Estratto dell’articolo di Giusy Franzese per “Il Messaggero”
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Fino a un po' di anni fa trovare una colf o una badante italiana era quasi un miracolo. Sotto i 40 anni poi neanche a parlarne. Andare a servizio, come si diceva un tempo, era diventata quasi una vergogna. Il Covid ha rivoluzionato anche questo. Nel 2021 oltre ventimila giovani italiani non ancora trentenni, per la stragrande maggioranza donne (83%), hanno accettato di lavorare come collaboratori domestici o come aiuto per gli anziani. Dieci anni fa, nel 2012, non arrivavano a 14.000.
Lo evidenzia il IV Rapporto annuale sul lavoro domestico, curato dall'Osservatorio Domina. Il balzo (+41% rispetto al 2012) è avvenuto proprio nel 2020, quando con il Covid che imperversava lavorare in un ambiente protetto è diventato un vantaggio. Soprattutto - secondo i curatori del rapporto - è cambiato il modo di pensare: ora il lavoro domestico non è più l'ultima spiaggia, ma «un nuovo modo per entrare nel mondo del lavoro».
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IL PASSAGGIO Visto il numero di ore settimanali impegnate e le retribuzioni medie l'approccio sembra essere: inizio a guadagnare qualcosa in attesa di un'occupazione diversa. La conferma viene da due dati: il 56% lavora meno di 19 ore a settimana (soltanto il 9% lavora almeno 35 ore a settimana); per la metà di questi giovani la durata del contratto non supera i 6 mesi. E così la retribuzione media annuale si aggira attorno ai 3.600 euro, solo il 6% supera i 10 mila euro.
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