Marco Bresolin per “la Stampa”
Viktor Orban, primo ministro Ungheria
Stop all'immigrazione. Difesa delle radici cristiane. No al miscuglio delle razze. Basta con la follia gender. Recupero della sovranità. Fin qui i punti-cardine del discorso di Viktor Orban alla Tusvanyos Summer Open University in Romania potrebbero essere il manifesto politico per il rilancio dell'internazionale sovranista, l'ossimoro inseguito per anni dai partiti euroscettici ed eurocritici nei quattro angoli del Vecchio Continente per contrastare «lo strapotere dei burocrati di Bruxelles».
viktor orban incontra matteo salvini a roma
Ma con la guerra in Ucraina le cose sono cambiate. Il premier ungherese dice no all'invio di armi a Kiev e basta alle sanzioni alla Russia. Vuole che l'Occidente «non si schieri dalla parte dell'Ucraina, ma che sia super partes», esattamente il contrario di ciò che dicono i suoi ormai ex alleati di Polonia e Repubblica Ceca che con lui avevano condiviso le battaglie nazionaliste ai tavoli Ue.
VIKTOR ORBAN GIORGIA MELONI
In Italia, Orban ha sempre suscitato un certo fascino su tutti i tre principali partiti del centrodestra che si presenteranno compatti alle elezioni del 25 settembre, ma la linea politica europea inseguita dagli orbanisti alle vongole, almeno in partenza, va in tre diverse direzioni. E non è ancora chiaro quale di queste prevarrà.
«Un governo M5S-Lega? Sono un ragazzo all'antica, sono leale. In Italia ho un solo grande amico e si chiama Silvio Berlusconi». Era il 16 maggio del 2018, in Italia si discuteva dei contenuti anti-euro della prima bozza del "governo del cambiamento" e a Sofia, a margine della riunione dei leader del Ppe, Viktor Orban rispondeva così a chi gli chiedeva un parere sul nascituro governo gialloverde. Il suo partito, Fidesz, ha sempre avuto un rapporto particolare con Forza Italia, frutto dello stretto legame tra i due leader.
berlusconi orban
Basti pensare che Forza Italia ha cercato fino all'ultimo di ricucire i rapporti tra gli ungheresi e i vertici del Ppe, che si sono rotti definitivamente nel marzo dello scorso anno dopo che Orban è stato di fatto messo alla porta.
Forza Italia ora è saldamente nel Ppe, il primo partito all'Europarlamento (ma non al Consiglio europeo), quello di cui fa parte anche Ursula von der Leyen. Con l'uscita di Orban, e su spinta dei partiti nordici, i popolari hanno cercato di tagliare i ponti con i sovranisti e di spazzare via le proprie ambiguità interne.
VIKTOR ORBAN JAROSLAW KACZYNSKI
Ora che il centrodestra italiano potrebbe tornare al governo, è naturale che il Ppe auspichi la prevalenza della linea di Forza Italia. Anche se pure al numero 10 della rue du Commerce a Bruxelles, nel quartier generale del partito, sanno benissimo che quello di Berlusconi sarà con ogni probabilità il junior partner della coalizione.
E lo sa pure Orban - uno che predica costantemente l'importanza dei valori, ma razzola inseguendo sempre i propri interessi -, visto che negli ultimi anni ha di fatto scaricato Forza Italia. Con l'intensificarsi dello scontro con i popolari, il leader ungherese ha lavorato dietro le quinte per costruirsi una rete europea fuori dal Ppe. Un progetto che puntava a unire le formazioni sovraniste di "Identità e Democrazia" con quelle iscritte al partito dei "Conservatori e Riformisti europei".
GIORGIA MELONI JAROSLAW KACZYNSKI
Da una parte la Lega di Matteo Salvini e il Rassemblement National di Marine Le Pen, dall'altra Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni e Diritto e Giustizia di Jaroslaw Kaczynski. Entrambi i leader italiani si sono fatti corteggiare e hanno corteggiato Orban. Entrambi sono volati a Budapest per la photo opportunity di rito sulle rive del Danubio.
Ma proprio la rivalità tra Salvini e Meloni è stata uno dei principali ostacoli al progetto del grande gruppo sovranista, soprattutto per volere della seconda che già si stava costruendo una solida casa in Europa grazie anche all'intenso lavoro sottotraccia di Raffaele Fitto.
viktor orban incontra matteo salvini a roma
L'altro ostacolo principale era invece rappresentato dalle ambiguità nei rapporti dei potenziali partner di coalizione con la Russia. L'invasione in Ucraina ha spazzato via queste ambiguità, visto che lo schieramento sul conflitto ha creato una frattura profondissima tra il governo polacco di Mateusz Morawiecki - perfettamente allineato con la posizione Ue - e quello ungherese guidato da Orban. Stop all'immigrazione. Difesa delle radici cristiane. No al miscuglio delle razze. Basta con la follia gender. Recupero della sovranità.
putin orban
Matteo Salvini e Giorgia Meloni sono d'accordo con Orban. Che però sta vivendo una fase di profondo isolamento, senza più un gruppo al Parlamento Ue e senza più alleati al tavolo del Consiglio europeo. Il leader della Lega può offrirgli la sua compagnia nella battaglia contro "lo strapotere di Bruxelles".
La leader di Fratelli d'Italia anche, ma non può certo sposare la posizione ungherese sull'invasione russa. Ed è quindi facile immaginare che da qui al 25 settembre non sgomiterà affatto per volare a Budapest alla corte del leader magiaro. Resta da capire se sotto la cenere del conflitto ucraino potranno ricomporsi i pezzi dell'internazionale sovranista. E se l'Italia - uno dei Paesi fondatori dell'Unione europea, quello con il secondo debito più alto dell'Eurozona - potrà permettersi di farne parte.
giorgia meloni e viktor orban berlusconi orban giorgia meloni con viktor orban MATTEO SALVINI SI CONGRATULA CON ORBAN PER LA VITTORIA ALLE ELEZIONI