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    SE NON SUORA, QUANDO? – OLTRE QUARANTA RELIGIOSE DA TUTTO IL MONDO SI INCONTRANO A ROMA PER IMPARARE A DIVENTARE INFLUENCER NEL MEETING ORGANIZZATO DALL'UNIONE DELLE SUPERIORE MAGGIORI D'ITALIA – ALLE SUORINE SARÀ INSEGNATA LA COMUNICAZIONE ONLINE, LE “OPPORTUNITÀ DI PARTECIPAZIONE, DI RACCONTO E DI RAPPRESENTAZIONE” DEI SOCIAL, MA ANCHE COME REALIZZARE MEME, VIDEO E PODCAST…


     
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    Domenico Agasso per “la Stampa”

     

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    Con il telefonino connesso e il caricabatterie nello zaino, quaranta suore «youtuber» sono arrivate a Roma da tutto il mondo - Polonia, Burkina Faso, India, Kenia, Filippine, Brasile - dopo essersi iscritte al laboratorio «Pratiche e formati della comunicazione digitale per la vita religiosa». Sono aspiranti influencer della fede e sono andate a scuola di social network.

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    «Suore online. O meglio "onlife"», affermano i promotori del corso, «per usare il termine coniato dal filosofo Luciano Floridi che indica l'attuale condizione sociale caratterizzata dalla fusione tra mondo fisico e mondo virtuale». Il meeting è stato organizzato nei giorni scorsi dall'Unione delle Superiore Maggiori d'Italia (Usmi), cioè le responsabili degli istituti religiosi femminili. 

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    Teoria e pratica si sono alternate nel seminario condotto da Massimiliano Padula, docente dell'Istituto Pastorale della Pontificia Università Lateranense, Marco Calvarese, giornalista del Sir, e da don Domenico Bruno, podcaster. Ogni suora è una formatrice di postulanti (novizie e juniores, ossia di coloro che aspirano o si apprestano a entrare in un ordine religioso) e attraverso il corso si è cimentata nella produzione video, audio e condivisione sui social network.

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    Padula spiega che «siamo partiti da una logica sinodale: le abbiamo ascoltate invitandole a compilare un questionario in cui chiedevamo di spiegarci il motivo dell'interesse e le aspettative. Abbiamo quindi modulato la nostra proposta sulle loro speranze che possono essere sintetizzate in questa espressione: "Imparare a capire e a fare"». 

     

    L'obiettivo non è rendere le religiose «soltanto suore youtuber o influencer, ma anche consapevoli che, nell'attuale scenario digitale, le opportunità di partecipazione, di racconto e di rappresentazione sono tantissime. Ancora di più se chi racconta è una donna che ha donato la sua vita a Gesù e può trasmetterne in modo autentico gli insegnamenti». 

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    Padula evidenzia come la risposta sia andata «oltre ogni aspettativa», arrivando anche a superare certi tabù o timori verso la galassia del web: le consacrate «hanno ascoltato e lavorato con entusiasmo e curiosità riuscendo anche a ribaltare una certa visione che percepisce l'universo digitale come un luogo ambiguo e oscuro. Hanno, cioè, compreso che il loro protagonismo, la possibilità di poter comunicarsi e comunicare il proprio carisma può colorare di verità e di bellezza uno spazio che ormai fa parte di noi».

     

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    Anche per questo «abbiamo scelto come unico strumento di lavoro lo smartphone, perché è un device che accompagna la nostre esistenze e che possiamo usare con facilità». Suor Paola Fosson è Figlia di San Paolo, valdostana di origine, vive a Roma. Per l'Usmi coordina le attività di comunicazione nelle quali rientra anche questa iniziativa, nata «dalla consapevolezza che noi religiose non viviamo fuori dal mondo. Siamo chiamate a una sequela di Cristo, a una vita di preghiera, a un'azione apostolica, a una vita contemplativa, da compiersi pienamente dentro l'umanità e la società: oggi sono orientate dalle logiche digitali che viviamo nel quotidiano, ma spesso non capiamo fino in fondo».

     

    Alessandra Zanin è una religiosa delle Sorelle della Misericordia di Verona. È convinta che vietare l'uso dello smartphone «non sia il modo più idoneo per educare a un adeguato uso. È fondamentale, invece, accompagnare tutte le suore, in modo particolare quelle in formazione, fornendo loro dei criteri che le aiutino a mettersi in relazione con i giovani in modo adeguato e perché l'uso di questi mezzi sia sempre ispirato dal Vangelo e sia confacente ai nostri valori e alla nostra missione».

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    Barbara Danesi, delle suore francescane elisabettine, ritiene necessario «andare oltre la logica che tende a riempirci di teoria e iniziare a imparare a fare». Comunicare il Vangelo con un video o attraverso un podcast «ci dà nuove opportunità di incontrare i giovani, desiderosi di vivere la fede anche attraverso gli spazi e i tempi del digitale». 

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    Sylvie Yoaga viene dal Burkina Faso e appartiene alla grande famiglia religiosa camilliana (Figlie di San Camillo): con le sue compagne di «classe» ha sconfitto «un iniziale scetticismo nei confronti dei social network. Ho capito che il digitale non è un mondo da cui guardarsi, ma da vivere con consapevolezza e competenza». Imparare a realizzare un meme, un video, un podcast «ha significato interiorizzare linguaggi nuovi per diffondere il messaggio cristiano. Non abbondando, però, mai il senso del limite».

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