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Da www.gds.it
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«Nelle mie canzoni predicherò la pace, tranne con la mafia, con lei sarò sempre in guerra»: è il verso di una delle canzoni di Sebastiano Vitale, poliziotto ma anche rapper che combatte la criminalità sia con la divisa che indossa che con i testi delle sue canzoni. Il 32enne, palermitano, in arte Revman, è stato ospite stamattina nel salotto della trasmissione "I fatti vostri", condotta dal giornalista pure lui palermitano Salvo Sottile.
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L'agente-rapper ha seguito le orme del padre, anche lui poliziotto. Una passione, quella per la divisa, che gli è entrata dentro e non l'ha più lasciato, dopo che papà Salvatore ha aiutato una donna che si trovava in piazza San Pietro, a Roma, che doveva partorire urgentemente. Adesso anche lui fa il poliziotto a Milano, ma nel tempo libero si dedica alla sua grande passione, la musica. «Sono stato poliziotto ancora prima di diventarlo - racconta il cantante su Rai due -. Avere un padre in polizia ti trasmette i giusti valori. Ho iniziato con la break-dance giravo come una trottola e per questo mi chiamavano Rivoltella. Da qui il mio nome d'arte Revman».
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Nelle sue canzoni, Sebastiano Vitale, al contrario di molti altri rapper, trasferisce il desiderio di legalità, con attacchi duri alla mafia, agli spacciatori e agli estortori.
«La musica rap è una musica di denuncia e riscatto - spiega il cantante -. Spesso in Italia viene interpretata in un'altra maniera. Ma in realtà nasce in America perché i rapper volevano uscire dal ghetto. Qui da noi, invece, i trapper esaltano il mondo criminale. Voglio mostrare ai giovani un altro modo di interpretare questo genere musicale al servizio della legalità e della giustizia. La potenza comunicativa del rap cattura e questo può essere pericoloso. Attraverso i miei brani - conclude il poliziotto - cerco di avvicinarli al rispetto reciproco e ai giusti valori».
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Revman canta contro la guerra, contro chi fa violenza nei confronti delle donne e contro gli omofobi. In uno dei suoi video due giovani omosessuali si danno la mano avvolti nelle bandiere Russe e Ucraine.
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Sebastiano Vitale, oltre ad essere un poliziotto rapper, è figlio di una donna al centro di una vicenda singolare, Caterina Malizia. È "la bambina con il pallone" raffigurata in una delle foto simbolo della fotografa Letizia Battaglia: «Era l’estate del 1980, quando nei pressi della Cala di Palermo una bambina di 9 anni stava giocando con un pallone - racconta con non poca emozione il poliziotto -. Letizia Battaglia, una delle più grandi fotografe italiane, aveva da poco finito di pranzare in una trattoria e fu affascinata da quella bambina.
La bambina con il pallone di letizia battaglia
Così realizzò quella foto che divenne “La bambina con il pallone”». La piccola Caterina restò soltanto un volto impresso in una foto iconica per 38 anni, finché Letizia Battaglia non riuscì a incontrarla e a fotografarla di nuovo nello spesso punto, davanti allo stesso portone. Lei, Caterina, ha sempre ringraziato Letizia Battaglia in cuor suo e in quell'occasione potè farlo di persona. Sette mesi fa, quando la fotografa è morta, Caterina Malizia ha voluto partecipare con la città intera alla cerimonia di addio, lì in quella camera ardente allestita nell'atrio di Palazzo delle Aquile, dove accanto alla bara campeggiava la gigantografia di una sola foto della grande artista: quella foto, la bambina con il pallone.
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