donna, nel 2016, a distanza quindi di due anni dall'unione formale, dopo esserle stata riconosciuta una invalidità, sarebbero iniziate le difficoltà, sfociate in un lento e costante deterioramento del rapporto.

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    Sempre in base a quanto dichiarato dalla donna, «i continui ed ingiustificati rifiuti di intrattenere rapporti affettivi e sessuali, nonché la mancanza di qualsivoglia attenzione nei confronti della moglie, rendevano intollerabile la prosecuzione della convivenza». Ad avviso della moglie (difesa dall'avvocato Emiliano Rosalia), le responsabilità erano da ascrivere unicamente al compagno. Completamente opposta, invece, la versione dell'uomo.

     

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    Secondo il trentasettenne, infatti, «il matrimonio è stato connotato da una condizione di conflittualità, a causa del comportamento ossessivo ed oppressivo» della compagna, che aveva causato un «clima familiare teso e che i reiterati litigi avevano portato ad una lenta disgregazione della vita coniugale, tanto da rendere impossibile anche l'intimità della coppia». […] avanti, in salute e in malattia, nella gioia e nel dolore finché "isolazionismo" non ci separi.

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