Paolo Tomaselli per il "Corriere della Sera"
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La notte di Leverkusen è troppo piccola per potersi prendere chissà quali rivincite, però da qualche parte bisogna pur (ri)cominciare.
La Juventus è già sicura del primo posto e se l' è guadagnato in modo convincente.
Ci sarebbero i presupposti per lasciar sognare il Bayer, che è a un punto dall' Atletico Madrid e sogna il folle sorpasso sulla squadra di Simeone. Ma dopo la sconfitta di Roma contro la Lazio, Sarri vuole un segnale deciso.
«La prima volta che mi hanno contatto i dirigenti della Juve - racconta il tecnico bianconero, con quella che sembra una critica alla gestione tecnica precedente - ho chiesto come mai dopo aver vinto l' ultimo scudetto aveva fatto solo 3 punti nelle ultime 5, perché se fosse stato per la vittoria già ottenuta sarebbe stato un brutto segnale per la mentalità. Noi abbiamo la fortuna e il privilegio di giocare in Champions: va onorata sempre e mi aspetto una risposta seria e importante sul nostro livello di mentalità.
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Non ci sono partite che non contano, dobbiamo mettercelo in testa. E poi sono a 21 gare senza sconfitta in Europa, ho letto che il record è 22: se perdono li ammazzo...».
In realtà il primato è di 25 e appartiene al Manchester United di Ferguson, ma poco cambia: anche con il turnover, la Juve deve tornare a unire la prestazione vista nel primo tempo con la Lazio al risultato. De Ligt non è convocato. Il rilancio di chi finora ha giocato poco o nulla, come Buffon, Demiral, Rugani, Rabiot può contribuire a aumentare le motivazioni, ma porta con sé altri rischi.
Come ha dimostrato l' erroraccio del portiere col Sassuolo: Buffon torna in Europa dopo l' eliminazione del Psg contro lo United anche a causa di un suo errore. E soprattutto dopo la terribile notte del Bernabeu, quella dell' espulsione per il rigore fatale, dell' arbitro Oliver «con il bidone dell' immondizia al posto del cuore» e della relativa squalifica di tre giornate.
Lo scenario per Gigione adesso è tutto diverso, ma per la Juve mica tanto, considerato le frasi di Chiellini («Il Real l' anno scorso rubò il Pallone d' oro a Ronaldo») e addirittura del direttore dell' area sportiva, Paratici: «Si sa che certi club sono più pesanti a livello internazionale».
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Lunedì c' è il sorteggio e il Real sarà una possibile avversaria, ma Sarri pensa a sistemare i problemi attuali: «Sappiamo dove migliorare. La scintilla? Dipende da tanti fattori, bisogna metterci del nostro per trovare gusto nel palleggio e nel possesso palla. Ben sapendo che tutto va fatto alla giusta velocità, per essere padroni della partita. Sono tutte cose che presuppongono un cambio del modo di pensare e non sono né automatiche né di breve periodo. Ma nel primo tempo di Roma mi riconoscevo molto nella mia squadra».
A metà del guado e nel pieno di una disputa ideologica tra il vecchio e il nuovo, una cosa sembra certa: indietro non si torna.
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