1 - INCUBO FUKUSHIMA
Paolo Salom per il “Corriere della Sera”
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Sei anni dopo, a Fukushima, l'incubo continua e il lieto fine è ancora molto lontano. La centrale nucleare devastata dal terremoto-tsunami dell' 11 marzo 2011, fa sapere la Tepco, la società proprietaria, continua a emettere radiazioni a livelli drammaticamente pericolosi, sebbene non nell' atmosfera.
Una telecamera ha filmato l'interno del reattore numero 2 trasmettendo, oltre a immagini di rovina, un dato estremamente preoccupante: le particelle emesse in quel punto raggiungono i 530 sievert l'ora, una quantità sufficiente per uccidere un essere vivente in pochi minuti. La precedente rilevazione, nello stesso punto e cioè all' interno del vascello di contenimento, aveva riportato 73 sievert (comunque letali: una persona esposta a un sievert per un'ora rischia la morte).
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Inoltre, dal filmato registrato prima che la telecamera si rompesse si è scoperto un buco di due metri e tracce di materia nera solida, probabilmente combustibile ormai esausto, alla base della struttura. «Un livello così alto di radiazioni, se la misurazione è esatta, sta a indicare che il materiale fuso in seguito all' incidente non è lontano e, soprattutto, non è immerso nell' acqua», ha spiegato alla tv pubblica Nhk Hiroshi Miyano, docente all'Università Hosei e a capo di una commissione di studio sullo smantellamento della centrale giapponese.
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Un tecnico della Tepco, interpellato da una fonte del Corriere (entrambi hanno chiesto l'anonimato, a dimostrazione della difficoltà del momento), suggerisce uno scenario gravissimo: «Il foro è il risultato della fusione del nocciolo. E sta a significare che il materiale radioattivo ha la possibilità, se ancora attivo, di tracimare nell' ambiente».
Insomma, un ipotetico scenario da «Sindrome cinese», con l'uranio che «scioglie» qualunque ostacolo cerchi di trattenerlo, sprofondando nella roccia sottostante e inquinando irrimediabilmente - almeno nei tempi umani - l'ambiente naturale.
Fukushima
Tatsuhiro Yamagishi, portavoce ufficiale della Tepco, parlando con l'Afp , propone una visione meno catastrofica. Quel foro che ha fatto sprofondare una grata metallica alla base della vasca di contenimento, spiega, «può essere stato causato dalla caduta di materiale fuso. Ma a questo stadio possiamo solo fare ipotesi».
Peraltro, tecnici e politici giudicano un «passo essenziale» l'aver identificato per la prima volta dal 2011 tracce di combustibile esausto in uno dei reattori danneggiati. Finora, proprio a causa delle forti radiazioni, tutti i robot inviati alla ricerca delle barre di uranio si erano rotti prima di riuscire a dare qualche risposta.
La centrale nucleare di Fukushima dopo lo tsunami
Tuttavia, i 530 sievert misurati nel reattore numero 2 - il più devastato - non permetteranno ispezioni superiori alle due ore prima della distruzione dei circuiti a causa delle emissioni. Dunque, la realtà è questa, confermata anche dal governo di Tokyo: i tempi si allungano (Tepco prevede che i lavori di bonifica delle scorie non cominceranno prima del 2021 per concludersi dopo almeno 40-50 anni, ma Greenpeace contesta: «Tecnicamente improbabile») e i costi lievitano, fino alla cifra di 170 miliardi di euro.
«Avere un' idea della situazione all' interno dei reattori - ha detto il ministro dell' Economia Hiroshige Seko - è un primo passo nella giusta direzione. Metteremo a disposizione di questa impresa tutte le risorse umane, scientifiche e tecnologiche a disposizione».
La centrale nucleare di Fukushima dopo lo tsunami
Basteranno? Dal disastro di Chernobyl (1986), l' incidente di Fukushima si sta dimostrando di gran lunga il peggiore della storia dell' energia dall' atomo. Tre (su sei) i reattori coinvolti. Tutti, a detta degli esperti, hanno sofferto un qualche tipo di fusione. A parte il numero 2, negli altri vascelli la presenza di materiale fuso non è stata ancora localizzata.
A marzo nuovi robot tenteranno di entrare nei reattori per trovare resti di uranio a sei anni esatti da quando lo tsunami, con onde alte dieci metri, ha provocato quello che in teoria non sarebbe mai dovuto accadere. «Abbiamo paura - dicono dal Giappone - perché la verità, ogni giorno che passa, appare peggiore della più terribile delle fantasie».
Centrale di Fukushima
2 - ABBIAMO LA PROVA CHE L’INCIDENTE E’ ANCORA IN CORSO
Giovanni Caprara per il “Corriere della Sera”
«La scoperta del foro di due metri nella griglia sottostante il contenitore del reattore n. 2 di Fukushima Daiichi e il livello di radioattività misurato in quel preciso punto e superiore ai valori del 2011 dimostrano che l' incidente è ancora in corso e non si è esaurito», spiega Valerio Rossi Albertini fisico nucleare dell' Istituto di struttura dei materiali del Cnr.
il reattore fukushima
Il grande foro si è creato come conseguenza della fusione del nocciolo di uranio innescata dall' incidente dell' 11 marzo 2011. Le elevate temperature superiori ai 2.000 gradi centigradi che si erano sviluppate hanno forato il contenitore del reattore, il vessel, lasciando uscire svariati materiali fusi i quali, cadendo, hanno sprofondato la griglia.
La centrale di Fukushima prima del disastro
Su di essa, inoltre, vi sono dei depositi di una massa solida nera, traccia appunto dei materiali usciti. Qui la sonda adoperata dalla società Tepco per esplorare la situazione creatasi nel reattore ha misurato 530 sievert/ora mentre dopo l' incidente causato dallo tsunami era di 73 sievert. Nemmeno dei robot possono sopravvivere in una condizione a così alta radioattività perché i circuiti saltano e l' indagine è stata in questo caso effettuata attraverso una sonda passiva.
Fukushima
«Ora - prosegue lo scienziato del Cnr - anche se è improbabile, non si può escludere l' ipotesi estrema che il processo di fusione possa essere ancora in corso. Intanto resta difficile stabilire se la struttura del vessel abbia ceduto come conseguenza della fusione del nocciolo o per un cedimento provocato dal terremoto e dal successivo tsunami». Il disastro di Fukushima era stato classificato al grado settimo, il massimo della Scala Ines stabilita dall' Agenzia internazionale per l' energia atomica (Aiea) per valutare le conseguenze di un incidente.
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A Fukushima ci sono state solo inizialmente delle emissioni di vapori radioattivi che hanno provocato l' evacuazione degli abitanti in un raggio di venti chilometri. Da allora si lavora per contenere e bloccare ogni possibile pericolo. «Le radiazioni misurate nell' area della griglia sfondata costringeranno ad adottare schermature ben più consistenti rispetto ai piani finora messi in atto. Restano tuttavia ancora incerte le condizioni per quanto riguarda le contaminazioni del territorio che non derivano dal reattore ma semmai dalle operazioni di raffreddamento degli impianti sempre necessarie mobilitando grandi quantità di acqua».
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